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Interviste

Michelsen confessa: “Il Covid ha salvato la mia carriera tennistica”

L'esperienza in Laver Cup e le rivelazioni sulla fase embrionale della sua carriera: "I miei genitori volevano che studiassi, poi ho capito che potevo farcela"

Last updated: 11/10/2025 9:15
By Pietro Sanò Published 11/10/2025
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6 Min Read
Alex Michelsen - ATP Parigi 2024


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Dopo la prima apparizione in Laver Cup, a San Francisco, il ventunenne statunitense Alex Michelsen ha preso parte ad una puntata del famigerato podcast “Nothing Major Show”, condotto da Sam Querrey, John Isner, Steve Johnson e Jack Sock. Sono stati diversi i temi trattati assieme al classe 2004 di Laguna Hills, attualmente 34° nel ranking mondiale.

La prima convocazione col Team World, guidato dal leggendario Andre Agassi, è stata sorprendente per il giovane Alex, che durante la chiacchierata con gli ex tennisti statunitensi ha rivelato: “Ero il primo sostituto. Poi tre ragazzi, credo fossero Francis, Tommy e Ben, non sono venuti. Ho parlato a telefono con Andre per circa un’ora. Non pensavo che fosse così interessato, ma era davvero entusiasta”. Il carisma di Agassi ha colpito tutti, così come le sue indiscutibili qualità di leader, che sono venute in soccorso del californiano classe 2004 durante il suo match d’esordio contro Mensik: “Sono andato in campo e non sono riuscito a colpire una palla per circa 40 minuti – ha detto Alex, sconfitto al primo set con lo score di 6-1 – Camminavo fianco a fianco con Andre e pensavo: ‘Amico, cosa sta succedendo?‘. Andre mi ha aiutato a rilassarmi man mano che la partita andava avanti, ma sì, ero teso come una corda“.

Durante la settimana della Laver Cup, Michelsen ha conosciuto personalmente “The Maestro“, Roger Federer, ideatore dell’iconico evento che mette in competizione Team World e Team Europe: “L’ho incontrato per la prima volta al gala.
E se volete sentire una cosa molto imbarazzante, ma anche piuttosto divertente, ho perso una scommessa con Fritz. Mi ha chiesto:
“Quante probabilità ci sono che tu inciampi sulle scale quando ti annunciano?”. E io ho risposto una su venti, perché pensavo: “Ok, una su venti”. E entrambi abbiamo detto 17. Lui è impazzito. E quando mi hanno annunciato, ho fatto un piccolo passo falso. Ed è stato davvero imbarazzante davanti a un migliaio di persone. Non è stato divertente. Quindi penso che la mia fortuna fosse destinata a finire fin dall’inizio”. Un’atmosfera coinvolgente quella della Laver Cup, dove anche gli atleti stessi condividono dei momenti di leggerezza sia dentro che fuori dal campo, con la consapevolezza di dover fare del loro meglio sul rettangolo da gioco, ma senza perdere lo spirito dell’esibizione: “Era come una Coppa Davis sotto steroidi. È così che la descriverei. C’è solo un po’ più di energia. Non avevo passato molto tempo con la maggior parte di quei ragazzi prima di questo fine settimana. Abbiamo legato molto e abbiamo avuto modo di conoscerci. Abbiamo parlato dei nostri punti di forza e delle nostre debolezze, delle nostre partite e cose del genere. Ed è stato proprio qualcosa che non può essere essere replicato nemmeno dalla Coppa Davis”.

Chiuso il capitolo “Laver Cup”, il Nothing Major Show ha messo in evidenza degli aspetti inediti della fase di lancio della carriera di Alex Michelsen, “graziato” – a quanto pare – dalla pandemia che ha fermato il mondo, nel 2020. “Non pensavo di essere un professionista, ma sapevo di essere piuttosto bravo nel 2021. Ero tra i primi cinque della mia classe. Poi ho iniziato a partecipare ad alcuni tornei Futures e mi sono detto: ‘Aspetta, posso essere come tutti questi ragazzi’. Ho iniziato ad illudermi e a pensare che potessi essere un professionista – ha confessato Michelsen –Non lo so, non sarei mai stato così se non fosse esistito il COVID, non avrei mai fatto scuola a casa. Il COVID mi ha salvato, ha salvato la mia carriera tennistica, ad essere sincero. Perché è allora che ho iniziato a giocare cinque ore al giorno”.

Il COVID ha modificato l’esistenza di ciascun individuo, mutando anche lo stile di vita e gli impegni. “Erano anni in cui giocavo a tennis come se fossi al liceo. Ero nella media e poi ho iniziato a giocare questi tornei. Ero classificato intorno al 500° posto e poi sono arrivato in finale Challenger e ho pensato: ‘Aspetta, posso farcela’, ma i miei genitori volevano davvero che continuassi a studiare e avevo solo un periodo di tempo limitato per sfondare. Poi ho vinto il Challenger di Chicago, sono arrivato in finale a Newport, ho battuto Isner in semifinale e questo ha consolidato la mia posizione”.

Attualmente, Michelsen, è considerato uno dei talenti più cristallini del circuito. Si è qualificato alle Next-Gen Finals nel 2023 e nel 2024, raggiungendo le semifinali nell’ultima edizione, nella quale si è arreso ad uno dei suoi più grandi amici: Learner Tien, nonché grande rivelazione della stagione 2025. L’estate del giovane Alex non è stata sfavillante, ma i suoi 21 anni suggeriscono che la strada dinanzi a lui è ancora lunga e ricca di opportunità. Chissà se riuscirà a compiere il grande salto nel corso della prossima annata.


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TAGGED:Alex MichelsenfeaturedNothing Major Podcast
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