Quando ci si mettono i francesi sanno davvero essere straordinari. Si ha un bel irridere la loro propensione alla “grandeur”, ma va dato a Cesare quel che è di Cesare. La cerimonia dedicata a Rafa Nadal, il campione di 14 Roland Garros e il protagonista dell’unico record che io ritengo non verrà mai battuto, è stata fantastica per l’organizzazione e l’atmosfera che ha saputo creare. E sarebbe stata certamente meno bella e universalmente apprezzata se fosse stata realizzata per un campione francese, perché si sarebbe forse parlato di eccesso di sciovinismo nel Paese di monsieur Chauvin.
L’hanno invece creata – e bellissima – per un fenomeno spagnolo. Con la partecipazione più coinvolta e sentita del pubblico che per Rafa ha sempre avuto un debole dacchè venne qui a vincere a 18 anni. E gli vogliono ancora bene adesso che fra 10 giorni compierà 39 anni.
Sette minuti di standing ovation di applausi rimbombanti nel Philippe Chatrier, cori a squarciagola Ra-fa!, Ra-fa!, Ra-fa che facevano venire i brividi anche a chi – diversamente dal sottoscritto – non lo aveva seguito e “scoperto” dacchè non aveva ancora 17 anni, nell’aprile del 2003 quando davanti a pochi spettatori e sotto le luci artificiali del Country Club di Montecarlo finì per battere il campione in carica del Roland Garros Albert Costa 7-5 6-3, con sì e no tre giornalisti presenti verso le 2: erano andati quasi tutti alla soirée des champions allo Sporting di Montecarlo.
Prima ancora di quegli applausi e di quei cori non erano mancate le solite “Ola”, ma lo spettacolo del pubblico era collegato a una coreografia meravigliosa, con una decina di migliaia di spettatori che indossavano le magliette dello stesso rosso della terra battuta con su scritto “Merci Rafa” all’altezza del cuore, salvo che per due chiazze bianche per ciascuna tribuna prospiciente il lato lungo del rettangolo di gioco: quelle macchie bianche servivano a costruire una mega scritta RG 14 in mezzo a quella montagna rossa.
Poi c’era stata anche la discesa in campo dei tre grandi rivali Roger Federer, Novak Djokovic e Andy Murray che con Rafa avevano rieditato il mito dei Beatles, i Fab Four della racchetta contro i quali il maiorchino ha lottato per ben 124 volte in gara superandoli in 70 occasioni (“Quella di vederli qui oggi non è stata una vera sorpresa…che avrebbero cercato di coinvolgerli me l’aspettavo, Novak è qui, Roger e Andy insomma…Rivali in campo, ma amici fuori…non è questo un bel messaggio?” ha sorriso Rafa in conferenza stampa).
Già che ho dato qualche numero apro un inciso per ricordare che Rafa ha vinto in carriera 1080 match ufficiali sui 1308 disputati.
Lo show si è dipanato attraverso i video e le foto sul mega schermo dei suoi 14 trionfi, dal 2005 in poi. Poi la gran sorpresa: la scoperta dell’orma del piede di Rafa da sotto la terra dello Chatrier. “Pensavo che magari sarebbe stato fatto qualcosa per questo torneo, ma non per sempre…”. Insomma è stato tutto così commovente che Rafa Nadal non è stato il solo a non riuscire a trattenere le lacrime. Beh, lui ha pianto per un’ora di fila…Quasi un set e mezzo in questo Roland Garros dove lui ha trionfato per 14 volte e per 112 partite su 116 (le sole sconfitte sono arrivate due volte da Djokovic, 2015 e 2021, da Soderling nel 2009, da Zverev lo scorso anno). Nel 2016 non perse. Si ritirò, vittima di uno dei suoi tanti infortuni.
Vicino a me, in tribuna stampa, gli spettatori di questa giornata memorabile (non dico storica perché non voglio esagerare, però un po’ lo è stata! Nel senso che nel tennis non ne avevo mai vissuta una analoga, per nessuno dei grandi campioni che pure in mezzo secolo mi è capitato di raccontare) con gli occhi lucidi, erano in stragrande maggioranza. Tutto il mondo, la Francia intera e non solo il Roland Garros ha celebrato Rafa. E i francesi hanno naturalmente gradito la spontanea dichiarazione di Rafa: “Mi avete fatto sentire più francese!”
La “giornata Nadal” ha fatto passare in secondo piano tutto il resto. Le vittorie di a) Musetti con Hanfmann (7-5 6-2 6-0), con il tedesco che era stato a 2 punti dal primo set sul 5-4 e 0-30 quando serviva Lorenzo, b) di Gigante (64 62 60) con il libanese Hassan, c) di Paolini (61 46 63) sulla cinese Yuan che l’ha fatta preoccupare strappandole il secondo set. Vanno registrate le sconfitte tutto sommato prevedibili di Stefanini con la svizzera Teichmann (64 64) che trionfò anni fa a Palermo, di Nardi con Marozsan (62 63 76). Ha lottato invano per 5 set Sonego con Shelton, ma il risultato ha ricalcato quello dell’Australian Open: 64 46 36 62 63 (con doppio break finale a dimostrare che l’americano è tennista più vincente anche se certamente non uno specialista della terra rossa…dove però ha fatto progressi).
Le teste di serie eliminate in questa domenica d’avvio sono state in capo maschile, Machac n.21 (Halys), Nakashima 28 (Navone), Michelsen 32 (Juan Manuel Cerundolo). Fra le ragazze n.26 Kostyuk (Bejlek), 27 Fernandez (Danilovic), 28 Stearns (Lys) 29 Noskova (Potapova).
Questa domenica hanno giocato sei azzurri. Oggi gli italiani in campo sono cinque, Sinner nel serale contro Rinderknech, Zeppieri con Alcaraz, Darderi con Korda, Bronzetti con Alexandrova e Cocciaretto con Townsend. Devono giocare domani gli ultimi 4: Cobolli con Cilic, Arnaldi con Aliassime, Bellucci con Draper, Passaro con De Jong.