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Editoriali del Direttore

Smaltita la sbornia di Coppa Davis converrà tornare coi piedi per terra

Ma il potenziale di una Coppa Davis da “rilanciare” per dar vita a un vero campionato del mondo è straordinario. Purché si arrivi a schierare 4 singolaristi in campo più 1 doppio

Ultimo aggiornamento: 20/12/2025 12:03
Di Ubaldo Scanagatta Pubblicato il 20/12/2025
16 min di lettura 💬 Vai ai commenti
BOLOGNA, ITALY - NOVEMBER 23: (L-R) Italy team members Filippo Volandri, Flavio Cobolli, Lorenzo Sonego, Matteo Berrettini and Andrea Vavassori react as Simone Bolelli lift the 'International Lawn Tennis Challenge Trophy' after victory in the Davis Cup Final match against Spain at BolognaFiere Exhibition Centre on November 23, 2025 in Bologna, Italy. Photo by Giampiero Sposito

Non si poteva proprio, a caldo, non entusiasmarsi per le epiche battaglie vinte da Flavio Cobolli, che in qualche modo l’appellativo di “gladiatore” se l’è proprio meritato. Anche se Berrettini ha certo dato il suo pieno contributo.

Analogamente tre Coppe Davis di fila, con la terza vinta senza i due giocatori meglio classificati, Sinner e Musetti, non poteva non essere celebrata con l’enfasi che meritava.

Amche perché conquistata con tre 2-0,  senza neppure la necessità di giocarsi un solo doppio di spareggio.

Quel doppio che Bolelli e Vavassori non hanno mai giocato sarebbe stato comunque un rischio con belgi e spagnoli che, assai più che nei singolari, avrebbero potuto schierare formazioni di tutto rispetto.

Era inevitabile che sul carro dei triplici vincitori salissimo tutti, appassionati vittime di 40 anni di scarse, rare soddisfazioni, giornalisti di tennis frustrati da spazi media occupati da tanto, tantissimo calcio e pochissimo (quando non zero) tennis, dirigenti di tennis cui venivano immancabilmente e inevitabilmente rinfacciati i deludenti risultati gestionali, tecnici accusati di essere- in linea generale e magari ingiustamente indiscriminata – assai poco… tecnici.

Tutti sognavamo le nostre rivincite. E non abbiamo perso l’occasione di celebrarle quando sono arrivate in questi ultimi anni tutte quelle conquistate da Sinner, Musetti, Berrettini, Cobolli, Sonego, Arnaldi, Darderi, Bellucci (8 fra i primi 100 a fine 2025…) Paolini e, su un gradino un tantino più basso ma pur sempre di buon livello, Cocciaretto, Bronzetti, Nardi, Passaro, Maestrelli, Pellegrino, Gigante (per includere i primi 150).

Chi scrive ha ..scritto troppo  a lungo di anni bui, dopo i gloriosi anni Settanta dei Panatta, Barazzutti top-10, di Bertolucci n.12, di Zugarelli n.24 – con 4 finali di Coppa Davis conquistate in 5 anni fra il 1976 e il 1980 – e poi, pochi anni dopo, Ocleppo n.30.

Chiudemmo l’il 1984 con un solo top-100, Cancellotti n.26, il 1985 con 2 top-100 Cancellotti 55 e Claudio Panatta 92, il 1986 ancora con due top-100, Canè 44 e Simone Colombo 65, il 1987 con 3 top100 ancora non compresi tra i top-50 Canè 51, Cancellotti 74, Pistolesi 97, il 1988 con 2 top-100 Canè 81 e Nargiso 90. E così via…

Perdonatemi se non ho fatto un’analoga ricerca così dettagliata anche nel tennis femminile, ma così a spanne posso dire che con Reggi e Cecchini n.13 e n.15 negli anni ’80, Silvia Farina n.11, tre tornei WTA vinti e quartofinalista a Wimbledon fra fine anni ’90 e inizio terzo millennio, e poi con le 4 “moschettiere” del terzo millennio, Schiavone (best ranking n.4 Wta), Errani (n.5), Pennetta (n.6) e Vinci (n.7), l’Italia non ha attraversato nell’ultimo mezzo secolo periodi così tristi e bui come è accaduto nel tennis maschile che pure ha sempre riscosso maggior interesse in un paese inguaribilmente maschilista. Anche Rita Grande si è fatta onore: non è stata una grande campionessa, best ranking n.24, ma ha raggiunto gli ottavi di finale in tutti e 4 gli Slam. Risultato tutt’altro che disprezzabile. Quante ragazze avrebbero pagato anche per raggiungerne uno solo?

Ora però, dopo questa lunghissima premessa “storica” devo spiegare però il perché del titolo di questo articolo.

La Coppa Davis è una manifestazione che tutti gli appassionati di tennis di una volta hanno sempre amato, direi perfino venerato. I ragazzini, sempre di una volta, che prendevano una racchetta in mano e partecipavano alle prime gare, sognavano di giocare in rappresentanza del proprio Paese, di vincere la Coppa Davis e Wimbledon. Non la Federation Cup (poi Fed Cup), l’attuale Billie Jean King Cup, che non ha mai avuto lo stesso prestigio, la stessa tradizione. Per le ragazze il torneo da vincere è sempre stato Roma, gli Internazionali. Finchè Jasmine Paolini ce l’ha fatta.

Questo anche se neppure alle sue origini era giusto considerare la Coppa Davis un…campionato del mondo, visto che bastavano due soli giocatori, e talvolta uno solo (come nel 1975 quando a vincerla fu la Svezia di Bjorn Borg e di Ove Bengtson n.100 del mondo), per aggiudicarsela. Stati Uniti e Australia, 32 e 28 Davis vinte, sono state a lungo le nazioni più forti del mondo. Usa e Australia avrebbero potuto vincere, proprio come noi quest’anno, la Davis anche con la seconda squadra, quando non anche con la terza.

Figurarsi allora se la Davis può essere considerato un campionato del mondo oggi, quando due singolaristi che non sono neppure fra i primi 20 del mondo – e il secondo fra i primi 50 – possono conquistarla, in barba a tanti tennisti molto meglio classificati di loro.

Ciò detto – senza nulla togliere ma anzi applaudendo chi l’ha appena vinta –  il tennis italiano oggi come oggi avrebbe sufficiente diritto di considerarsi degno di una investitura di…Campione del mondo, perché l’Italia è uno dei due Paesi che può vantare due top-ten (Sinner n.2 e Musetti n.8, la somma fa 10) insieme agli Stati Uniti (Fritz n.6 e Shelton n.9: la somma fa 15), l’unico a vantarne 4 nei primi 26 grazie a Cobolli 22 e Darderi 26, 5 nei primi 40 con Sonego n.39 insieme agli Stati Uniti  che ne hanno però 7 (dopo i due Top Ten Fritz e Shelton ci sono Paul n.20, Tien 28, Tiafoe 30, Nakashima 33, Michelsen 38). Ma, insomma, stiamo confrontando un Paese che ha 348 milioni di abitanti con uno che di milioni ne ha 59, quasi un sesto.

Quando invece viene sinceramente da sorridere è se a proclamarsi campionesse del mondo sono le nostre ragazze. Tanto di cappello, per carità,  a Jasmine Paolini, n.8 del mondo con un best ranking raggiunto lo scorso anno di n.4 grazie alle finali conquistate sia a Parigi sia a Wimbledon, però con le americane che hanno 4 tenniste fra le prime 10 (Gauff 3, Anisimova 4, Pegula 6 e Keys 7) e con la Navarro 15, quando noi abbiamo Cocciaretto e Bronzetti rispettivamente a n.83 e 108, se ci proclamassimo campionesse del mondo non sembreremmo né seri né credibili.

Anche se quella Davis tradizionale nata nel 1900  grazie al signor Dwight Davis aveva certamente bisogno di un forte maquillage visto che i giocatori più forti dagli anni ’90 in poi avevano preso a snobbarla, l’attuale formula della Davis non convince più nessuno, almeno se vogliamo attribuirle lo status di campionato del mondo. Non convinceva né il sottoscritto -e neppure Angelo Binaghi – prima che la vincessimo per la prima di 3 volte consecutive e se si è onesti intellettualmente non si dovrebbe cambiare opinione adesso soltanto perché la vinciamo.

Io penso questo (qui invece trovate l’analisi di Vanni Gibertini riguardo l’opzione di una Final Four). Perché fossero equiparabili a credibili campionati del mondo, la Davis (e forse anche la BJK Cup), dovrebbe far scendere in campo nel World Group nazioni che schierassero almeno 4 diversi singolaristi e 1 doppio. Con il doppio che, per evitare che accada che un Bolelli possa aver vinto 3 Coppe Davis senza mai scendere in campo, venga giocato dopo i primi due singolari.

Come in effetti accadeva una volta quando però i singolaristi erano soltanto due (salvo infortuni e certificati medici fasulli) e nelle tre giornate di gara si giocavano duelli incrociati – il n.1 contro il n.2 e il n.2 contro il n.1 in ordine sorteggiato – e poi nella terza giornata si affrontavano per primi i n.1 (perché sarebbe stato un peccato farli giocare sul 3-1, a risultato acquisito…Nemmeno sarebbero scesi in campo, il più delle volte).

Se l’ATP avesse davvero una “One Vision” come dal momento della sua elezione ama professare il Chairman ATP Andrea Gaudenzi – che non fu il responsabile della creazione dell’ATP Cup che nacque originariamente per il desiderio espansionistico di Tennis Australia tesa a trascinare tutti i tennisti più forti in Australia ben prima dell’Australian Open e trovò il colpevole sostegno dell’ATP che all’epoca vedeva di malocchio la Coppa Davis gestita dalla Federazione Internazionale, cioè un diverso “potere politico”  – un’associazione giocatori che si rispetti avrebbe tutto l’interesse ad allargare la partecipazione dei suoi tennisti alla Coppa Davis.

Anziché i due soli singolaristi titolari diventerebbero “importanti” – come nomi e come portafogli – almeno quattro giocatori per squadra. E probabilmente cinque o sei, perché tutti i team, tutti gli incontri, hanno sempre bisogno anche di qualche riserva. Soprattutto con la frequenza degli infortuni che colpiscono costantemente i professionisti della racchetta.

E’ chiaro che l’allargamento a squadre costrette a schierare almeno 4 singolaristi e a una coppia di doppio potrebbe riguardare solo il World Group e le sue 18 nazioni più forti, cioè la cosiddetta (almeno per noi…) serie A della Davis.

Questa coppa Davis del World Group si potrebbe giocare ogni 2 anni, con gran soddisfazione dei top-players – alternandosi alla Laver Cup (un’esibizione che non ha bisogno di disputarsi annualmente nell’ottica di “One Vision”), avendo messo a punto un meccanismo di qualificazione supplementare per un paio di squadre promosse ogni due anni dalla serie inferiore.

Infatti continuerebbero a giocare ogni anno invece le altre 120 nazioni appartenenti ai vari raggruppamenti delle serie inferiori suddivisi in più zone geografiche e in 4 gruppi e che della Davis hanno bisogno in quanto occasione di promozione per il tennis:

  1. 6 nazioni gruppo 1 zona America, 11 nazioni gruppo 1 zona Europa-Africa, 7 nazioni gruppo 1 zona Asia Oceania (totale 24)
  2. 8 nazioni gruppo 2 zona America, 16 nazioni gruppo 2 Europa Africa, 8 nazioni gruppo 2 zona Asia Oceania, (totale 32)
  3. 9 nazioni gruppo 3 zona America, 15 nazioni gruppo 3 zona Europa, 10 nazioni gruppo 3 zona Africa, 9 nazioni gruppo 3 zona Asia Oceania (totale 43)
  4. 11 nazioni gruppo 4 Asia Oceania (totale 11).

Ma se davvero volessimo parlare di campionato del mondo che rispecchi la vera forza tennistica di un Paese, prima ancora di scendere nei dettagli della formula dei singoli incontri e se fino ai quarti di finale compresi (e non solo gli ottavi come oggi…) si volesse rispettare l’antica tradizione dei match alternati in casa e fuori, ribadisco che per il World Group occorrerebbe schierare 4 singolaristi diversi. La squadra campione avrebbe diritto ad ospitare la fase finale della Davis e sarebbe, delle quattro, la sola nazione qualificata di diritto. I tabelloni di selezione dovrebbero qualificare, ogni due anni, le altre tre.

A seconda del numero di giorni disponibili per una fase finale in sede unica per 4 squadre, la finale del World Group potrebbe esaurirsi in 2 giornate ad incontro ove non fosse possibile disporne di 3. Quattro giornate per le semifinali, due giornate per la finale (dal momento che la finale per il terzo posto, utile ad occupare il giorno di riposo alle due finaliste, sarebbe poco appetibile…salvo che, per il pubblico, dovesse giocarla la squadra di casa…ma gli avversari con quale spirito la giocherebbero se non ci fosse un montepremi multimilionario?). Io credo che nel tempo converrebbe a tutti, giocatori, nazioni, tv, che la Davis torni a essere giocata su tre giornate.

Il ritorno ai match tre set su cinque sarebbe – purtroppo! – antistorico e osteggiato dai giocatori, oltre a richiedere 3 giornate a incontro e quindi almeno 9 giorni di gara, 6 per le due semifnali e 3 per la finale.

Certo è che più giocatori diventerebbero…importanti. Inizialmente forse i network televisivi, che per questioni di audience vorrebbero mostrare sempre e soltanto gare fra i numeri uno e i numeri due, e assai meno fra i n.3 e i n.4, arriccerebbero il naso e forse non appoggerebbero un format del genere.

Ma, a parte il fatto che niente impedirebbe ad alcuni network per un primo periodo di “acquistare” e trasmettere alcuni match e non tutti – tipo da noi… la Rai fa vedere i n.1 e i n.2 e Supertennis i n.3 e i n.4 – piano piano a livello delle prime 8 nazioni del mondo anche le sfide fra i numeri 3 e 4 di Italia, Usa, Russia, Spagna, Cechia, Francia, Canada, Argentina (per esempio: Cobolli-Paul, Darderi-Tien, Berrettini-Tiafoe, Cobolli-Khachanov, Cobolli-Machac, Darderi- Moutet, Sonego-Humbert, Berrettini-Diallo) avrebbero dignità di scontri interessanti.

In fondo abbiamo appena visto che a Bologna incontri fra il n.22 Cobolli e il n.43 Bergs,fra Cobolli e il n.36 Munar,  fra Berrettini n.56 e il n.89 Carreno Busta, sono stati interessantissimi e piacevolissimi da seguire. Davanti ai teleschermi RAI si sono superati i 5 milioni di telespettatori.

Gaudenzi con la ATP e Haggerty con la ITF – in aggiunta a tutte le federazioni dei Paesi tennisticamente leader, quindi la nostra compresa – dovrebbero capire di avere in mano un prodotto/contenuto ancora acerbo e da raffinare, ma dal grandissimo potenziale. Lo capiranno o continueranno a combattere piccole battaglie di retroguardia?  


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