Il segreto di Nadal: "La verità è che non voglio perdere. Nel tennis non c'è autocompiacimento"

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Il segreto di Nadal: “La verità è che non voglio perdere. Nel tennis non c’è autocompiacimento”

Nadal dopo il 12° titolo a Barcellona, il 61° sulla terra battuta: “Il momento perfetto per vincere il primo titolo della stagione. Ho margine per giocare meglio di così”

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Rafael Nadal - ATP Barcellona 2021 (courtesy of Barcelona Open Banc Sabadell)
 

Ci sono record che imbarazzano al solo citarli e poi ci sono quelli di Rafael Nadal sulla terra battuta, che creano imbarazzo già in fase di lettura. Con la vittoria in finale a Barcellona, dove Nadal fa 12 (seconda dozzina spuntata dopo Parigi, ci sono buone chance di riuscirci anche a Montecarlo – dove è fermo a quota 11 dal 2018), diventano 61 i titoli vinti su questa superficie. Per darvi un’idea, sommando tutti i titoli vinti sulla terra dagli altri nove giocatori attualmente in top 10, si arriva a quota 51. Per pareggiare invece il numero di partite vinte da Nadal sulla terra battuta nel circuito maggiore, 452, serve mettere assieme quelle di Djokovic e Federer.

Uno potrebbe chiedersi ma come fa, dove trova ancora la voglia. Lo ha spiegato lo stesso Rafa in una conferenza stampa virtuale trilingue, nella quale il maiorchino è passato dal castigliano al catalano – alle Baleari si parla appunto il balearico, che fa parte della famiglia dei dialetti catalani – prima di concludere in inglese. “La verità è che non voglio perdere. E mi piace vincere! Certo, mi piace anche solo competere, ma voglio farlo con la certezza di aver provato tutto, di aver giocato al mio miglior livello possibile. Se posso giocare al 60%, devo provarci e non devo accontentarmi del 40%. Certo è meglio poter giocare al 100%, ma non sempre è possibile. Si tratta di giocare al miglior livello che è possibile raggiungere in quel momento. Questa settimana sono riuscito a giocare sempre un po’ meglio della partita precedente. In finale è andata un po’ meglio della semifinale“.

Il suo livello è stato un po’ più alto di quello mostrato a Montecarlo, che non era stato sufficiente a battere un Rublev in grande spolvero. I punti percentuali di forma in più rispetto alla scorsa settimana sono stati cruciali per prevalere su uno Tsitsipas gagliardo, tanto gagliardo da arrampicarsi fino al match point fallito il quale il greco si è visto costretto a iscrivere per la seconda volta il suo nome nel club più nutrito del tennis: quelli che hanno provato a battere Nadal in una finale sul rosso e hanno fallito (sinora ce l’hanno fatta solo Federer, Djokovic, Murray e l’intruso Zeballos). “Stefanos gioca con molta passione, è giovane e ‘sente’ lo sport” ha commentato Rafa. “Ha talento e motivazioni per crescere, è normale che stia migliorando in tutti gli aspetti del gioco. È uno dei candidati per vincere tutti i tornei che gioca, al momento“. Anche perché è il numero uno della Race, aggiungeremmo noi.

Nadal sottolinea poi come questa vittoria, la prima del 2021, sia arrivata proprio al momento giusto. “Per la mia fiducia e per il valore del titolo in sé” specifica. “Barcellona è uno degli ATP 500 più importanti, un torneo con grande tradizione che ho giocato praticamente sempre in carriera. È il momento perfetto della stagione per vincere il primo titolo, questa settimana può aiutarmi per quello che sarà nelle prossime. Credo di avere ancora margine per giocare meglio di così, per alzare un po’ il livello“. La frase che tutti attendevano per compilare con il suo nome, come ogni anno da ormai più di una decade a questa parte, la prima casella nel listino dei favoriti per il Roland Garros.

Il passaggio dal due su tre al tre su cinque, che sarà effettivo dopo i tornei di Madrid e Roma, non sembra preoccupare chi sulla lunga distanza non ha perso praticamente mai (ricordiamo il suo record sulla terra best of five: 125-2). “Non sono stato in grado di giocare molte partite negli ultimi due mesi, ma partite come questa finale (durata tre ore e quaranta minuti, ndr) mi rendono più pronto ad affrontare altre battaglie. Mi sono sentito abbastanza bene in campo dal punto di vista fisico. Ho lavorato sodo per arrivare a giocare così. Certo, sono un po’ stanco, ma è normale; probabilmente anche Stefanos è un po’ stanco, nonostante sia più giovane di me. Dopo una partita di questo tipo, mi sento più pronto ad affrontare un match tre su cinque“.

La masterclass su come si continua a vincere a quasi 35 anni con la stessa voglia dei 20 continua in coda alla conferenza. “In questo sport non esiste autocompiacimento per i titoli già conquistati o per le finali del passato. A carriera finita, solo allora si può vivere del passato e di tutto quello che si è vinto. Vivo nel presente, la mia intenzione è essere pronto per quello che sarà nel futuro immediato“. Che ha il nome del Mutua Madrid Open, al via tra una settimana. “Sono contento di giocare di nuovo davanti al mio pubblico, forse è il torneo in cui ricevo il supporto più importante“. La Caja Magica sarà aperta al 40% della sua capienza. In questi tempi di porte chiuse, quasi un miraggio.

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