C’è stato un tempo in cui sembrava destinato a vivere per sempre all’ombra dei Fab Three (Roger Federer, Rafael Nadal e Novak Djokovic, ovviamente). E invece, Andy Murray, con ostinazione e silenziosa tenacia, si è ritagliato uno spazio che nessuno potrà mai togliergli, al punto da far parlare – ancora oggi – di Big Four (gruppo composto dai tre sunnominati più lui stesso). Prima che gli infortuni frenassero la sua carriera, infatti, il caro vecchio Andy era ormai diventato uno dei migliori al mondo.
Del resto, i suoi sforzi erano sempre evidenti in campo: il suo gioco, talvolta spigoloso, metteva in evidenza tutta la fatica e la tensione che ne derivavano, con sfoghi nervosi e imprecazioni che tradivano il peso di ogni errore. Degli atteggiamenti, forse, piuttosto distanti dalla compostezza e dall’eleganza che Federer e Nadal riuscivano a mantenere anche nei momenti più complicati. Per molti, questo modo di stare in campo dava l’impressione che Murray non trovasse vero piacere nel gioco, quasi che il tennis fosse per lui una battaglia continua più che un divertimento. Ma Andy Murray non è mai stato solo un campione. È stato un combattente, un uomo che ha sfidato i pronostici (sovvertendoli), il dolore e le aspettative di un Paese intero, senza mai perdere la propria identità. E il tennis moderno gli deve molto più di quanto dica il palmarès. Sì, insomma, il tre volte campione Slam si è fatto valere in un’epoca in cui sembrava quasi impossibile anche solo scalfire il dominio del trio più dominante della storia del tennis.
Ora, il tempo delle battaglie epiche è alle spalle. Ma il tennis, quello vero, sa essere riconoscente. A ricordare l’uomo dietro l’atleta ci ha pensato la LTA – Lawn Tennis Association, l’associazione che gestisce le competizioni di tennis nel Regno Unito – che ha condiviso sui social (X) un video celebrativo a un anno dal ritiro. Un omaggio intimo, con – tra gli altri – le voci delle due donne più importanti della sua vita: la madre Judy, pilastro della sua formazione umana e sportiva, e la moglie Kim Sears, da sempre al suo fianco nei momenti più duri — infortunio all’anca in primis — e nelle serate più gloriose. Un montaggio di immagini e ricordi che non ha lasciato indifferente nessuno, nemmeno chi per anni ha tifato per altri protagonisti del circuito ATP.
Una celebrazione social con i fiocchi per Andy, che non ha lasciato il tennis con fuochi d’artificio, ma con ciò che lo ha sempre definito: sincerità, dignità, e una resilienza fuori dal comune. Il suo congedo non è stato solo quello di un’icona tra le più luminose del circuito ATP, ma di un uomo che ha dato tutto, ogni singolo giorno. E in fondo, è forse per questo che oggi, più che mai, il mondo del tennis non può fare a meno di applaudirlo ancora.