Gioie e dolori. Berrettini c'è, Sinner no ma ci sarà (Crivelli - Cocchi)

Rassegna stampa

Gioie e dolori. Berrettini c’è, Sinner no ma ci sarà (Crivelli – Cocchi)

La rassegna stampa di giovedì 3 settembre 2020

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Gioie e dolori. Berrettini c’è, Sinner no ma ci sarà (Riccardo Crivelli – Federica Cocchi, Gazzetta dello Sport)

Berrettini, chi era costui? Un anno fa, il chiassoso pubblico newyorkese si domandava da dove arrivasse quel ragazzone moro capace di spingersi fino alle semifinali e di rimanere per un’ora e più a contatto con Nadal, che poi il torneo lo avrebbe vinto. Questa volta il pubblico, causa imprevedibile e drammatica pandemia, non affolla le tribune e non si tratta dell’unico cambiamento rilevante: Matteo, infatti, è allo Slam americano investito della testa di serie numero 6, quindi nella crema dei favoriti, e dopo il primo turno rimane (non ce ne voglia l’eroico Caruso) l’unico vessillo d’Italia, perché le speranze di Sinner si sono arenate per un crac alla schiena che però non preoccupa. Sotto pressione Berretto al primo turno incrociava Go Soeda, non esattamente un fenomeno (119 Atp ed ex allievo di Sanguinetti), ma un conto è affrontare gli Us Open da outsider e un’altro da top player acclarato. E infatti nel primo set, un po’ schiacciato dalle attese, Matteo si è trovato invischiato in un pericoloso tie break nel quale si è ritrovato sotto 5-3. Aiutato da un doppio fallo del giapponese, ha infilato quattro punti consecutivi e da lì non c’è stata più partita: «Ho giocato bene i punti decisivi e ho acquisito fiducia, alla fine ero un po’ stanco ma sono contento del mio livello attuale». […] Numeri che confortano in vista di un secondo turno frizzante contro il francesino Humbert, 42 Atp: «Nell’unico precedente al Challenger di Brest del 2017 – racconta Berettini – mi ha dato una sveglia tremenda: è mancino, gioca aggressivo e non ti dà ritmo, dovrò stare attento». Da casa, coach Santopadre ha comunque apprezzato la prima uscita del pupillo: «Ormai deve gestire la pressione di essere un giocatore di alto livello, il problema è che quest’anno gli mancano un po’ di partite e a lui servono per prendere ritmo. Ma è tranquillo, abbiamo fatto un buon lavoro negli ultimi mesi e anche i dubbi che aveva sul viaggio in America sono svaniti: mi ha detto che la situazione è assolutamente sotto controllo e che il protocollo è rigorosissimo». Torna subito a casa invece Jannik Sinner. Il campione Next Gen dopo il k.o. con Khachanov ha dormito poco. I crampi che gli hanno impedito di vincere una partita che aveva in pugno non lo hanno abbandonato neanche di notte: «L’ho trattato dopo la partita – ha detto il fisioterapista del team Claudio Zimaglia – e aveva ancora crampi alla coscia sinistra. Non è nulla di grave, ci vorrà qualche giorno per recuperare in pieno e sbollire la delusione. Lo aspettano i tornei sulla terra, più pesanti fisicamente, e lui dovrà essere pronto». […] Questa mattina Sinner arriva alla Malpensa, poi via a Bordighera dove lo aspetta coach Piatti, che comunque lo applaude: «Se vuole diventare grande, deve imparare a soffrire». Lezione numero uno.

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