Mentalità Musetti: “Sono qui a Roma per vincere il torneo” (Ronald Giammò, Corriere dello Sport)
Il tennis prende, il tennis dà. E oggi Lorenzo Musetti, mai andato oltre gli ottavi di finale agli Internazionali d`Italia, si presenta al Foro Italico da numero 9 del mondo per quello che sarà il suo esordio al Foro da top 10. L’anno scorso il ranking lo collocava al numero 29 e il suo torneo si concluse con una sconfitta alla prima uscita arrivata per ritiro contro il francese Atmane già avanti di un set. «Credo di aver fatto un salto di qualità come continuità e consistenza – ha esordito ieri il toscano nel corso del suo incontro con i media – Dallo scorso anno ho cambiato passo: prima avevo dei picchi in alto ma anche in basso». Non è stato però un salto realizzatosi con un semplice click. E se proprio deve individuare un momento di svolta, Musetti è onesto nel ricercarlo in un`estate che per lui si è declinata all`insegna di tante prime volte dal sapore speciale, tanto in termini individuali che a livello nazionale: «Dopo i due Challenger di Cagliari e Torino, dove arrivai in fondo pur senza giocare al meglio, ho perso da Djokovic in cinque set al Roland Garros per poi giocare la finale al Queen`s e la semifinale a Wimbledon e poi di nuovo una finale sulla terra a Umago per finire col bronzo olimpico. Ho ingranato un`altra marcia e acquisito molta consapevolezza». Obiettivo di questa campagna romana è ora continuare ad alimentarla. […] È la mentalità a essere cambiata, ha ancora insistito il carrarino, e a fargli dire che oggi quando scende in campo a prescindere dalla superficie lo fa «per vincere il torneo». «L’atteggiamento da top 10 è questo – ha spiegato il n.9 del mondo – Cercare di non perdere contro qualcuno più in basso di te nel ranking. Lo avvertivo bene quando ero tra i top 50: affrontare un top 10 è diverso, così come è diverso riuscire a batterlo».
In questi Internazionali l`Italia sarà l`unica nazione con due top 10 in tabellone. Un onore di cui ci si dovrà dimostrare all`altezza, ma anche un onere nei confronti dei tanti giovani tifosi che affollano i viali del Foro: «Accolgo questa popolarità con molta gioia e anche tanto orgoglio. E’ bello essere ammirato da tanti bambini che inseguono un sogno: sono orgoglioso di poter trasmettere la passione per questo sport, soprattutto pensando che 15 anni fa potevo essere uno di loro». […]
Bronzetti subito in palla (Gianluca Strocchi, Tuttosport)
I sorrisi di Lucia Bronzetti e Petra Kvitova hanno illuminato la prima giornata di incontri del tabellone principale femminile degli 82esimi Internazionali d`Italia. L’azzurra ha dovuto attendere la quinta partecipazione al torneo romano per cogliere il suo primo successo, imponendosi 6-3 6-4 sulla lettone Anastasjia Sevastova (avanti 3-0 nel 2° set), attualmente n.580 del ranking (ma arrivata alle soglie dell`élite mondiale ad ottobre 2018), rientrata nel tour da qualche settimana dopo un lungo stop prima per maternità e poi per infortunio al ginocchio. «E’ sempre difficile giocare al Foro Italico perché è bellissimo ma c`è tanta pressione – il commento della 26enne di Villa Verucchio, n.58 Wta -. Penso di aver migliorato tante cose e ogni vittoria è importante. Non ho obiettivi di ranking, lavoro per migliorare e se ci riesco la classifica viene di conseguenza». La romagnola è attesa ora da un 2° turno di quelli tosti con la ceca Karolina Muchova, n.13 Wta: «È davvero forte, sa fare bene tutto. Cercherò di metterla in difficoltà provando a divertirmi e godermi questo splendido palcoscenico». Campi in riva al Tevere che hanno fatto da sfondo alla prima affermazione dopo la pausa per maternità della ceca due volte campionessa di Wimbledon, che ha superato 7-5 6-1 la rumena Irina-Camelia Begu regalandosi così l`intrigante sfida con la tunisina Ons Jabeur. Niente da fare invece per le wild card Nuria Brancaccio e Georgia Pedone. La campana è stata sconfitta 6-3 6-2 dalla statunitense Peyton Stearns, mentre la 20enne di Palermo ha ceduto in tre set (3-6 6-1 6-3) alla neozelandese Lulu Sun. Sarà dunque la 24enne mancina di Te Anau l`avversaria d`esordio di Jasmine Paolini, n.5 del mondo e sesta testa di serie, che in cinque presenze al Foro non ha mai superato più di un turno. «A Roma tutti gli italiani vogliono fare bene ma bisogna rimanere tranquilli e non avere troppe aspettative – avverte Jasmine che ha ricevuto il Premio della Stampa Estera come atleta rivelazione del 2024 -. Sto bene fisicamente e spero di giocare
più partite dello scorso anno…Proverò ad affrontare i match con serenità ma stando all`erta. Del resto sono nata sulla terra e se dovessi giocare
la partita della vita lo farei sul rosso». […]
Vagnozzi: “Per Jannik il peggio è passato” (Lorenzo Ercoli, Corriere dello Sport)
«La vigilia di questi Internazionali è stata una passeggiata rispetto a ciò che abbiamo vissuto nell`ultimo anno. Finalmente è tutto finito e possiamo concentrarci solo sul tennis. Questa consapevolezza ha aiutato Jannik negli ultimi giorni». Simone Vagnozzi pesa le parole ma non le smussa: dopo ATP Finals, Davis e due Slam, vissuti e vinti tra incertezze e sguardi diffidenti dei rivali di sempre, Sinner e il suo team non hanno paura di niente. Il campo torna finalmente l`unico giudice. Nel faccia a faccia con i media italiani, il coach marchigiano ha raccontato gli ultimi mesi dal punto di vista di chi ha vissuto accanto al numero 1 del mondo, condividendo con lui ogni peso di una situazione fuori dall`ordinario: «Come Jannik, in Australia anche io e Darren ci siamo sentiti per forza di cose osservati in modo diverso, ma magari era solo una nostra percezione. Di recente, però, sono arrivate parole belle. Ho apprezzato molto quelle della mamma di Rune e quella di Ruud. Anche Zverev aveva le sue ragioni: se un atleta non ha fatto nulla, giusto che non paghi; se ha provato a imbrogliare, deve essere punito. I giocatori ora sanno che il rischio esiste, le contaminazioni ci sono e sono difficili da controllare. Esattamente com`è successo a Jannik, totalmente inconsapevole dell`accaduto». Jiri Lehecka e l`amico Lorenzo Sonego sono stati i primi a dividere il campo con il numero 1 al mondo. Oggi toccherà a Taylor Fritz, alle 17 su Campo 5. Il team ha tratto segnali incoraggianti dalle prime due sessioni, specialmente dal set e mezzo della prima giornata: «Siamo contenti di come si è allenato. Con Lehecka abbiamo provato il campo in serata, in condizioni diverse rispetto a Montecarlo, dove era caldo e i campi più veloci. Per Jannik che dovrà ritrovare il ritmo partita, è già stato importante giocare punti con il pubblico sugli spalti». […] «A Roma sarà importante giocare il maggior numero di match. L’obiettivo potrebbe anche essere arrivare in finale, per dire, ma ogni risultato che si può conseguire deve arrivare ragionando giorno per giorno. Noi abbiamo provato a gestire questi tre mesi nel miglior modo ma sono rimasto sorpreso nel sentire, anche da alcune persone del settore, che questo stop sia stato un vantaggio. Se fosse così, tutti si fermerebbero tra Melbourne e Roma. Noi, in cinque mesi, abbiamo giocato solo Finals, Davis e Australian Open. Come si troverà Jannik sulla terra? È la superficie dove sicuramente ha meno sicurezza, ma lo scorso anno si è comportato bene con le semifinali di Montecarlo e Parigi, per non parlare dei quarti a Madrid dove ha giocato con il problema all`anca e si è ritirato senza perdere». […] Infine, uno sguardo va anche al futuro, con Darren Cahill teoricamente all`ultimo anno da coach. Al momento nessun cambio di rotta ma, esattamente come Jannik, anche Simone si terrebbe stretto l`australiano: «Sinner lo potrei anche allenare da solo, ovviamente mi sento adatto come competenze. Ma con giocatori di questo livello credo sia importante avere una spalla con cui dividersi le settimane. Per il rapporto che ho con Darren vorrei rimanesse altri cinque anni: è una persona speciale e forse per numeri il coach migliore al mondo. Sarebbe bello rimanesse il più possibile con noi». […]
Tigre Tathiana (Marco Iaria, La Gazzetta dello Sport)
Il 20 settembre 2023 la vita di Tathiana Garbin è cambiata per sempre: la diagnosi del tumore, l`inizio di una nuova partita. Ospedali, esami. operazioni, terapie, recupero, lacrime. speranze. Ne è uscita fuori una Garbin diversa. Diversa non solo perché. nel frattempo, in bacheca ha trovato posto la Billie Jean King Cup conquistata da capitana della squadra italiana. Diversa dentro, soprattutto in un convincimento: le vulnerabilità esistono. e non c`è niente di cui vergognarsi. «La vera forza parte dal non aver paura di mostrare chi sei. Alle mie ragazze dico che la paura c`è e la si affronta con il coraggio». È questo il filo conduttore del libro che l`ex n. 22 del mondo ha scritto con Federica Cocchi, giornalista della Gazzetta dello Sport e abile nel mettere ordine al flusso di coscienza. “Tathiana Garbin. Il mio match per la vita tra gioie e cicatrici”, è il titolo del volume presentato al Foro Italico. […] A differenza delle precedenti pubblicazioni, questa travalica i confini della racchetta per trasmettere un messaggio universale. Proprio per questo, alla sua uscita è stata abbinata una donazione a sostegno della fondazione Libellule Insieme che si occupa di prevenzione, cura e follow-up dei tumori femminili. Il libro è il racconto in prima persona degli ultimi due anni, in cui Garbin ha giocato due partite. Sport e vita si intrecciano inestricabilmente, tanto che Tathiana parla della sua famiglia allargata, quella della Federazione e del team azzurro, e della sua famiglia vera e propria, in cui spiccano «due donne straordinarie, mia moglie Yle e mia mamma». Ora che è guarita, Tathiana riconosce che questo «duro viaggio mi ha fatto crescere». E avverte: «Io ce l`ho fatta a vincere questo match, ma chi non guarisce non è uno sconfitto»