La settimana molto deludente dei nostri azzurri lascia dunque spazio ad altri argomenti, anche se in realtà sembra prevalere in tutti una generale stanchezza e la voglia di staccare la spina per dedicarsi un po’ ai fatti propri, prima di risalire nuovamente sulla giostra. Verrebbe quasi voglia di andare fuori tema e di accennare a quella specie di favola che è andata in scena al Master 1000 di Shanghai dove i due finalisti (Rinderknech e Vacherot), che tra l’altro sono cugini, hanno giocato entrambi il torneo della vita. Con una notazione particolare per Valentin Vacherot, il vincitore, che da queste pagine abbiamo talvolta preso in giro ricordando dopo ogni sua sconfitta (evento non raro) che rimaneva comunque il n.1 del Principato di Monaco. Molto probabile che il 26enne, con la sua nuova classifica (n.40 ATP), uscirà per sempre da queste cronache, sottraendosi così alle nostre bonarie canzonature. Tornando ai Challenger, cominciamo da quello che era l’appuntamento più importante della settimana, il Challenger 125 di Valencia (terra), rimasto un pò indietro a causa del maltempo che sabato ha ritardato il programma interrompendo la prima semifinale tra Choinski e Squire e lasciando a friggere negli spogliatoi Taberner e Mikrut. Domenica mattina Ian Choinski (n.159) ha completato il lavoro vincendo in rimonta un match complesso (6-7 7-5 7-5) dopo oltre due ore e mezzo spalmate sulle due giornate. E in finale si è trovato di fronte il croato Luka Mikrut che ha superato un Carlos Taberner che ha opposto resistenza solo nel primo set: 7-6(10) 6-0. In finale il 21enne spalatino è scattato sicuro e ha preso subito vantaggio intascando un primo set in cui ha messo in mostra il suo tennis essenziale, con colpi che non rubano l’occhio ma che puntano sulla concretezza. Se a questo aggiungi una notevole velocità di piedi per i suoi quasi 190 cm, i giochi sembravano fatti e il terzo titolo in tre mesi pareva ad un passo. Ma si erano fatti i conti senza l’oste perché il 29enne Choinski, che fino a quel momento era apparso quasi rinunciatario, cominciava a ridurre il numero degli errori e risaliva impetuosamente la corrente chiudendo 4-6 6-1 6-2 in due ore esatte di gioco. Per il nativo di Koblenz, figlio di padre polacco e madre inglese, è il settimo successo in carriera, il quarto in questa stagione. In virtù di questo risultato risale alla posizione n.134 ATP, a soli otto posti dal suo best ranking. Mikrut da parte sua polverizza il suo best migliorandolo di 80 posizioni e dal n.159 vede più vicina la top 100.
Al Challenger 100 di Roanne (cemento indoor) erano arrivati in finale Hugo Gaston (n.101) e Otto Virtanen (n.140), faticando come un dannato il primo (sempre al terzo tranne che all’esordio) e con un certo agio il secondo. Un agio che si è ridotto nell’atto conclusivo, in cui comunque il 24enne finlandese è riuscito a prevalere col punteggio di 6-1 3-6 6-3. Per lui è il settimo sigillo a livello Challenger dove ha cominciato a vincere nel 2022 a Bergamo quando battè in finale Struff e ci colpì moltissimo. Quindi questa sua crescita fin troppo lenta (ora è n.116) un po’ ci ha sorpreso, soprattutto per il fatto che non gli sia mai riuscito alcun acuto a livello ATP. Ora risale al n.116 e non è lontana la top 100 che ha già frequentato raggiungendo il n.91 un anno fa.
Il Challenger 50 di Creta (cemento outdoor) ha visto impegnati in finale il belga Kimmer Coppejans (n.183) e il britannico Ryan Peniston (n.224), rispettivamente prima e quarta testa di serie. Ha vinto quest’ultimo 6-3 7-5 in poco meno di due ore di gioco. Per il 30enne nativo di Southend-on-Sea è appena la seconda vittoria Challenger (nel 2023 a Winnipeg il precedente).