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Reading: Rassegna stampa – Jasmine regina di Roma; Sinner-Alcaraz, finale da brividi
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Rassegna stampa

Rassegna stampa – Jasmine regina di Roma; Sinner-Alcaraz, finale da brividi

La rassegna stampa di domenica 18 maggio 2025. Jasmine regina di Roma (Cocchi, Bertolucci, Innocenti, Strocchi, Semeraro). La finale Sinner-Alcaraz (Crivelli, Ercoli, Azzolini)

Last updated: 18/05/2025 9:24
By Alessia Gentile Published 18/05/2025
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36 Min Read


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Jasmine show (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)

Chissà quante volte l`avrai sognato, Jasmine. L`ultima palla che cade, il boato del Centrale, quel senso indescrivibile di gioia che quasi ti annichilisce, ti blocca i pensieri e fa impazzire i battiti del cuore. È tutto vero, Jasmine Paolini da Bagni di Lucca, sei la campionessa degli Internazionali d`Italia. Coco Gauff, da oggi comunque numero 2 al mondo, è battuta, e l`Italia può festeggiare la sua campionessa a 40 anni dall`ultima volta, quando Raffaella Reggi vinse a Taranto. Davanti al Presidente della Repubblica Mattarella, commosso per l`impresa come il presidente federale Binaghi, Jasmine ha regalato un giorno storico al tennis italiano e oggi può completare l`impresa in doppio con Sara Errani confermando il titolo conquistato lo scorso anno. Il messaggio «Non abbiate mai paura di sognare» è il messaggio che lancia urbi et orbi Jasmine Paolini, che a dispetto del suo metro e sessanta o giù di lì non ha mai smesso di insistere, di lavorare e crederci. Prima con Renzo Furlan, che per dieci anni l`ha fatta crescere fino a farla diventare n. 4 al mondo (posizione che tornerà a occupare da oggi), e giocare due finali Slam, poi con Marc Lopez assoldato poco più di un mese fa. Una scelta coraggiosa, come coraggiosa è questa piccola grande donna, capace di dominare i nervi e un`avversaria che non aveva mai battuto fino a metà aprile, quando è riuscita a scardinare i suoi colpi al torneo di Stoccarda. Jasmine ha giocato una grande partita, lottando per un`ora nel primo set e annientando la rivale nel secondo. Veloce, precisa, ottima nella copertura del campo: «Il braccio andava, le gambe pure, penso sia stata una delle mie partite più belle». […] Ha lottato due settimane per arrivare fino a giocarsi il titolo. È riuscita a portare a casa un match che sembrava perso contro la Shnaider nei quarti di finale e riacciuffato di grinta, strappato alla russa grazie all`istinto di sopravvivenza e alle parole giuste di Sara Errani, in grado di calmarla nei cinque minuti provvidenziali di stop per pioggia. Lo ha voluto questo trofeo, Jasmine, e oggi alle 12 insieme a Sara potrebbe aprire la strada a Jannik Sinner, anche lui in finale per la prima volta nel torneo di casa: «Gli faccio un grande in bocca al lupo – ha detto la campionessa -. Sono sicura che anche lui darà tutto davanti al pubblico di casa». La gioia di Sergio Mattarella, commosso, a cui l`azzurra ha provato a regalare la Coppa:
«Questa è per lei», gli ha detto Jas porgendogli il trofeo e lui, sorridente e imbarazzato gliel`ha restituita subito: «Grazie! Ma non la merito…». Un siparietto che descrive bene quanto orgoglio ci sia da parte del capo dello Stato per il nostro tennis. «Quando ho saputo che sarebbe venuto ho pensato “speriamo di fare una bella partita” . ha detto Paolini Un po` di responsabilità l`ho sentita, i primi game non mi sono nemmeno girata verso la tribuna, volevo rimanere concentrata, poi quando ho cambiato campo e ho visto il Presidente mi sono emozionata. Siamo andati noi da lui a inizio anno con i trofei della Billie Jean King Cup e della Coppa Davis, e questa volta siamo riusciti a portarlo qui al Foro per fortuna. Ed è stato speciale, dopo, incontrarlo per mostrargli la coppa». […]

Paolini nuova regina. Ma viene da lontano la sua vittoria a Roma (Paolo Bertolucci, La Gazzetta dello Sport)

C’è una nuova regina a Roma ed è italiana: un successo straordinario che esalta una ragazza umile e con una grande etica del volte lavoro, capace di esaltarsi in ogni tipo di battaglia e in grado di sopperire con il talento, l’intelligenza e una grande condizione atletica a un fisico certamente non paragonabile a quelli delle grandi picchiatrici di oggi. Ma la vera differenza che marca le distanze tra la Paolini e il resto della concorrenza è la sua enorme conoscenza di tutte le sfumature tattiche e strategiche del tennis. Jasmine sicuramente possiede un gioco brillante, completo nei fondamentali da fondo, eseguiti in spinta e con una costante ricerca di una posizione offensiva che possa creare un vantaggio immediato nel controllo degli scambi, unito a un ritmo sempre in pressione, eppure è la sua abilità nel trovare sempre un piano B ad averla portata nell`élite della classifica mondiale. A tutto ciò si unisce una grande rapidità di gambe che le permette una straordinaria copertura del campo, con un perfetto presidio degli angoli più insidiosi. Che la Paolini fosse una top player era già acclarato, perché non raggiungi il numero 4 del mondo e le finali di Roland Garros e Wimbledon se non possiedi la stoffa della campionessa di vaglia, ma vincere a Roma per una giocatrice italiana è qualcosa che ti resta per tutta la vita e ti regala una fiducia e una consapevolezza che solo i trionfi più grandi possono eguagliare. Insomma, l`impresa di Jasmine al Foro Italico non è certo una sorpresa: semmai, va rimarcato come la campionessa toscana abbia superato senza traumi e rapidamente il cambio di allenatore, che avrebbe potuto certamente destrutturarne le certezze tecniche. Una considerazione, ovviamente, merita l`avversaria sconfitta in finale: la Gauff mi ha deluso una volta di più, dimostrando limiti di gioco e di testa piuttosto incomprensibili per una giocatrice che in ogni caso ha già vinto uno Slam e oggi risale al numero due del mondo. L`americana possiede certamente notevolissime doti atletiche che tuttavia non si combinano con le qualità più prettamente tennistiche: il servizio è troppo alterno, il dritto soffre quando le rivali riescono a proporre altre rotazioni che non siano soltanto la botta di potenza e gli errori gratuiti rappresentano una croce che rischia di condannarla tante altre volte nei match più delicati e importanti. Della sua confusione, anche mentale (non si è vista reazione nel secondo set quando la partita le stava sfuggendo di mano), Jasmine ha approfittato alla grande, e confermando una volta di più le sue qualità strategiche. Ma cosa può significare per la Paolini il successo agli Internazionali? Di sicuro un pieno di fiducia in vista del Roland Garros, dove difenderà la finale raggiunta un anno fa. Con il panorama attuale che propone la concorrenza, la nostra giocatrice può certamente aspirare a ripetere il cammino di un anno fa. All`orizzonte, infatti, non si vedono avversarie che le siano nettamente superiori. A partire da quella Swiatek che la sconfisse in finale nel 2024 ed entrata in una spirale negativa apparentemente senza sbocchi: sulla terra la polacca al massimo della forma rappresenterebbe un ostacolo forse insuperabile, ma al momento c`è addirittura la possibilità che possa saltare l`appuntamento parigino. La numero uno Sabalenka di certo partirà con il ruolo da favorita, ma neppure lei ha la continuità che possa garantirle un cammino agevole verso i sogni di gloria e se non trova la giornata in cui riesce ad incanalare la sua potenza può andare in crisi, soprattutto dal punto di vista della gestione delle emozioni. Per il resto, tutte le altre rivali sono alla portata della Paolini vista a Roma. Che ha pure l`opportunità di tenere alta l`adrenalina con il doppio insieme alla formidabile ed eterna Sara Errani: intanto oggi può confermare il titolo romano di un anno fa e concedersi un`altra giornata storica. […]

Jasmine, il sogno è realtà (Edoardo Innocenti, Corriere dello Sport)

C’è un momento in cui, chi conosce Jasmine Paolini da anni, ha subito capito che avrebbe vinto gli Internazionali BNL d`Italia. Gauff è in difesa, Jas attacca ma sbaglia malamente una volée non difficile. Si mette una mano sul volto e poi inizia a ridere, quasi a prendersi in giro per un errore marchiano. E’ serena, Jasmine, come mai lo è stata durante tutto il tortuoso cammino romano, condito da discese ardite e da risalite. È raggiante, Jasmine, dopo il 6-4 6-2 rifilato nella finale del Foro Italico a Coco Gauff, numero 3 al mondo. È consapevole, Jasmine, matura tennisticamente e umanamente. «Prima di entrare in campo ho percepito il giusto mix tra tensione e serenità – ha raccontato la nuova regina di Roma -, ne ero contenta. L’obiettivo era dare il massimo sin dai primi giochi. È stata certamente una delle migliori partite della mia carriera, certamente la più qualitativa del torneo». Jasmine entra nella storia diventando la seconda azzurra nell`Era Open (quarta in assoluto) a trionfare agli Internazionali d`Italia, ben 40 anni dopo Raffaella Reggi. Non solo: grazie a questo successo Paolini torna al best ranking di numero 4 al mondo superando nientemeno che Iga Swiatek. Gauff è avanti 2-1 nei precedenti, ma 28 giorni fa Jasmine si è imposta a Stoccarda. Le memorie positive parlano azzurro. Paolini sorprende
la statunitense tenendo senza problemi sulla diagonale di rovescio, notoriamente punto di forza di Gauff. Jas prende un buon vantaggio nel primo set (3-1) che mantiene senza troppi patemi sino alla fine del parziale: 6-4. Coco fatica, come spesso accade, con la seconda di servizio (7 doppi falli), mentre la toscana non sbaglia una scelta tattica e vola con i piedi (al contrario di quanto avvenuto nei turni precedenti). Il secondo set è un assolo azzurro, che si chiude con un servizio vincente al centro per il 6-4 6-2 finale. Braccia al cielo, sorriso incredulo. La migliore prestazione del torneo arriva al momento giusto, nell`ultimo atto. «Mi sentivo bene – ha spiegato Paolini -. Sapevo di dover colpire la palla forte per battere Coco, che arrivava dalla finale a Madrid e tanti match vinti. Ho avuto le idee chiare sin dall`inizio e sono felice di come ho gestito i momenti. Il braccio andava veloce e le gambe anche». […] Una dedica finale (e fondamentale) per i genitori «che mi hanno sempre lasciato libera nelle mie scelte. Devo dirgli un grande “grazie”, sono contenta di com`è la nostra famiglia». […]

Jas for president (Gianluca Strocchi, Tuttosport)

Chissà quante volte da ragazzina, venendo da spettatrice al Foro Italico per ammirare le campionesse dei primi anni Duemila, avrà sognato di essere lei la protagonista sui campi in riva al Tevere. Ora quel sogno è diventato realtà: Jasmine Paolini alza al cielo il trofeo degli Internazionali d`Italia femminili, con un sorriso radioso, misto anche a un po` di sano stupore, di chi l`ha combinata davvero grossa. Ebbene sì, la 29enne di Bagni di Lucca ha riscritto la storia dello sport al tricolore, essendo la seconda tennista azzurra nell`Era Open a riuscire a inserire il proprio nome nell`albo d`oro del torneo, quarant`anni dopo il trionfo di Raffaella Reggi (edizione che si disputò a Taranto), e la quarta in assoluto (Lucia Valerio nel 1931 e Annelies Ullstein-Bossi nel 1950 le altre precedenti). Ritti in piedi, i diecimila sul Centrale, compreso il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e il Ministro per lo Sport, Andrea Abodi, ad applaudire la piccola-grande toscana, capace di un autentico capolavoro (un solo set lasciato per strada in sei incontri). Dopo le indimenticabili finali al Roland Garros e Wimbledon 2024, stagione magica culminata con la conquista della Billie Jean King Cup, Jasmine ha aggiunto un`altra perla davvero preziosa alla sua collana di successi. Nell`ultimo atto ha concesso pochissimo alla statunitense Coco Gauff, campionessa degli Us Open 2023 e reduce dalla finale anche a Madrid, che da domani si accomoderà sulla seconda poltrona della classifica mondiale. Un 6-4 6-2, in un`ora e mezzo di gioco, che consente poche recriminazioni alla vincitrice delle ultime Wta Finals. Un risultato frutto di una prestazione impeccabile, non solo dal punto di vista tattico, ma anche e soprattutto in termini di consistenza (intensità e solidità nello scambio da fondo) e personalità al cospetto di un`avversaria più abituata a certi palcoscenici. […] Nessun timore reverenziale per l`azzurra, in grado di portarsi avanti 3-1 e procurarsi persino una chance per il doppio break, annullata dalla yankee. La sfida è equilibrata però Jasmine ha il merito di conservare il prezioso vantaggio (4-2 e 5-3), chiudendo il set alla prima opportunità con una prima di servizio sulla riga. Gauff anziché reagire in maniera lucida va in confusione e l`azzurra vola sul 3-0 pesante. Coco si riprende uno dei due break, ma è solo un`illusione perché cede la battuta a zero (4-1). Un ruggito di Jasmine saluta il 5-1, per l`epilogo basta attendere l`ottavo game quando sul secondo match-point la risposta dell`americana è fuori misura. […] Grazie a questo exploit da domani eguaglierà il suo best ranking tornando n.4 al mondo (in stagione ha un bilancio di 22 vittorie e 8 sconfitte) e davanti a Iga Swiatek. La prima a tributarle il giusto riconoscimento è stata proprio Gauff: «Sono felice di essere arrivata in finale a Roma e sono contenta per te Jas per la tua vittoria, sei una splendida persona. È sempre dura affrontarti e spero che anche in doppio riuscirete a conquistare il trofeo. Porterò a casa questa coppa e so quanto lavoro abbiamo fatto per provare a ottenerla. Sarà per la prossima volta». «Non mi sembra vero – le parole di Jas durante la premiazione con gli occhi velati di commozione -. E’ incredibile avere questo trofeo tra le mani, sono emozionatissima. Sono entrata in campo con le idee chiare e ho giocato un buon tennis. Un grazie al mio team e alla mia famiglia, ai miei amici che mi supportano sempre, è grazie a loro che abbiamo questa coppa tra le mani. Grazie a chi ha organizzato questo torneo, alla Fitp che ci sostiene sempre, ai volontari, gli arbitri, i raccattapalle, il pubblico che è stato speciale, ai medici, alla dott.ssa Parra che mi sostiene sempre, è un lavoro dietro le quinte che pesa. Grazie per il sostegno al Presidente Mattarella, alla fine dell`anno scorso siamo andati noi al Quirinale e questa volta siamo riusciti a portarlo al Foro Italico. Sono state due settimane da sogno, non è ancora finita, abbiamo ancora il doppio, non me lo sto scordando, bisogna rimanere concentrati e spero che veniate un po` prima per vedere la finale del doppio perché abbiamo bisogno di voi». […]

Regina d’Italia (Stefano Semeraro, La Stampa)

«Jasmine è la cosa più bella che sia capitata al tennis negli ultimi
anni
». Lo dice Mats Wilander, campione venuto dal freddo ma dal cuore caldo. Lo pensa e lo balla tutta l`Italia sul centrale del Foro che alle 18 e 38 di un pomeriggio grigio si fa improvvisamente tagliare da una lama di luce che allontana la pioggia e sdogana lacrime e allegria. Jasmine Paolini nella finale degli Internazionali ha battuto 6-4 6-2 Coco Gauff (da domani la numero 2 mondo) e salta in mezzo al campo come una bambina nel suo cortile preferito, le braccia aperte, il sorriso esploso, bevendosi la festa del pubblico, l`applauso del Presidente Mattarella in tribuna, la gioia di mamma Jacqueline e papà Ugo. Dentro questa giornata particolare del resto Jasmine c`è arrivata proprio così, senza fretta, senza mai perdere la tenerezza verso se stessa. Senza mai sbagliare il dosaggio fra impegno e divertimento. «E spero di continuare a farlo il più a lungo possibile». In uno sport crudele, nevrotico, solitario, che spesso i successi li cuce usando come stoffa la sofferenza, Jas è un canto libero, leggero, potente, rigenerante. «I figli vanno lasciati liberi», dice papà Ugo. Lo stesso mantra, la stessa ricetta – vincente – di casa Sinner. […] Il dna di Jas, ragazza “normale” che naviga da campionessa in un mondo di fisici bestiali, è un incastro benedetto che mette insieme Italia (papà), Polonia (mamma) e Ghana (nonno). Tennisticamente, è invece una favola tutta italiana nata nella magica provincia toscana che ha partorito anche Lorenzo Musetti: sbocciata al Tc Mirafiume di Bagni di Lucca, transitata per il centro tecnico di Tirrenia, raffinata dalla sapienza di Renzo Furlan e dalle cure di giardiniera dell`anima di Tathiana Garbin. Accompagnata dai consigli della sua compagna di doppio Sara Errani. Una favola, fra l`altro, che sembra non finire mai. Ripetersi, a 29 anni, dopo le finali Slam e l`oro olimpico dello scorso anno, dopo l`addio a Furlan e l`arrivo di Marc Lopez, ex compagno di doppio di Nadal, sembrava, se non una mission impossible, una strada in salita fra dubbi e acciacchi. Ma Jas è Jas, «una che non molla mai», come dice Paolini senior. A Roma ha perso appena un set, giocando la migliore delle sei partite proprio in finale. Lo ha fatto picchiando dall`inizio alla fine senza paura sulle ferite tecniche di Coco, diritto e seconda di servizio; variando e resistendo, manovrando con costanza quella che anche Wilander considera la sua vera forza: l`intelligenza. Il risultato sono 55 errori gratuiti (e cinque servizi persi) per Coco e una coppa nelle mani di Jasmine. Che al Foro oggi ha un ultimo impegno da onorare la finale di doppio a fianco di Sara. Da domani tornerà numero 4 del mondo, e può prenotare per Parigi un destino persino più grande della finale dello scorso anno. […]

La finale dei re (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Sono diventati grandi. E adesso, come i giganti, portano il mondo sulle spalle. Jannik e Carlos, i nuovi imperatori: e dove, se non a Roma, poteva riaccendersi la competizione tra i prodigi della nuova generazione? La rivoluzione è davvero compiuta: l`ultima volta che al Foro in finale si affrontarono due top 3 in classifica era il 2021, Djokovic contro Nadal. Oggi Sinner e Alcaraz rappresentano la continuità con quel periodo mitologico, che rimane al momento irraggiungibile ma forse non irripetibile. Personalità, talento, contrapposizione di stili: la Volpe Rossa e Carlitos non sono così lontani da quel paradiso e hanno già il loro posto tra le rivalità più leggendarie della storia. Ma i giorni dell`idillio sono finiti, i ragazzi che si scambiavano parole al miele, che si allenavano insieme ad Alicante a dicembre del 2023 scordandosi di essere gli epigoni di una nuova era del tennis e dunque destinati a scontrarsi a lungo e anche duramente, non esistono più: rimane il rispetto, resta la consapevolezza che come già accaduto per i Big Three le loro partite li porteranno a spingersi oltre i limiti; però l`amicizia è evaporata. C`entra di sicuro il caso doping di Jannik, perché Alcaraz non ha mai preso una posizione completamente innocentista e i suoi ondeggiamenti non sono passati inosservati al clan azzurro, ma soprattutto si è imposta in entrambi la convinzione che la sfida per il dominio non si concili con la tenerezza: Federer e Nadal costituiscono un unicum (e all`inizio non erano neppure amici, anzi), Sinner e Alcaraz sanno che i prossimi anni saranno marchiati dal loro fuoco, da avversari acerrimi e non da compagni di giochi. E Carlos, alla stampa spagnola, lo ha ammesso perfino con un pizzico di ingenuità: «Se mi sono sentito con Jannik nei tre mesi della squalifica? No. Alla fine ognuno di noi guarda a se stesso. Non ho parlato con lui. Facciamo parte di un circuito, abbiamo un buon rapporto ma non siamo poi così vicini, non posso avere un`amicizia stretta con una persona che voglio battere. Siamo rivali, ma sono contento che sia tornato in campo e stia bene. Posso capire che sia un po` amareggiato che alcuni non siano fatti vivi, ma è così…» . Parole come pietre. Dunque, d`ora in poi parlerà solo il campo, E oggi, nel loro 12° confronto diretto, con lo spagnolo che ha vinto gli ultimi tre ed è al momento l`ultimo rivale ad aver battuto Sinner (finale di Pechino, 2 ottobre 2024), arriveranno risposte pesanti sul presente e sul futuro. La finale più bella, quella sognata dagli appassionati, ma alla vigilia di certo poco pronosticata, perché il loro avvicinamento era stato carico di dubbi: Jannik al rientro dopo la squalifica, Alcaraz alle prese con un doppio infortunio da cui ha recuperato solo un paio di giorni prima dell`inizio del torneo. Però sono giganti, appunto, e il percorso verso la gloria di Roma ha confermato la loro grandezza anche di fronte alle avversità. […] Sinner è conscio che il match riserverà letture da interpretare: «Mi fa molto bene giocare contro Carlos prima di Parigi e Wimbledon, mi dà un bel punto di riferimento per capire dove sono e dove devo migliorare se voglio vincere gli Slam. Siamo due giocatori totalmente diversi, ma le nostre partite sono di alto livello perché ci spingiamo a fare cose che in genere non facciamo. Stavolta, però, per me è diverso, voglio solo capire a che punto sono. Le ultime sfide le ha sempre vinte lui: vediamo cosa ne esce». Ma amici mai. Non più. 

Da Villena a Roma, un duello tra big (Lorenzo Ercoli, Corriere dello Sport)

C’erano i Fab Four, poi diventati i Big Three. Ora è un discorso a due. Servirebbe un nuovo appellativo per Sinner e Alcaraz. Due storie, due visioni del mondo: la scrupolosità maniacale di Jannik contro “A mi manera” di Carlos. Due strade diverse per diventare più forti di tutti gli altri, con buona pace degli emergenti Shelton, Mensik e Fonseca, almeno per un po’. Solo due anni li separano: l`azzurro è del 2001, lo spagnolo del 2003. Hanno vissuto due adolescenze ben diverse. A 14 anni Jannik si era appena trasferito a Bordighera, agli ordini di Riccardo Piatti, per provare a darsi una chance nel tennis, senza alcuna certezza. Carlos, invece, quella certezza l`aveva già, allenato dall`ex numero 1 Juan Carlos Ferrero. Negli anni, i due iniziano a sentir parlare l`uno dell`altro. Il primo vero incrocio arriva il 2 aprile 2019, primo turno del Challenger di Alicante. Alcaraz, sedici anni e zero punti ATP gioca il suo primo match nella categoria. Sinner, un mese prima vincitore a sorpresa del Challenger di Bergamo, è sulla rampa di lancio. Vince a sorpresa il murciano: 6-2 3-6 6-3. Quel match, su terra a Villena, non conta nel bilancio ufficiale del circuito maggiore (dove ora Carlos è avanti 6-4). là stampa di settore parlava a ragion veduta di rivalità del futuro. L’ascesa è per entrambi da record: Sinner entra in Top 100 a novembre 2019 (campione alle Next Gen Finals). Alcaraz lo raggiunge a maggio 2021. Il divario si assottiglia rapidamente: Top 10 per Jannik a novembre 2021, per Carlos a maggio 2022, forte del titolo a Miami, primo Masters 1000 della carriera. Jannik romperà il ghiaccio nella categoria ad agosto 2023, trionfando a Toronto. Il 2022 è l`anno di svolta per entrambi. Per Sinner, il bisogno di evolversi porta all`addio a Piatti e all`inizio dell`era Vagnozzi-Cahill. Per Alcaraz, invece, è l`anno della consacrazione: a settembre conquista gli US Open e la vetta del ranking a 19 anni, 4 mesi e 7 giorni. Nessuno era mai arrivato così giovane in cima al mondo. L’ultimo anno e mezzo di Sinner è stato un crescendo inarrestabile: due Australian Open, uno US Open, le ATP Finals, due Coppe Davis e, a giugno 2024, la vetta del ranking (domani festeggia la settimana numero 50). Alcaraz, nel frattempo, ha mostrato anche le sue fragilità. Ha avuto passaggi a vuoto, momenti in cui sembrava meno extraterrestre. Ma ogni volta è tornato più forte. Lo scorso anno ha alzato il suo terzo e quarto Slam, a Parigi e a Wimbledon. Nel 2024, tre vittorie pesanti hanno permesso ad Alcaraz di ribaltare l`inerzia negli scontri diretti. Oggi il bilancio dice 6-4 per lo spagnolo: un dato embrionale, destinato a cambiare, perché questa rivalità ci accompagnerà per almeno un decennio.[…]

Sinner scende nell’arena (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Come vada giocata una finale di tennis a Roma, non credo in molti siano in grado di spiegarlo. Neanche chi ha avuto in sorte di giocarla davvero, in tempi più o meno lontani. Salvo rifarsi a consigli generici, utili al tennis come a ogni altro sport. Divertiti, tieni bassa la pressione, attieniti al piano di gioco, credici fino in fondo. Venerdì sera, quando la riscossa di Sinner ha cominciato a prendere forma, sul 3-0 del secondo set in suo favore, e Paul dava i primi segni di stordimento dopo aver condotto il gioco nel primo set, una voce dall`alto della tribuna non ha potuto fare a meno d`intervenire: «Daje Tommy, che te c`ha fatto crede». Infida è dir poco, come si vede, perché sotto mentite spoglie. Un finto sostegno all`americano, per dirgli che tutto ciò che aveva fin lì ottenuto, era stato gentilmente offerto dall`altro. […] Roma, a ggente, il suo popolo, non ha mai rinunciato a sentirsi protagonista. Basta non esagerare. Ma è nel suo dna essere parte in causa di un evento, così come per i romani sentirsi cittadini del mondo, ad honorem, anche chi il mondo non l`ha mai visto. È la quarta finale che seguo con un italiano protagonista, da quando ho cominciato a scrivere di tennis, nel 1976. Ma le prime tre videro in campo due romani, ed era tutto diverso, Panatta (1976 e 1978) e Zugarelli
(1977) erano i figli dei romani che facevano il tifo per loro. Stavolta, l`italiano viene dai monti di Sesto Pusteria, da un piccolo paese, ma è il numero uno, il più forte fra tutti. E ha saputo presentarsi con una bella frase: «Roma è sorprendente, oggi mi sono allenato in uno stadio che conteneva cinque volte gli abitanti del paese in cui sono nato». Roma l`ha preso in consegna da subito, ne ha titillato gli umori e gli estri, gli ha fatto da scorta e da riparo, facendolo sentire amatissimo. Sinner, il suo tennis, la sua presenza in campo, la sua essenza misurata da campione che non ama essere necessariamente una star, ha riportato la città verso uno sport che ha sempre amato. È stato come una scossa, Jannik, quella che serviva. Non è romano, parla tedesco, ma è italiano, è il più forte, vince i grandi tornei. […] Panatta fu un mito, e a volte viene da pensare che lo sia ancora. Se un italiano deve riprendersi il titolo, dovrà essere un mito anche lui. Ma è il match più difficile, l`avversario più difficile, l`unico che lo batta più spesso di quanto non riesca a fare lui. La sua nemesi, in qualche modo, perché diverso come la notte (della quale lo spagnolo è un frequentatore assiduo, dicono) dal giorno. Dietro in classifica, ma avanti nelle vittorie degli Slam (4-3), nei testa a testa (6-4), nei Masters 1000 (6-4), nei premi vinti (40 a 39 milioni) e di due anni più giovane. Carlos Alcaraz è il tennis che Jannik Sinner non rappresenterà mai, il tennis che nasce da dentro, che si lascia trascinare dall`istinto, che vuole stupire, e certe volte sembra proporsi con l`unica volontà di strappare applausi. È un campione vero, Carlitos da Murcia, uno spagnolo più vicino a Federer che a Nadal. Ma è anche un ragazzo di 22 anni (da poco compiuti) che deve crescere e prendere possesso di tutte le sue facoltà. Uno che tende ancora ad affliggersi, se non a spaventarsi, dei dubbi che assediano la vita di un giovane, di un tennista, di ognuno di noi. Una fase della crescita che Sinner ha già superato, più quadrato e disposto a lavorare su se stesso. Amici forse, ma più negli anni addietro, oggi meno. Qualcosa è intervenuto fra i due, e non ha del tutto ragione Alcaraz quando copre i silenzi di questi ultimi mesi con le presunte regole del tennis moderno, che cancella l`amicizia con la rivalità. Quando Sinner si è detto stupito e dispiaciuto di non essere mai stato cercato da alcuni dei suoi colleghi, nei mesi della squalifica, il primo cui stava pensando era proprio Carlos. «E’ vero», la replica, «non mi sono sentito con lui, e posso capire che ne sia rimasto amareggiato. Abbiamo un buon rapporto, ma facciamo parte di un circuito che impone di sentirsi, prima di tutto, rivali. Sono contento che sia tornato, perché la sua presenza è un bene per tutti. Oggi è lui il numero uno, l`uomo da battere». E sia, ognuno può pensarla come vuole, ma sui mesi della squalifica ingiusta, sulle difficoltà che Sinner ha vissuto all`interno dello spogliatoio, sarebbe stato opportuno farsi un`idea. E chi si è sentito a favore di Jannik, un sms gliel`ha inviato. Sarebbe bastato quello… Ma Sinner perdona, forse. Io meno. […] «Sarà una finale che si deciderà su pochi punti, come tutti i loro match», avverte coach Cahill. Roma ci sarà. Tre finali italiane, e la festa è già cominciata. Nel nome di Jasmine Paolini.


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