Francesco Passaro festeggia la terza presenza in un main draw di uno Slam, la prima a Flushing Meadows. A battezzare l’esordio dell’azzurro allo US Open sarà il connazionale Flavio Cobolli.
“È un’emozione indescrivibile essere qua ed essermi qualificato per la prima volta in uno Slam” dice Passaro ai microfoni di Supertennis dopo aver battuto il portoghese Henrique Rocha al turno decisivo del tabellone cadetto. Pur essendo alla terza partecipazione, il tennista umbro non aveva mai superato le qualificazioni. All’Australian Open a gennaio era entrato da lucky loser, mentre al Roland Garros il ranking gli aveva garantito l’accesso diretto, mancando, di fatto, solo l’appuntamento con Wimbledon. “Le qualificazioni sono un test molto complicato, tre partite contro giocatori di altissimo livello” sottolinea il numero 121 del mondo, proseguendo poi con l’analisi del percorso che lo porterà al debutto nel Major newyorkese: “Sono state tre partite dure contro avversari diversi, sono contento di come ho cercato di imporre il mio gioco, di come sono stato in campo e dell’atteggiamento”.
Anche il feeling con una superficie come il cemento è in progressivo miglioramento: “Sul cemento sto migliorando molto su tanti aspetti tecnici e tattici, sto cercando di prendere di più la rete, tagliare il campo e togliere un po’ le mie fondamenta da giocatore da terra battuta. Partita dopo partita, allenamento dopo allenamento mi sto sentendo sempre meglio su questi campi”.
I meriti sono certamente da condividere, per Francesco, con l’allenatore di sempre Roberto Tarpani, che lo accompagna nel lavoro quotidiano: “E’ artefice di molti dei miei progressi, ha sempre creduto in me e lo sta facendo tuttora. Sono grato a lui e a tutto il resto del mio team”. Gruppo di lavoro a cui si è aggiunto di recente il fisioterapista Giacomo Naldi.