Cincinnati Open: storia di un luogo

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Cincinnati Open: storia di un luogo

L’epopea del torneo dell’Ohio segna la Storia del tennis americano e non solo…

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Alcuni lo considerano atipico. Altri semplicemente unico. Per il suo fascino da “Grande Slam” e non solo. Anche per molto altro. Forse un prologo, un’anticipazione, dello spettacolo che avverrà, qualche settimana più tardi, a Flushing Meadows. Con un pubblico tra i più vari proprio dopo quello dello US Open, capace di regalare “un’atmosfera da Davis” come affermò Novak Djokovic in seguito alla finale vinta contro Sua Maestà Roger Federer. “This is Cincinnati” verrebbe da dire.

In fondo, un parere condivisibile. Ma forse è solo un frammento di ciò che attenderà i campioni dei circuiti WTA e ATP in questo evento di metà agosto. Sì, perché il Western & Southern Open può essere considerato parte della Storia (con la “S” maiuscola) del tennis mondiale.

Storia di un luogo significativo per il tennis, statunitense e non

Lì, disperso nell’impeccabile e sconfinato suburbio della città (siamo a Mason, nell’area metropolitana di Cincinnati), il Lindner Family Tennis Center è stato scenografia delle gesta di John McEnroe, Jimmy Connors, degli svedesi Stefan Edberg e Mats Wilander, e poi di un’infinità di altri nomi che sarebbe impossibile tralasciare: Michael Chang, Andre Agassi, Pete Sampras, fino ad arrivare ai “Big Three” Federer, Nadal e Djokovic e a The Queen Serena Williams.

Eppure, tra le pagine di un ipotetico libro abbastanza ambizioso da voler descrivere questo Masters 1000, troverebbero spazio anche la crescita e l’epilogo (fino ad ora) dell’epopea statunitense, compreso quel significativo duello datato 2003 tra due giovanissimi come Andy Roddick e Mardy Fish, raccontato molto bene nella serie Netflix Untold. Epoche vicine e altre più distanti, anzi distantissime come quella dei grandi Beals Wright e Robert LeRoy, infaticabili rivali capaci di conquistare il torneo dal 1904 al 1909.

A questo punto devo precisare: l’approfondimento che state leggendo non ha come obiettivo la descrizione dell’aspetto prettamente sportivo. No, niente dettagliati focus sui campioni del passato che pure sarebbero a dir poco interessanti. Piuttosto, spero con una nota di originalità, ci addentreremo nel racconto di quello che è (ed è stato) il Cincinnati Open durante la sua incredibile storia. La convinzione è che i luoghi del tennis, le “scenografie” di cui scrivevo prima, siano dei protagonisti altrettanto importanti. In fondo, cosa sarebbe Wimbledon senza la regalità del Centre Court? Oppure il Roland Garros privo del raffinatissimo Philippe-Chatrier, con quella scritta, “La victoire appartient au plus opiniâtre”, a campeggiare tra i due livelli di spalti?

Si perderebbe molto. Non ci sarebbe né la narrazione, lo storytelling, che una partita di tennis merita né il doveroso collegamento con il passato, quello che del resto conferisce il pathos di un evento speciale.

E quindi rieccoci in Ohio, a Cincinnati, che potete soprannominare Cincy o Queen City se volete, con l’intenzione di ripercorrere le tracce del Western & Southern Open che però, quasi a sorpresa, comincia in un altro Stato: il Rhode Island.

1874: dal ranch al campo da tennis

Ci troviamo nel pittoresco resort di Narragansett Pier. Corre l’anno 1874, per intenderci il generale Lee si è consegnato agli Unionisti da solo nove anni e siamo nel pieno della cosiddetta “Reconstruction era”, che si concluderà nel 1877. Nelle Grandi Pianure vengono applicate le Homestead Acts, una specie di “corsa al ranch” che conduce a ricchezza o fallimento. Ma lì, tra lo sfarzo del sopracitato casinò a due passi dalle acque dell’Atlantico, possiamo incrociare un giovane Stewart Shillito, figlio del ben più famoso John Shillito, fondatore del primo grande magazzino di Cincinnati.

Stewart, all’epoca diciottenne, deve aver ereditato da suo padre la capacità di “leggere” un affare, e così, dopo aver assistito ad alcune partite di tennis (uno sport appena importato negli States), convince proprio John a costruire un campo nella loro proprietà di Cincy all’angolo tra Highland Avenue e Oak Street. Il successo è immediato. Nel 1878 il campo è utilizzato a tempo pieno dagli amici di Stewart, suscitando l’attenzione di un gruppo di giocatori a cui sorge un’idea: e se fondassimo un tennis club? In effetti, senza perdersi in fastidiose lungaggini, l’atto viene formalizzato nel 1880 alla Burnet House, un lussuoso hotel demolito nel 1926 (a chi interessasse la sua presenza è ricordata da una targa appesa all’incrocio tra Third e Vine Street), mentre le prime partite tra gli 86 membri del club vengono giocate in un ambiente indoor, la Cincinnati Music Hall, che per qualche periodo si presta a “parterre” per i soci del Tennis Club.

La mania della “pallina bianca” è appena esplosa. La gente si avvicina al gioco, comincia ad apprezzarne la tecnica, probabilmente riceve qualche notizia da quell’evento, lo U.S. National Championships, che inizia a tenersi dal 1881.

D’accordo, questo è un punto fondamentale, però in quale località? qualcuno di voi si starà chiedendo. La risposta, quasi fosse un déjà-vu temporale, è ancora il Rhode Island. Non più nei pressi del Narragansett Pier Casino, l’edificio in cui abbiamo conosciuto Stewart Shillito, ma nella vicina Newport, dove se capitate potete visitare l’International Tennis Hall of Fame. La localizzazione è fondamentale, non certo un dettaglio da poco, e questo perché il sistema ferroviario dell’epoca consentiva già degli abbordabili spostamenti fino a quello Stato. In fondo Stewart era lì in vacanza, teniamolo sempre presente.

Con quali conseguenze? Be’, la relativa vicinanza a quello che sarebbe diventato il futuro US Open promosse senz’altro una serie di “repliche”, o meglio una competizione di eventi che avrebbero reso ancora più popolare il tennis. Dopo il trasferimento dello U.S. Nationals a New York, nel 1915, gli appassionati di questa disciplina a Newport non alzarono bandiera bianca; al contrario fondarono un proprio torneo, il First Annual Newport Invitational (ora Hall of Fame Tennis Championship), già però anticipato da un evento con sede a Cincinnati.

Facciamo un “ritorno al passato” e passeggiamo per le strade di Queen City nel 1899. La città, sfruttando la perfetta localizzazione, si sta espandendo seguendo il più classico sprawl urbano. Sul fiume Ohio navigano continuamente battelli a vapore; qualcuno persino naufraga, arenandosi sul fondale all’ombra del John A. Roebling Suspension Bridge. Cincinnati è un agglomerato straordinariamente attivo, non pacifico ma comunque distante dalla violenza che sta caratterizzando la conquista dell’Ovest.

E poi, come ormai sappiamo, si continua a giocare a tennis.

a Pagina 2: La prima edizione fino alle innovazioni del 1979

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