Musettì! E Parigi si innamora (Daniele Azzolini, Tuttosport)
Musetti ha tempi e modi differenti dagli altri, e ora che le cose si sono messe per il verso giusto, e il lavoro svolto su se stesso, il più lungo e faticoso che vi sia, è ormai alla fine, sta imparando a disporli sul campo e a farne il corredo delle proprie avventure nel tennis. Ritrovare se stessi, giorno per giorno, non ha bisogno di fretta. C’è chi vi riesce subito e si mostra sempre spavaldo e chi è costretto a combattere con se stesso per sgomberare il campo dai dubbi. […] Musetti oggi fa parte della schiera dei combattenti, che sono la maggioranza. […] È più interessante, invece, osservare come si trasforma nel corso del match. Come si riconcilia con la parte più riottosa di sé. Eppure ne viene a capo, quasi sempre, qui aggiustando un dritto più indolente a mettersi in moto, là avvitando al meglio un rovescio che rischia di non essere preciso come vorrebbe, e poi di nuovo affilando una volée che non riesce a essere pungente. Così facendo, appiana le proprie incertezze e si risana. Ha un tennis che vola alto, Musetti, figlio dei suoi estri, ma un cuore operaio. E per questi motivi che non mi aspetto mai di vederlo scendere in campo con la certezza di avere la vittoria in tasca. Non sarebbe lui. Lorenzo è come un transformer […]: tiri da una parte. tiri dall’altra e l’innocua macchinina diventa un oggetto spaziale dai poteri infiniti. In questi mesi dedicati alla terra rossa, i cambiamenti apportati al suo corredo tennistico sono apparsi ormai operativi. E i risultati sono stati più che apprezzabili. Una finale a Montecarlo, due semifinali a Madrid e Roma, l’ingresso nei primi dieci, al nono posto, poi migliorato con l’ottavo, e da oggi ancora un gradino più in alto, al settimo. Da un dna fondato sulla fantasia sono state estratte pepite preziose. Pazienza, solidità, pieno controllo dei suoi mezzi. Ieri gli è stato dato il compito di inaugurare l’edizione 2025 del torneo maschile, sul Centrale che subito dopo si sarebbe trasformato in palcoscenico per l’ultima passerella di Rafa Nadal nel torneo che l’ha visto 14 volte vincitore. «Ovvio che abbia sentito la pressione. è stato un grande onore fare da anteprima al tributo per Rafa. il tennista che più di tutti ha dato un’impronta al nostro mestiere, grazie alla sua etica del lavoro». E pensate che uno così possa scendere in campo per fare strame del suo povero avversario? L’ha presa alla larga, infatti, com’è giusto con un tedesco privo di titoli ma di buona esperienza, uno che l’ha battuto due volte nelle tre occasioni in cui si sono affrontati […], e che ha superato le qualificazioni dunque ha già tre match nelle gambe. Musetti ha permesso a Yannick Hanfmann di mostrare il proprio repertorio, fondato principalmente sul servizio, e se l’è presa con il vento che non gli permetteva di lavorare con calma sulla costruzione del match. Ma ha tenuto botta, e alla seconda occasione, dopo una palla break dispersa nel quinto game, ha operato il sorpasso e se n’è andato. Lì il match è cambiato. Lorenzo ha fatto pace con se stesso e tutto è diventato facile. Ed è stato un crescendo che al pubblico è piaciuto moltissimo. Due set ispirati, nei quali Musetti ha scritto di tennis in punta di racchetta. Talmente limpidi, nella manovra e nelle intenzioni da obbligare Hanfmann a rivolgersi al proprio angolo con espressioni irate. «Non so più che cosa fare. Avete un consiglio per me?». «Divertiti e non ci pensare». gli hanno risposto. Ma il match era già al termine, tra gli applausi «Partita difficile, all’inizio, poi mi sono ritrovato. Ho vissuto un mese incredibile», ha confessato Musetti, «so di essere migliorato, ma sono convinto che il meglio debba ancora venire. Mi manca un passo per raggiungere i più forti, ma so di poterlo compiere». Il Roland Garros potrebbe rivelarsi il torneo giusto. Ma i tempi e i modi sarà lui stesso a sceglierli.
Paolini in chiaroscuro. «Ero un po’ nervosa» (Gianluca Strocchi, Tuttosport)
Una partita dai due volti, nella quale però nel momento della verità Jasmine Paolini ha fatto valere la sua personalità e il maggior tasso tecnico. È stato un esordio complicato ma vincente quello dell’azzurra al Roland Garros, dove dodici mesi fa si era regalata una prima storica finale Slam […]. Nell’incontro che chiudeva il programma sullo stadio intitolato a Suzanne Lenglen la n.4 del mondo e del seeding si è imposta con il punteggio di 6-1 4-6 6-3, in un’ora e 38 di gioco, sulla cinese Yue Yuan, così da inanellare il settimo successo di fila (la sua striscia di vittorie più lunga) dopo quelli che le erano valsi il trionfo al Foro Italico. Dopo un primo set a senso unico, conquistato in appena 20′, nel secondo parziale la 29enne di Bagni di Lucca ha accusato un passaggio a vuoto subendo la reazione dell’avversaria […] che le ha strappato due volte la battuta, prima nel terzo game (con immediato contro-break tricolore) e poi nel quinto […]. Alti e bassi per la toscana proseguiti nella frazione decisiva quando dal 2-0 in suo favore Paolini ha perso due volte il servizio e si è ritrovata sotto 3-2. Da quel momento, però, l’azzurra ha cambiato marcia, conquistando quattro game di fila e chiudendo il discorso con un eloquente parziale di 14 punti a 0. «È stato un match durissimo – il commento di Jas […] – Dopo il primo set sapevo che lei poteva giocare molto meglio. Ho subito un po’ la tensione, ho vissuto tante emozioni ma sono contenta di essere riuscita a farcela. È grandioso essere tornata qui, questo per me è un posto speciale: la finale lo scorso anno, poi le Olimpiadi. Spero di giocare meglio al secondo turno… Da chi ho preso il sorriso? Da mia madre. Sorrido sempre perché faccio quello che amo: il tennis è la mia passione e il mio lavoro. Vincere a Roma è stato speciale, era il torneo che vedevo da piccola: mi ricordo di Rafa, di Roger. Mi sono divertita tantissimo nelle due settimane e il tifo è stato incredibile. Al 2° turno Paolini troverà la vincente del derby australiano tra Ajla Tomljanovic (n.71) e Maya Joint (n.53), fresca di primo titolo Wta a Rabat. Niente da fare, invece, per l’altra toscana Lucrezia Stefanini, che dopo essersi guadagnata la sua prima volta in main draw all’ombra della Tour Eiffel ha ceduto con un periodico 6-4 all’elvetica Jil Teichmann (n.97). Sfuma così per la 27enne di Carmignano (n.153) il sogno di una possibile sfida con Aryna Sabalenka, che ha cominciato la sua avventura parigina in maniera travolgente lasciando appena un game alla russa Rakhimova. « […] Cosa motiva le ragazze? L’ambiente in cui cresci conta moltissimo. Da noi, in Bielorussia o in altri Paesi dell’Est, la vita è più dura. Il tennis è spesso una via per cambiare le cose. Gli allenatori sono severi, molto esigenti, a volte anche duri nel modo in cui si pongono. È un sistema che ti rafforza, ma può anche spezzare chi non ha la tenuta mentale. Però chi sopravvive a quella scuola è pronto a tutto». […].
Rafavoloso (Stefano Semeraro, La Stampa)
Un’onda rossa d’amore che sventaglia le tribune del centrale del Roland Garros, e lì in mezzo, vestito di nero, Rafa Nadal. Incapace di parlare per dieci minuti, mentre tutti gridano il suo nome, con indosso una maglia color terra che riassume un sentimento comune: grazie Rafa. L’addio che Malaga non era riuscito a dare all’uomo capace di vincere 14 volte il Roland Garros glielo regalano Parigi, la Francia, il mondo del tennis. Tutta la sua famiglia in prima fila, il piccolo Rafa junior che batte le mani e alla fine finirà nelle sue braccia, mamma Sebastian, mamma Anna Maria, la sorella Isabel, la moglie Mary, lo zio e coach Toni («Se sono qui è per merito tuo, solo noi sappiamo quanto è stata dura, ma ne è valsa la pena»), persino due nonne ultraottantenni […]. Rafa ci prova, manda giù e si trattiene. Poi crolla, piange a dirotto, vittoria e sconfitta mai erano riuscite a piegarlo come l’amore della gente. «Non è facile, dopo aver giocato qui per venti anni, tutte le gioie, le sofferenze…». E la voce gli si rompe ancora. Rafa abbraccia gli uomini che dietro le quinte del torneo lo hanno aiutato e accudito fin dal 2004 […]. Quando in scena entrano Federer, Djokovic e Murray («Se lo sapevo? No, ma me l’aspettavo…) è l’apoteosi. «La cosa più bella è che in campo ci siamo battuti al massimo – dice guardandoli negli occhi -. Ma in una maniera corretta, leale, bella, mostrando al mondo che è possibile». Si stringono in un abbraccio, i Fab Four, e come dice Lorenzo Musetti, l’ultimo a scendere in campo prima della cerimonia, «hai la sensazione anche drammatica che un’epoca stia finendo». Ma sullo Chatrier il tempo sembra sospeso, il presidente della federazione francese Moretton e Amelie Mauresmo, direttrice del torneo, mostrano a Rafa l’impronta del suo piede, che come a Hollywood rimarrà per sempre impressa sul campo. […] Il giro di campo finale è emozione allo stato puro. In conferenza stampa scherza, il campione («Con Andy non ci sentivamo da un po’, ma un secondo dopo che l’Arsenal ha battuto il Real Madrid mi ha messaggiato chiedendomi se stavo bene…»). Dispensa saggezza, apre il suo cuore. «Sono 8 mesi che non tocco una racchetta, e all’inizio non mi sentivo più competitivo in nulla. Non è stato divertente. Ma è passato. La mia dote più importante? La determinazione, la passione. I titoli più belli? Quelli più sofferti». Come vuole essere ricordato? «Come uno che la gente ha piacere di rivedere. Non ho mai pensato di essere un tipo speciale, e se qualcuno batterà i miei record non mi stupirà. Anche se ci vorranno almeno 14 anni…». […] Grazie Rafa, di cuore, di tutto e per sempre.
Nadal agli altri favolosi. «Oltre i miei limiti per la nostra rivalità» (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)
Tutti i brividi del mondo. E quando quei quattro si sono ritrovati di nuovo insieme su un campo da tennis, questa volta con il completo elegante e senza gli occhi di brace della competizione, al Roland Garros probabilmente hanno versato lacrime perfino i muri. […] Parigi e Nadal, un matrimonio per l’eternità: un anno dopo l’ultima partita giocata da Rafa sullo Chatrier e sei mesi dopo il ritiro definitivo, lo Slam francese glorifica con una cerimonia che tocca le corde più profonde l’uomo da cui si è fatto conquistare per 14 volte. All’omaggio, ovviamente, non potevano mancare i rivali che sfidandolo hanno contribuito a costruirne il mito e ad accrescere il proprio. E dunque abbracci […] con Federer, Murray e Djokovic, che dopo il trionfo a Ginevra di sabato aveva spiegato cosa avesse significato emozionalmente il ritiro di Rafa: «Quando Nadal ha lasciato il tennis, ho provato una sensazione che non avevo mai provato prima. Una parte di me se n’è andata con lui, avevo perso le motivazioni, sul campo non provavo più la stessa gioia». Nel suo discorso dal leggio in mezzo allo Chatrier, durante il quale si è più volte interrotto per la commozione, il campione di Manacor ha ringraziato la famiglia, la moglie, gli allenatori, gli amici e tutti coloro che lo hanno sostenuto. «Questo campo, questo torneo, mi hanno regalato le emozioni più grandi e indimenticabili della mia vita». Poi, a mente fredda, ha ricordato le vittorie più belle a Parigi: «La prima del 2005, poi quella del 2012 perché avevo perso tre finali Slam di fila. E ancora il 2020, che fu una sorpresa visto il contesto […] e il livello di gioco che ho espresso. E poi l’ultima, nel 2022, perché è stata la più dura e la più sofferta di tutte». E sulla presenza degli altri Big Four: «Non mi avevano anticipato nulla, ma un po’ me l’aspettavo: è stata la rivalità con loro a spingermi oltre i miei limiti. Se non fossimo stati in quattro, non sarebbe successo». Fino a convincere il Roland Garros a dedicargli sul Centrale una targa con la sua impronta che rimarrà per sempre: «E’ stato il momento in cui ho pianto di più perché mi sono reso conto che rimarrà in questo posto in eterno». Buona vita, Leggenda.