Da Roma, il nostro inviato
Gli Internazionali BNL d’Italia sono appena partiti ufficialmente con il main draw, ma già si respira aria di storia e grandi eventi. Come ogni anno, al Foro Italico non ci si limita al campo, alle partite, agli allenamenti. Ma si dà il giusto spazio a quelle “attività di contorno” che sono la vera essenza del tennis, che rimangono nell’immaginario collettivo battendo su tasti che vanno oltre la bellezza del gioco. Come nel caso della presentazione del libro di Tathiana Garbin “Il mio match per la vita tra gioie e cicatrici”, scritto a quattro mani con Federica Cocchi.
La capitana della nazionale di Billie Jean King Cup ha lottato contro una brutta malattia, uscendone vincitrice a testa alta, contro un nemico molto più imponente di qualsiasi palla break o match point. Come viene scritto nel libro “era sotto 2 set a 1 e serviva Karlovic”. Ma Tathiana, che ha sempre incarnato anche in campo lo spirito della lottatrice, ha saputo portare a casa un break fondamentale per andare poi a vincere la partita più importante.
Proprio il concetto di partita, di sfida, di resistenza, viene più volte ripetuto nel suo libro. Come ad andare a sottolineare quanto lo sport sia metafora della vita. Quanto una carriera professionistica, una vita vissuta sempre al massimo tra impegni e obiettivi, le abbia dato in fondo una mano anche nella lotta per la vita, contro la malattia. E proprio da questi concetti è partita la mattinata, nella pancia del Centrale del Foro Italico, con le parole di Garbin.
“Le priorità iniziano dopo la diagnosi sono iniziate ad essere differenti”, si racconta l’ex n.22 al mondo, “una vita piena di obiettivi cambia. Si parla tanto di vulnerabilità, e specialmente noi che conduciamo una squadra dobbiamo far vedere quanto siamo forti. Attraverso questo libro, attraverso tante riflessioni emerse tramite la scrittura, ho capito che la vera forza parte dalla vulnerabilità. Spesso dico che la paura si affronta solo con il coraggio. Ognuno di noi teme la morte, la malattia, ma non per questo ci fermiamo. Questo volevo emergesse, e spero che possa toccare tutti i cuori di chi leggerà il libro”.
Un libro, chiaramente, che usa il tennis solo come pretesto. Pretesto per raccontare una storia più grande, di caduta e faticosa, appagante risalita. Di vita vera, vissuta. In una società che spesso corre troppo, e che tende a trattare la vulnerabilità e le debolezze come qualcosa da nascondere, come se ci dovesse vergognare e mostrarsi sempre forti. Garbin, aiutata dalla penna esperta di Federica Cocchi, precisa che non è per niente così.
Come sottolinea, nella presentazione, anche la giornalista della Gazzetta dello Sport: “È stato un viaggio lungo e intenso con Tathiana, da cui ho imparato molto. Tathiana ha imparato a parlare di fragilità e a capire che non è una debolezza parlarne. Ognuno di noi ha delle risorse, che riusciamo a tirare fuori nel momento giusto. Ancora oggi, nel guardare le partite di tennis, mi stupisco di come i giocatori trovino la forza di lottare anche quando sono sotto, quando sembra tutto perduto, e ribaltare. Tathiana ha ribaltato il risultato più importante. Ma ogni battaglia è diversa, e non è detto che perdere sia sempre un fallimento”.
Una battaglia del genere non si vince, chiaramente, mai da soli. Perché il sostegno delle persone importanti, degli amici, dei parenti, in alcune situazioni può rivelarsi davvero decisivo. Più di qualsiasi altra cosa. E Garbin, circondata sia dall’amore delle sue ragazze di Billie Jean King che dalla propria famiglia, sa benissimo quanto questo sostegno possa cambiarti la vita. Con una dedica particolare a due persone, due donne, che rivestono un ruolo fondamentale nella vita di Tathiana.
“A Yle [sua moglie] non piace essere tanto nominata”, sorride emozionata la campionessa di Budapest 2000 dopo la bella e commovente lettura di un estratto del libro da parte di Max Giusti, “a mia mamma un po’ di più. Sono due donne straordinarie, e sono state sempre accanto a me. Tutta la mia famiglia si è unita attorno, perché questa malattia colpisce tutte le persone che ti vogliono bene. La mia famiglia allargata è il tennis, la mia famiglia di origine mia moglie che è stata veramente forte. In quei momenti ci vuole qualcuno che sappia tenere anche il silenzio, perché ci sono stati momenti di sofferenza molto forti. Ma voglio ringraziare tutte le persone vicine a me in questo viaggio duro, forte, che in qualche modo però mi ha fatto crescere“.
E che ha insegnato a tanti, grandi e piccini, l’importanza di lottare sempre e non mollare mai. Di riguardarsi e prevenire, che è sempre meglio che curare. E questo libro è un insegnamento scritto, un simbolo, da tenere sempre con sé. Una storia di chi ce l’ha fatta e ha deciso di raccontarsi apertamente, nei minimi dettagli, per chi ancora lotta e soffre, e cerca un’ispirazione. E, sul vocabolario, alla voce esempio, alla voce ispirazione, si trova la foto di Tathiana Garbin.