Ci sono aspetti insiti in una personalità che non possono essere cancellati. A volte semplicemente è scritto nel proprio destino. E Billie Jean King ne è un esempio. Lei, che i libri di storia li ha riempiti davvero con le sue vittorie sui campi da tennis e i trionfi extra-sport – con la la lotta per la parità di diritti come stella polare – non si pone limiti. Adesso, a quasi 82 primavere, è tornata da qualche mese sui banchi universitari. Perché, non contenta di averla fatta, la vuole proprio studiare quella storia. Non poteva accettare di non aver terminato quel percorso. La caparbietà dei numeri 1, di chi non può lasciare che siano le contingenze a scrivere la parola fine al posto loro.
Allora, a distanza di quasi 60 anni, riprende da dove aveva lasciato prima di divenire professionista. La Cal State University, l’Università della California situata a Los Angeles, dalla scorsa primavera ha accolto una nuova alunna, una vecchia conoscenza del campus.
“Mi sto divertendo davvero tanto” commenta con entusiasmo la fondatrice della WTA, che dovrebbe laurearsi la prossima primavera in un corso di studi triennale. Anche se non può essere una studentessa a tempo pieno – i doveri imprenditoriali e nel mondo del tennis la occupano molto e lei pare, per il momento, non voler rinunciare a niente – l’impegno è massimo per Billie Jean King. Anche prendendo parte a attività extracurriculari. Nel suo libretto universitario figurano alcuni crediti ottenuti grazie ai colloqui con gli studenti del carcere di Lancaster: “Hanno preso un impegno per migliorare la propria vita attraverso l’istruzione. Ottenere la loro laurea sarà un cambiamento radicale” commenta King, non smentendo se stessa e dimostrandosi, una volta di più, sensibile alle cause sociali. Analogamente, ha presenziato, per la stessa iniziativa, anche all’istituto penitenziario femminile di Chino. “Volevo conoscere le loro storie” confessa, con una particolare attenzione verso cosa manchi di più ai detenuti. “La libertà“.
Anche i professori della Cal State University non nascondono la propria ammirazione nei confronti di un’icona come Billie Jean King. “Lei non ha bisogno di fare tutto questo per motivi di carriera o economici. È un promemoria del fatto che l’istruzione superiore non significa solo acquisire competenze tecniche o ottenere un pezzo di carta per un’opportunità di lavoro” si espone Scott Wells, presidente del dipartimento di storia.
“Ciò che viene apprezzato è che io ho vissuto in prima persona alcuni di questi momenti storici” fa eco la diretta interessata, che sostiene di avere un occhio più attento alle criticità del presente, proprio perché testimone del passato e delle lezioni che questo avrebbe dovuto insegnare. Billie Jean King non nasconde le sue preoccupazioni per l’avvenire: “Abbiamo lottato così duramente per la causa Roe contro Wade e ce l’abbiamo fatta. Ma ora stiamo tornando indietro di nuovo” sentenzia, riferendosi al diritto d’aborto ottenuto con la sentenza della Corte Suprema del 1973, stesso anno, tra l’altro, della cosiddetta “Battaglia dei sessi”, la leggendaria sfida tennistica tra King e Bobby Riggs.
“È importante conoscere la storia, perché più si conosce la storia, più si conosce se stessi. Ma, cosa ancora più importante, aiuta a plasmare il futuro” conclude. Una frase di speranza da parte di una donna che ha cercato sempre di liberarsi dalle catene delle imposizioni sociali e che vuole ancora ispirare le nuove generazioni.