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Wimbledon, Djokovic: “I punti non sono la mia priorità. Russi e bielorussi meritano di giocare”

La questione punti e la guerra in Russia portano ampie riflessioni, insieme al problema vaccino: "Vorrei andare negli USA, ma decide il governo"

Last updated: 28/06/2022 10:23
By Pellegrino Dell'Anno Published 26/06/2022
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10 Min Read
Novak Djokovic - Wimbledon 2021 (credit to AELTC_Joe Toth)

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Mancano ormai poco più di 24 ore al tanto atteso inizio di Wimbledon 2022, il torneo che ogni appassionato di tennis attende come il Natale, che incarna l’espressione massima della tradizione e della magia del nostro sport. Inizio che, come sempre, coinciderà anche con l’esordio sul centrale del campione in carica: Novak Djokovic, n.1 del seeding(per i noti motivi che non vedranno competere né Zverev né Medvedev), che aprirà il campo più prestigioso al mondo contro il coreano Soon-woo Kwon in un tabellone certamente dal sorteggio generoso. Ma, prima di passare la parola al campo, Nole ha avuto cose interessanti da dire nella solita conferenza prima del torneo, toccando temi delicati come la questione punti non assegnati o l’esclusione di alcuni tennisti per motivi che evadono lo sport, quindi delle novità in un certo(triste) qual modo.

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D: “Se vinci questo titolo, avrai il prestigio, il controllo, ma non i punti in classifica. Come questo influisce sul tuo approccio e sulla tua mentalità in questo torneo, date le circostanze?“

Djokovic: “Probabilmente influenzerebbe di più altri giocatori che me, a dire il vero. Non voglio dire che i punti in classifica non sono importanti per me, di certo lo sono, ma non come fino a poco tempo fa. Ora, da quando ho battuto il record di più settimane come n.1, non sto davvero inseguendo la classifica, da allora non è stato importante in termini di priorità per me. Ovviamente capisco che oltre il 90 percento del giocatori che stanno giocando e quelli che non stanno giocano in questo torneo saranno più influenzati dai punti. Quest’anno non ho avuto la possibilità di difendere 4.000 punti, 2.000 in Australia, 2.000 qui. Ciò influisce sulla mia classifica in generale, ma le mie priorità ora sono diverse. Quindi non sono così colpito, per così dire“.

D: “Allo stato attuale delle cose, sembra che questa sarà la tua ultima opportunità di giocare in un torneo del Grande Slam nel 2022. Non che tu abbia bisogno di un incentivo in più per fare bene qui, come hai ripetuto più volte, ma mi chiedo: se ciò si verificasse la tua mente avrebbe qualsiasi tipo di spinta in più per trionfare di nuovo qui? Mi chiedo anche se hai fatto o farai qualsiasi tipo di richiesta all’USTA o al governo degli Stati Uniti per consentirti di entrare nel paese e giocare all’Open“.

Djokovic: “Hai ragione, ad oggi non mi è consentito entrare negli Stati Uniti sotto queste circostanze, ne sono consapevole. Questa è una motivazione in più per fare bene qui; spero di poter fare un ottimo torneo, come ho fatto fatto nelle ultime tre edizioni, allora dovrò solo aspettare e vedere. Mi piacerebbe andare negli Stati Uniti, ma ad oggi non è possibile, non c’è molto che posso fare di più. Spetta al governo decidere se consentire o meno alle persone non vaccinate di entrare nel Paese“.

D: “Penso di aver ragione nel dire che solo tre uomini nell’era Open hanno vinto Wimbledon quattro o più volte successivamente. Quanta è l’aspirazione di entrare in quella fascia?“

Djokovic: “Mi piacerebbe essere in grado di lottare per un altro trofeo. Sono nella posizione, ma vorrei essere nell’ultima partita per fare la storia di questo torneo che, da bambino di sette, otto anni ho sognato di vincere, e diventare il numero 1; è sempre stata la più grande motivazione avuta da bambino. La prima partita di tennis che abbia mai visto in TV è stata Pete Sampras che ha vinto il suo primo Wimbledon, quindi, ovviamente, c’è un sacco di connessione con questo torneo. Pete l’ha vinto sette volte, se non sbaglio. Si spera che quest’anno io possa fare lo stesso“.

D: “(Domanda su Sergiy Stakhovsky che si è detto favorevole alla squalifica degli atleti russi in generale nello sport)“.

Djokovic: “Conosco Sergiy da molto tempo, è stato mio collega sul campo ma anche in consiglio, abbiamo davvero un bel rapporto, l’ho contattato e abbiamo comunicato nell’ultimo periodo. Capisco la frustrazione proveniente da lui e dal popolo ucraino verso la Russia e cosa sta succedendo. Naturalmente, non ho intenzione di commentare o entrare nei meriti della guerra, ma quello che posso dire da figlio di una guerra, molte guerre in realtà durante gli anni ’90, è che so come ci si sente ad essere nella posizione. Ma d’altra parte, non posso dire di essere pienamente d’accordo a vietare a giocatori di tennis russi, tennisti bielorussi, di gareggiare all’infinito, non vedo come abbiano contribuito a tutto ciò che sta realmente accadendo. Penso che accetterebbero il compromesso che hanno effettivamente avuto, come una situazione con partite olimpiche da giocare sotto bandiera neutra.

Mi sento come se loro meritino di vincere, meritino di competere, sono atleti professionisti, e nessuno di loro ha supportato la guerra. Una volta che succede qualcosa del genere su un grande palcoscenico, qualsiasi cosa tu dica da persona di uno o l’altro paese sarà giudicato in un modo o nell’altro. Capisco entrambe le parti, è davvero difficile dire cosa sia giusto e cosa sbagliato. Ma, nel mio cuore di atleta, mettendomi in una posizione in cui qualcuno mi bandirebbe dal giocare a causa di queste circostanze, cui non ho contribuito, non credo sia giusto. Lascia che ti ricordi che, dal ’92 al ’96, a tutti gli atleti della Serbia non è stato permesso di competere sul palcoscenico internazionale in qualsiasi sport, quindi so come ci si sente. A quel tempo ero troppo giovane, ma conosco atleti che gareggiavano in quel momento, e so come ciò ha influenzato le loro vite; molti di loro hanno lasciato lo sport perché quattro anni sono tanti“.

D: “Hai padroneggiato l’arte di avere successo qui senza giocare un torneo di preparazione ufficiale. Ci sono alcuni top player che lo stanno facendo quest’anno: Serena, Rafa, Iga Swiatek. Quanto è difficile farlo, particolarmente all’inizio della tua carriera quando hai meno esperienza? Quali sono le chiavi per farlo funzionare?“

Djokovic: “Ci sono stati degli anni, come l’anno scorso dove c’erano solo due settimane tra le finali dell’ Open di Francia e il primo turno di Wimbledon, con circostanze particolari. E in questi casi, soprattutto se hai giocato come ho fatto io, fino alla fine Roland Garros, è difficile cambiare il giorno successivo dalla la superficie più lenta alla più veloce e giocare di più, perché i Grandi Slam prendono molto fisicamente, emotivamente, mentalmente. Ogni giorno puoi riposarti un po’ e il ripristino aiuta, ma poi siamo tutti diversi. Ci sono giocatori che in realtà amano solo competere e giocare quante più partite ufficiali possibili perché vedono questo il miglior tipo di pratica per questa superficie o per i prossimi grandi tornei; altri non hanno bisogno di giocare tanto, ma hanno bisogno del buon equilibrio tra competizione e riposo, quindi sono più nel secondo gruppo. Non ho avuto molti problemi per adattarmi rapidamente alla superficie, negli anni ho imparato a giocarci in modo più efficiente. All’inizio della mia carriera ero fermo, alle prese con il movimento e lo scivolamento, ecc.

Penso che il movimento sia il più grande adattamento che deve essere fatto sull’erba perché vieni dalla terra battuta, dove i giocatori come me scivolano parecchio, sull’erba è possibile, ma non puoi farlo così frequentemente o liberamente come sulla terra. Devi stare più attento con il movimento, la tattica, hai un diverso regime di allenamento; anche la posizione sul campo è diversa, devi stare più basso su ogni tipo di slittamento lungo il campo, che è molto veloce e con rimbalzo basso, contrariamente alla terra che rimbalza molto in alto. Tutte queste cose devono essere prese in considerazione quando ti stai preparando, ma ovviamente tutti i giocatori hanno le loro diverse routine, diversi team di persone, squadra di coaching, staff tecnico che li consiglia diversamente. È difficile dire in generale quale sia la giusto formula“.


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