Novak Djokovic approda agli ottavi di finale anche allo US Open. Dopo la vittoria in quattro set, con il punteggio di 6-4 6-7(4) 6-2 6-3, su Cameron Norrie, il serbo si sofferma, in conferenza stampa, sulle sensazioni circa l’ultimo spaccato della sua carriera.
D: Volevo riprendere qualcosa che hai detto nella tua ultima conferenza stampa, riguardo al fatto che le settimane da numero 1 sono una delle statistiche più importanti della tua carriera. Hai un totale di 428 settimane da numero 1, ma molte persone pensano che dovrebbero essere 429, perché quando a Jannik Sinner sono stati tolti i punti di Indian Wells l’anno scorso, dopo i test positivi e la sua sospensione, se quei punti non fossero stati presenti nel suo ranking per una settimana ad agosto, saresti tornato numero 1 per una settimana. Sei curioso di sapere: pensi che l’ATP dovrebbe cambiare questa cosa, magari in futuro, se qualcuno si avvicinerà al tuo record?
DJOKOVIC: “Forse ne parleremo un’altra volta, ma per ora va bene così (sorride). Per ora è tutto a posto. Onestamente me ne ero dimenticato. Non ci avevo nemmeno pensato. È stata una grande carriera per me, prima ad inseguire il numero 1, poi a difendere la prima posizione. Ci sono stato più a lungo di chiunque altro, quindi una settimana in più o in meno, in questo momento, non è così rilevante. Ma magari questo cambierà, non lo so (sorride)”
D. Ti senti meglio ora, per quanto riguarda il tuo gioco o fisicamente?
DJOKOVIC: “Il gioco è stato buono. In particolare nel terzo e quarto set ho iniziato un po’ a colpire la palla con più libertà. E onestamente sono rimasto piacevolmente sorpreso dal livello di Norrie. Penso che abbia giocato in modo molto aggressivo. Non ero abituato a vederlo giocare così vicino alla linea, anticipando la palla così presto, soprattutto dal lato del diritto. Quindi, merito a lui per aver lottato e per aver giocato a un ottimo livello, soprattutto nel secondo set e all’inizio del terzo. Ma credo che nei momenti importanti io sia riuscito a tirare fuori dei punti davvero buoni, bei colpi, buoni servizi. Direi che è stata sicuramente la mia miglior prestazione al servizio finora. Questo tipo di partite e prestazioni mi danno sempre speranza di poter andare avanti e sfidare i migliori giocatori del mondo.
Per quanto riguarda come mi sento, onestamente un po’ ad alti e bassi. È frustrante per me non riuscire a sentirmi al 100% sempre, come invece è stato per oltre vent’anni. Però credo che le circostanze siano molto diverse ora e devo abituarmi al fatto che in ogni partita può succedere qualcosa, com’è stato praticamente in ogni Slam di quest’anno. Sto semplicemente cercando di fare del mio meglio, di gestire bene i giorni in cui non gioco. Probabilmente domani salterò l’allenamento di tennis e mi concentrerò solo sul recupero, perché penso che al momento questa sia la priorità, per me e per il mio team. Sento bene la palla. Posso giocare meglio? Sì, sempre. Ma sono contento delle ore che ho passato in campo nei primi tre turni. Quindi penso che adesso si tratti più che altro di gestire il fisico e arrivare il più in forma possibile alla prossima”
D: Il problema alla schiena nel primo set? Quanto eri preoccupato?
DJOKOVIC: “È successo quando ero avanti 5-3, credo sul 30-0, ed è stato uno scambio piuttosto intenso. Ero a rete, mi stavo muovendo verso destra, ho preso la palla con un movimento rapido. È stata una reazione rapida e ho sentito un fastidio sul lato sinistro della schiena. Ho finito quel game, ma ho sentito subito che avevo bisogno di un trattamento. Di nuovo, l’ho detto anche a Cameron a rete, non voglio che pensi che l’abbia fatto apposta per distrarlo o qualcosa del genere, perché assolutamente non era mia intenzione. Ma sentivo davvero di aver bisogno di quel trattamento e dopo mi sono sentito meglio. Anche quando hanno iniziato a fare effetto i farmaci. Non so domani a freddo, vedremo. Sono stato fortunato che non sia stato un problema che è rimasto. È durato solo qualche game, poi è andato tutto bene”
D: Cosa puoi fare per darti la miglior possibilità di arrivare nelle fasi finali del torneo senza avere, come hai detto tu, “mezza riserva nel serbatoio”? A parte non allenarti domani, c’è qualcos’altro che stai provando o facendo in modo diverso?
DJOKOVIC: “Se c’è qualcuno che è sempre stato molto aperto e curioso nel provare cose nuove o nel testare tutto quello che la scienza sportiva o la medicina sportiva propone come utile — che siano macchinari, trattamenti diversi, metodi particolari, qualsiasi cosa — quel qualcuno sono io. Perché davvero, non solo voglio prolungare la mia carriera e giocare bene il più a lungo possibile a questo livello, ma amo proprio tutto ciò che riguarda il benessere e la longevità. È una delle mie più grandi passioni nella vita. Mi affascina non solo capire quanto possiamo essere malati, ma soprattutto quanto possiamo essere sani. Lavoro molto sulla prevenzione. Ma, ad essere onesto, non penso ci sia molto di più che io possa fare rispetto a quello che già sto facendo. Se il corpo non mi ascolta quando arrivo in fondo nei tornei dello Slam, com’è successo negli ultimi, è dura da accettare per me, perché so quante ore dedico ogni giorno alla cura del mio corpo. Allo stesso tempo, però, sull’età biologica non si può intervenire e questa è la realtà. Gli anni di usura sul corpo si fanno sentire, ne sono consapevole, ma sto resistendo. Sto cercando di fare il massimo per essere ancora lì, a competere con i giovani al livello più alto”
D: Novak, alla fine di Wimbledon sei stato molto filosofico e riflessivo. Hai parlato del futuro e delle domande che ti poni. Siccome è passata l’estate e ora anche tre partite qui, come ti senti adesso rispetto ad allora, sia fisicamente che mentalmente?
DJOKOVIC: “Penso di essere stato abbastanza aperto nella conferenza stampa dopo la semifinale, ho dato una piccola visione interna di ciò che mi passa per la testa. Mi sto facendo delle domande, ovviamente più di quanto abbia mai fatto prima, tipo: quanto a lungo voglio continuare a giocare a questo livello? E come voglio organizzare il mio calendario per cercare di prolungare la mia carriera, perché ho davvero voglia di continuare a giocare. Sento ancora che mi diverto a competere, posso essere molto severo con me stesso e con il mio team, lo so, ma sento ancora di avere gioco dentro di me, di poter competere al livello più alto. Come ho già detto diverse volte, finché avrò davvero quella sensazione che quel livello è ancora vivo, che è ancora presente, penso di voler continuare. Voglio continuare a spingermi per vedere se posso avere un’altra chance in uno Slam o in qualche altro grande torneo.
E poi c’è anche il supporto e l’affetto che ricevo, davvero negli ultimi anni è stato incredibile ovunque io vada e mi godo davvero questa sensazione. E ci sono anche altre ragioni e motivazioni per cui continuo a giocare. C’è anche una discussione interna che sto facendo con me stesso, però cerco di concentrare i miei pensieri e la mia attenzione su questo momento presente, su ciò che c’è da fare adesso, per questo sto ancora giocando. Forse diventerò un po’ più filosofico quando il torneo sarà finito, ma per ora cerco di concentrarmi sulla prossima sfida qui”