[Q] V. Vacherot b. [4] N. Djokovic 6-3 6-4
L’uomo in missione per antonomasia che cede all’uomo del destino: dopo aver realizzato il match point, Valentin Vacherot non esulta rimanendo composto quasi in forma di rispetto per il campionissimo, battuto in condizioni fisiche non ottimali.
Finisce 6-3 6-4 in 1h41‘ per il monegasco, decisivi i tre doppi falli commessi dal Djoker nel nono game del secondo set, Novak Djokovic ci ha provato come sempre: ha tentato di lottare per l’ennesima volta contro il suo corpo – problema alla zona lombare accusato a fine primi set – ma la qualità del tennis del ventiseienne di Monte Carlo unita alla sua capacità di rimane freddo nonostante tutto ciò che stesse accadendo dalla parte opposta del campo, lo proiettando definitivamente nella storia del tennis del Principato: prima finale ATP in carriera, da lunedì sarà come minimo n°58 del mondo, addirittura n°40 se dovesse vincere il torneo. E adesso dopo la propria goduria, con l’ottava vittoria consecutiva (partito dalle quali), si metterà a fare il tifo per il cugino Arthur affinché domenica si giochi un ultimo atto tutto in famiglia.
Primo Set: Nole soffre fisicamente, Vacherot ne approfitta (a cura di Pietro Sanò)
Non è l’inizio ideale per la favola di Valentin Vacherot, visibilmente contratto all’alba della sfida col 24 volte Slam. Nole si presenta con un bimane lungolinea millimetrico, e al resto ci pensa il monegasco, che con tre errori gratuiti consegna al primo gioco il break alla leggenda di Belgrado. Il set sembra già indirizzato, ma Djokovic è tutt’altro che impeccabile nel confermare il vantaggio, e nel contempo, il coraggio della famiglia di Rinderknech viene fuori in pochi istanti. Due opportunità di contro-break, ed ecco che Valentin esegue una palla corta niente male, seguita da una volée che sancisce la parità. Dopo appena sei giochi, il serbo inizia a manifestare qualche malessere fisico, così, al cambio campo, il fisioterapista tratta per diversi minuti Djokovic, ma le sue condizioni continuano a far suscitare dubbi. Vacherot non si lascia distrarre da un avversario vacillante, affrontando un settimo game praticamente perfetto, e infilzando ripetutamente Nole sul lungolinea. Il monegasco, vola in vantaggio di un set, conquistato col punteggio di 6-3.
Secondo Set: Djokovic le prova tutte, ma Vacherot non si fa distrarre e il suo viaggio continua
Il primo game rappresenta un fondamentale crocevia per Nole, riuscito a sventare due break point a seguito di un recupero estremo. Nonostante le condizioni, il serbo rimane in lotta. Inoltre, Djokovic sembra muoversi meglio rispetto ad una ventina di minuti prima con la zoppia che appare meno evidente. Tuttavia, al primo cambio di campo Novak ne approfitta per farsi nuovamente trattare la zona lombare: prima però di rientrare in campo altra rinfrescata nella bacinella piena di ghiaccio posta al lato della propria panchina.
Questa partita è veramente la prova del nove per il monegasco dopo un torneo da sogno: ritrovarsi di fronte un moribondo Nole, che però si sa – come ha dimostrato anche nei match precedenti – è capace di risorgere all’improvviso, e che non perde occasione di sottolineare maggiormente il suo infortunio quando perde il punto contrariamente a quando lo vince dove invece appare un leone appena uscito dalla gabbia pronto a divorare tutto ciò che incontra, evitare di farsi irretire e influenzare dal contesto particolare non è cosa per nulla semplice. Estraniarsi dalla situazione che osservi nella metà campo opposta, eludendo che possa far breccia nella tua psiche, è il reale test a cui deve far fronte Vacherot (anche considerando che pur non essendo più un giovincello, è una new entry a certe latitudini).
Chiaramente, dal suo punto di vista – giustamente – il campionissimo di Belgrado tenta di affidarsi a tutta la propria esperienza e abilità nel gestire certi momenti che tante volte in carriera lo hanno visto risollevarsi quando appariva ormai spacciato. Penetrare la mente del rivale di turno è sempre stata una capacità di Nole, e per farlo si serve di tutti i mezzi in suo possesso come le sfuriate verso il proprio angolo. E i segnali di un picco nello stress emotivo di Valentin, dettato dalle vicende altrui, lo si evince compiutamente sia nel quarto che nel sesto gioco quando deve rimontare dallo 0-30 e dal 15-30. Ciononostante, il ventiseienne del Principato riesce a non concedere palla break così come non ne offre Djokovic che adesso sembra davvero aver messo da parte le problematiche fisiche: forse anche grazie all’antidolorifico assunto tra i due set.
Bisogna attendere il 4-4 per vedere di nuovo Nole soffrire in battuta, cosa che non accadeva dal primo gioco della frazione: il serbo si complica la vita da solo con due doppi falli consecutivi, poi però da campione vero riequilibra il punteggio con un ace e una prima vincente. Infine sul 30-30, al termine di uno scambio estenuante, pazzesco recupero belgradese in avanzamento sulla volée monegasca appoggiata. Vacherot tuttavia non è arrivato fino a qui per caso, e per quanto la definizione “torneo della vita” possa essere azzeccata il potenziale di fare un certo tipo di carriera l’ha sempre avuto. Novak nello scambio non sbaglia più ma il “Re” di Monaco vuole prendersi la storia: da palla game si porta a palla break e qui è Djokovic a venirgli incontro col terzo doppio fallo del game (ne aveva commessi solo due nel resto del match).
Il break è servito, Valentin va al servizio per raggiungere la prima finale ATP in carriera: ma davanti non ha un tennista qualunque, ha un momento. Il braccio del nativo di Monte Carlo si irrigidisce e dal 30-0 finisce per concedere l’opportunità del contro-break. L’attuale – ancora per poco – n° 204 ATP non si scoraggia, e per due volte la prima vincente da destra gli garantisce altrettanti match point. Il secondo è quello buono, Vacherot non esulta per rispetto delle leggenda menomata. Nole ha lottato fino all’ultimo come sempre, ma questa volta non ha potuto fermare l’uomo in missione che per una volta non era lui stesso.