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Reading: Il coach di Andy Murray: “La quarantena forzata è un disastro per i giocatori”
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Australian OpenIntervisteRubriche

Il coach di Andy Murray: “La quarantena forzata è un disastro per i giocatori”

Secondo Matt Little, i tennisti che per due settimane non metteranno il naso fuori dalla loro stanza correranno dei rischi. "Il servizio è un colpo rischioso. Dovranno lavorare sull'agilità anche in camera d'albergo"

Last updated: 27/01/2021 9:09
By Antonio Ortu Published 23/01/2021
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6 Min Read
Andy Murray - Finali Coppa Davis 2019 (via Twitter, @DavisCupFinals)

L’esperienza della quarantena ha toccato milioni di persone da un anno a questa parte. Il tema è il centro di un dibattito che riguarda i 72 giocatori costretti, una volta arrivati in Australia con tampone negativo, a stare in isolamento perché ritenuti tra i “contatti stretti” di persone con cui hanno volato, poi risultate positive al coronavirus.

Come detto, i tennisti devono fare (e stanno facendo) la loro parte nella lotta al virus, come ogni altro cittadino del mondo. Ciò che fa discutere è il rischio che i 72 sfortunati dovranno correre: arriveranno fisicamente impreparati a un torneo probante com’è l’Australian Open e si esporranno a infortuni (anche seri). Nei 7-10 giorni che precedono lo Slam, riprenderanno gli allenamenti sul campo e giocheranno un torneo di preparazione (sempre a Melbourne), ma potrebbe non bastare.

La situazione preoccupa anche il coach del team di Andy Murray, Matt Little, che da tredici anni si occupa del lavoro di potenziamento fisico del campione scozzese. Murray purtroppo è risultato positivo al tampone prima di salire sull’aereo per Melbourne e non potrà raggiungere la città in tempo per giocare l’Australian Open. “Il fisico dei giocatori di tennis d’élite funziona al contrario rispetto a tutti noi” ha detto nel corso di una chiacchierata con Metro.com. “Noi abbiamo dolori ai muscoli e ci irrigidiamo quando iniziamo a fare un po’ di esercizio, mentre loro hanno rigidità e dolore ai muscoli quando smettono di fare esercizio. È un po’ come il caso di un’auto sportiva che non si usa. Inizia a ingolfarsi. Questo accade perché i loro corpi sono così finemente regolati e si sono allenati così tanto per questi eventi, che in realtà se smettono di muoversi e interrompono la routine, allora possono sorgere tanti problemi. Questo scenario per loro è un disastro“.

Che tipo di problemi, nello specifico? “Recupereranno la maggior parte dei meccanismi tattici e di gioco, ma ciò che è pericoloso è l’esposizione del corpo a un’attività così esplosiva dopo due settimane di stop. Se non lo provi per alcune settimane, il servizio è un colpo rischioso. Spero di sbagliarmi, ma mi aspetterei molte spalle doloranti. Anche se lo fanno da posizione inginocchiata, è importante provarlo ed esporre la spalla a quella velocità di movimento. La maggior parte dei giocatori scaglierà 30-40 servizi in un set, che significano circa 150 servizi in un match maschile che dura 5 set. Tutti movimenti ad alta velocità che fanno lavorare molto la spalla. Vedendo tennisti che tornano in campo dopo una sola settimana di riposo, le spalle impiegano un’eternità per riabituarsi a quell’azione. Tutto ciò è causato dalla decelerazione del braccio: dopo aver colpito la palla, con un movimento molto rapido, bisogna rallentare il braccio e questo è il compito dei piccoli muscoli dietro l’articolazione della spalla. Devono tirare forte per farlo e perciò si irritano e causano problemi se non è un movimento abituale“.

Pablo Cuevas has found a way to practice all day long when in Melbourne

(🎥 @PabloCuevas22) pic.twitter.com/brXhaooBAM

— We Are Tennis (@WeAreTennis) January 17, 2021

Nelle stanze d’albergo (in alcuni casi spaziose, in altri molto meno) i tennisti che non possono andare in palestra o ai campi stanno provando a usare l’ingegno per tenersi in forma. C’è chi ha piazzato il materasso contro il muro per tirare qualche rovescio, chi sul pavimento architetta dei piccoli percorsi e chi usa l’arredamento per fare gli esercizi. Il torneo ha anche fornito loro l’attrezzatura necessaria per allenarsi, ma secondo Little, questo potrebbe non bastare: “Ci si deve muovere il più possibile. È importante fare un po’ di spazio e lavorare sull’agilità, anche su due tre metri, ma ad alta velocità. In un match la maggior parte degli spostamenti sono dai tre ai cinque metri, dunque lo spazio dovrebbe bastare per questo lavoro”.

Non è affatto da sottovalutare anche il rientro in campo dopo le due settimane di quarantena: “Per due-tre giorni dovranno aumentare gradualmente i carichi di lavoro, per poi diminuire man mano che il torneo si avvicina. L’ultima cosa da fare è stare in campo a colpire per 4-5 ore. Dovranno entrare nel torneo freschi e pronti fisicamente, ma non troppo doloranti”. Infine, secondo Little “quaranta o cinquanta anni fa questo non sarebbe stato un problema, perché i giocatori erano molto meno atletici e non si muovevano come lo fanno ora. La probabilità che un giocatore che si è allenato in queste settimane si infortuni è notevolmente più bassa rispetto a chi ha dovuto restare in hotel”.


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TAGGED:australian open 2021Matt Little
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