La vittoria più importante della carriera di Matteo Gigante – che ha eliminato Stefanos Tsitsipas al secondo turno del Roland Garros – porta in calce anche la firma di un siciliano. Uno che nel tennis si è fatto da solo, senza scorciatoie, con le mani nella terra e gli occhi puntati in alto. Si chiama Marco Gulisano, viene da Catania, e oggi più che mai si gode il suo allievo, capace di domare l’ex numero 3 del mondo nonché due volte finalista a Parigi, sul Court Simonne-Mathieu con personalità, coraggio e un tennis che non ha più nulla da invidiare a quello dei “grandi”.
“Battere Tsitsipas è una bella soddisfazione,” racconta a caldo il tecnico etneo, in una one to one con Ubaldo Scanagatta, con il tono pacato di chi ha vissuto davvero ogni metro di questo percorso. “Sono contento per Matteo, perché per arrivare fin qui ha superato tante difficoltà. Questa partita è il riconoscimento per gli sforzi fatti. Sono contento per lui e anche per me.”
Già, perché dietro la maschera tranquilla di Gigante si nasconde un lavoratore metodico, ma anche dietro quella di Gulisano. Non è un ex pro con passato da top 100 e curriculum da ATP: Marco viene dalla trincea del tennis italiano da quella Catania che ha il tennis nel suo DNA. Ha iniziato da bambino al Montekatira, poi passato al Panda di Aci Sant’Antonio è stato giocatore in Serie B con il Mediterraneo e il Circolo del tennis e della Vela a Messina, ha chiuso poi la carriera al TC Caltanissetta per poi iniziare ad allenare con i fratelli Tabacco. “Sono stato un giocatore di seconda categoria, cresciuto a Catania prima di trasferirmi a Roma da Vincenzo Santopadre, alla Rome Tennis Academy,” racconta. Una vita di battaglie nei tornei open, sui campi di provincia, con il vento di Sicilia che lo spingeva avanti. “Fabio Rizzo e Alessio Di Mauro mi hanno messo nelle condizioni di poter fare questo mestiere, poi Vincenzo mi ha dato la convinzione definitiva per continuare. Con lui ho seguito prima Matteo Berrettini, poi il fratello Jacopo e infine Matteo (Gigante, n.d.c). Ora mi occupo solo di lui, 12 mesi l’anno, stiamo crescendo insieme aiutandoci a vicenda.”
Una squadra piccola ma affiatata, che vive il circuito con passione e autoironia. “Matteo è un ragazzo tranquillo, juventino sfegatato, un simpatico introverso. Io e Andrea Chiricozzi, il preparatore, gli facciamo scherzi e lui ci sta. Viene da una famiglia di supertifosi di tennis, soprattutto il nonno, che lo sostiene da sempre.”
Gulisano parla con l’affetto di chi ha visto sbocciare un talento quando ancora nessuno lo considerava. “Ho iniziato a credere in lui già all’Accademia di Santopadre, anche quando aveva zero punti a livello under 18. Ho sempre pensato che potesse giocare ad alto livello, ma che potesse fare una partita così con Tsitsipas, sinceramente, non lo immaginavo. Però l’ha preparata bene. Ha saputo gestire la pressione, ha fatto tutto giusto.”
E poi c’è quella frase che è anche una dichiarazione d’intenti: “Può giocare a questo livello. Spero che se ne renda conto.” Perché se è vero che Gigante ha talento e che ha già fatto intravedere sprazzi di tennis da top 50, è altrettanto vero che il salto mentale è quello più difficile. “È un ragazzo che sta maturando, e nel maturare ci sono tanti dubbi,” ammette il coach. “Quella del tennista è una vita che ti mette di fronte a tante difficoltà, che lui sta cercando di superare.”
Dal cemento alle emozioni forti. Matteo ha vinto più tornei sul duro, ma il cuore resta sulla terra: “Se dovesse scegliere il match della vita, lo vorrebbe su terra,” confessa Gulisano. “Anche se, tra i tanti ricordi, uno dei più forti è quello sul veloce di Bangkok. Al primo turno era sotto di un set e un break, voleva tornare a casa. E invece ha vinto il torneo”.
Una vittoria da capovolgimento emotivo, proprio come quella contro Tsitsipas. Che ora cambia tutto: punti, classifica (dopo il Foro Italico era numero 132), ma soprattutto consapevolezza.
Ora l’ostacolo si chiama Ben Shelton, uno che ama le superfici veloci ma che anche sulla terra sta trovando continuità. “Shelton è fortissimo,” riconosce Gulisano, “ma ha dimostrato di poter giocare anche su terra rossa. Parlerò con Vincenzo Santopadre, che ha visto il match contro Sonego. Come sempre, cercheremo di prepararci al meglio”.