E’ dura la vita del tennista. Ben più di quella dei mediani cantati poeticamente da Ligabue. Negli anni venti del Duemila, soprattutto. Non che prima fosse facile, per carità, ma nell’era moderna i tornei si susseguono di continuo, e a volte non c’è margine per nulla, neanche per prendere una boccata d’aria rigenerante e provare a risalire la china di un periodo negativo in cui la rete e la pallina sembrano quasi degli ostacoli insormontabili. Quando sei il numero 7 del mondo, poi, le cose –se non girano a dovere – si fanno ancor più complicate. Non lo scopriamo di certo oggi: è un ingranaggio diabolico, il tennis. Dove vince chi riesce a metter più distanza tra se stesso e la pressione costante.
Taylor Fritz, è abituato da sempre alle luci della ribalta. Ci convive da quando ha fatto il suo ingresso ufficiale nel circuito (torneo di Nottingham, anno 2015, vittoria all’esordio contro Pablo Carreno Busta) e tutti o quasi gli hanno affibbiato il peso del Rinascimento tennistico americano. Guy Fritz, suo padre, è un allenatore di tennis, mentre la madre Kathy May è un’ex tennista che ha raggiunto la top 10. Fritz, che ha imparato a giocare a tennis a due anni dai sunnominati genitori e i cui idoli d’infanzia sono stati Juan Martín Del Potro e “un certo” Pete Sampras, ha imparato presto – e a proprie spese – che talento e disciplina devono convivere in maniera quasi maniacale per raggiungere gli obiettivi prestabiliti.
Detto questo e senza girarci troppo intorno, il primo semestre del 2025 non ha rappresentato un gran bel periodo per l’attuale numero 7 del mondo. La stagione sulla terra rossa, infatti, ci ha raccontato di un Fritz piuttosto al di sotto delle proprie potenzialità. Una sorta di vortice negativo che ha toccato il proprio apice nella sconfitta rimediata al primo turno del Roland Garros edizione 2025 – Taylor non perdeva all’esordio in uno slam dallo US Open 2022 contro Bolt, in quel di Parigi dal 2018 e da numero 68 al mondo – contro Daniel Altmaier. Una vera e propria debacle, in pratica, che si unisce alle sconfitte premature di Roma, Madrid e Ginevra. Per il californiano, il percorso stagionale sulla terra battuta è terminato con sole 3 vittorie in questo 2025. Un bottino magro, magrissimo, che non rende giustizia a uno dei giocatori meno “appariscenti” ma più talentuosamente concreti del circuito ATP.
L’unica gioia (se così la possiamo definire), della stagione in corso, probabilmente è arrivata sul cemento di Miami, dove Taylor si è dovuto arrendere al talentuoso tennista ceco Jakub Mensik, che l’ha battuto in semifinale prima di conquistare il primo titolo Masters 1000 della carriera contro Djokovic. Insomma, in momentacci del genere, risulta davvero complicato riuscire a trovare una soluzione. Non basta buttare il cuore oltre l’ostacolo, serve di più. Il problema è capire cosa. Quale chiave inserire per sbrogliare la matassa. In tal senso, qualche domanda dev’essersela posta lo stesso Taylor. “E’ una fase davvero deludente per me“. Ha spiegato l’atleta statunitense nell’immediato dopogara post-sconfitta con Altmaier. “Nelle ultime tre settimane mi sono sentito molto strano sulla terra battuta. A Roma, a Ginevra e qui (al Roland Garros, ndr.), onestamente, non sono riuscito a muovermi bene in campo. Di solito non mi succede, spero che vada meglio in futuro...”. L’analisi spietata di un periodo che a definire “grigio” si corre quasi il rischio di incappare in un eufemismo.
Quel che è certo, però, è che il tennista americano dovrà puntare su una seconda parte di stagione che dovrà essere necessariamente diversa da quella precedente per non rischiare di sprofondare nel ranking e dove ci saranno in ballo tanti punti importanti (come la finale conquistata sul cemento di New York nel 2024). Non sarà facile. Ma se Del Potro e Sampras sono stati davvero i tuoi idoli d’infanzia, non possono non averti insegnato – seppur lontanamente – il sacro dono della resilienza. Quella che ti tiene a galla quando quell’ingranaggio diabolico di cui sopra inizia a starti stretto e la pressione costante comincia a ticchettare – come fitta pioggia autunnale – nella mente e sulla racchetta. Si chiama tennis, ma è una corsa ad ostacoli.
