TENNIS – In un articolo apparso sulla Gazzetta dello Sport l‘ex responsabile juniores del club di Basilea svela (l’ex?) lato oscuro del carattere di Roger Federer: “Lo facevamo allenare al campo più distante per non sentire le sue imprecazioni”
Ha vinto tutto, con la faccia da bravo ragazzo. Esemplare sul campo, anche con gli avversari meno simpatici o meno noti. Roger Federer è il campione modello. Eppure c’è chi lo ha visto nella versione opposta, un po’ sbruffone, un po’ ribelle, tanto da meritarsi il soprannome di “little satan”, piccolo satana. Comunque apprezzato da tutti, anche nel club svizzero dove ha cominciato a giocare a tennis.
L’ALBO DEI RICORDI — Al Tennis Club Old Boys, a Basilea, Madeleine Barlocher sfoglia con un pizzico di nostalgia l’albo dei ricordi del piccolo campione. (…) “Quando un avversario gli faceva un punto – ricorda all’Equipe l’ex responsabile del programma juniores – urlava di rabbia che era stata solo fortuna. Quando invece era lui a piazzare un bel colpo provocava dicendo che con giocate del genere avrebbe vinto Wimbledon”. Premonizioni di un Federer ambizioso e ribelle, e che al club d’infanzia non è più tornato dal 2005 quando inaugurarono un campo a suo nome: “Lo facevamo allenare al campo più distante dai locali dal club per non sentire le sue imprecazioni”.
LO SPACCARACCHETTE — Magari da accompagnare spaccando le racchette, perché, come ricorda il papà Robert nel libro The Roger Federer Story, Quest for Perfection, quando non gli andava giù qualcosa il piccolo Roger poteva diventare molto aggressivo, anche con i genitori, e ogni sconfitta era un disastro. (…) Nel piccolo club di Basilea, dove magari il piccolo Federer si nascondeva sugli alberi per non farsi trovare, si ricordano anche degli allenamenti da cui veniva cacciato per insubordinazione, insieme al suo amico di sempre Marco Chiudinelli, con cui è cresciuto e ha condiviso anche l’ultimo trionfo in coppa Davis.
Alessandro Grandesso
