L’edizione 2025 del Rolex Shanghai Masters è destinata ad essere incisa tra le pagine più belle e avvincenti della storia dello sport, e se del torneo cinese appena concluso ne facessero una pellicola cinematografica, non ci stupiremmo affatto. Il penultimo ‘1000’ della stagione ha raccontato una storia inedita e inaspettata, conclusasi con un duello “in famiglia” che ha visto trionfare il numero 204 del ranking mondiale, il quale, dal prestigioso Principato di Monaco, è approdato in Cina per compiere un prodigio. Così nasce la favola di Valentin Vacherot.
La fiaba con lieto fine del monegasco, però, è soltanto la ciliegina sulla torta di un evento impronosticabile, ricco di retroscena legati al clima, alla superficie di gioco, agli infortuni e alle assenze. Senza sviscerare in maniera quasi tediante gli anfratti di un torneo ormai noto anche a chi milita fuori dal cosmo tennistico, partiamo proprio dal capitolo “assenze”. Dopo l’ufficialità del “forfait” di Carlitos Alcaraz, i fan della rivalità tra il murciano e Jannik Sinner hanno storto il naso, poiché consci di non assistere all’ennesimo scontro della rivalità Sincaraz. Per fugare ogni dubbio, giunti al terzo turno dell’umidissimo torneo asiatico, l’azzurro, in preda a dei lancinanti crampi, ha alzato bandiera bianca nel corso del set decisivo contro Tallon Griekspoor, eliminato agli ottavi dal monegasco, vincitore di Shanghai. Con Sinner fuori dai giochi, gli occhi del pubblico convergono verso i nuovi papabili vincitori, tra i quali spicca il nome di un 38enne vincitore di ben 24 Slam.
Fioccano i ritiri nella megalopoli asiatica. Djokovic vomita, ma resiste. Rune lamenta di condizioni estreme dove si rischia di rimanerci secchi, e le regole ATP – applicate invece negli Slam e nel WTA – non tutelano poi così tanto i tennisti in gara a causa della mancanza di una extreme heat policy relativa alle condizioni verificatisi durante le due interminabili settimane di Shanghai. Percentuali di umidità altissime mixate a delle temperature notevoli hanno portato allo sfinimento gli atleti, e il numero di ritiri registrati in Cina è stato quasi da record: 7 i forfait totali.
Una sfilza di teste di serie ha salutato la tappa ‘1000’ anzitempo, aprendo voragini nel main draw asiatico, e favorendo dunque coloro che, per un’intera stagione, hanno sorbito il duopolio incontrastabile di Carlitos e Jannik. Giunti agli ottavi di finale, tra un Auger-Aliassime sfavillante nel match con Musetti, un De Minaur in forma, e un Medvedev ritrovato, si credeva che almeno uno tra questi avrebbe sfidato l’immortale Djokovic nell’atto decisivo di Shanghai. Mentre i nomi di Vacherot e Rinderknech passavano inosservati – quasi in sordina – dando per scontato che i due cugini sarebbero stati fermati, prima o poi, dagli “ingombranti” contendenti, il francese e il monegasco hanno continuato a fabbricare upset, ma mai nessuno avrebbe puntato un penny sull’impresa di Valentin in semifinale.
L’affare di famiglia continua, mentre nel backstage qualcuno lamenta di una superficie estremamente lenta, appositamente scelta – secondo Sascha Zverev – per favorire i primi due del ranking: “Conosco la direzione che stanno prendendo i direttori dei tornei, perché ovviamente vogliono che Sinner e Alcaraz facciano bene in ogni torneo”.
Un Djokovic massacrato dal punto di vista fisico ha tentato di combattere sino alla fine contro l’ispirato Vacherot, ma nulla ha potuto arrestare la corsa del predestinato vincitore di Shanghai. Una favola già meravigliosa è stata edulcorata da una finale in famiglia, nella quale Rinderknech – uscito vincitore dal tete a tete con un ottimo Medvedev – si è arreso al cugino monegasco in tre set, consegnando la gioia più grande della carriera al nuovo Principe – per un giorno – di Montecarlo.