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ATP

ATP Barcellona: Fognini fallisce la prova del nove, passa Andujar

Last updated: 25/04/2015 13:09
By Roberto Salerno Published 24/04/2015
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9 Min Read

Fabio Fognini viene battuto nettamente in 65 minuti da Pablo Andujar che aveva sempre battuto nei 3 precedenti, vanificando quanto di buono fatto ieri con Rafael Nadal. I quarti di finale dell’ATP di Barcellona si erano aperti con il campione in carica, Kei Nishikori, che cedeva un set a Bautista Agut, prima di dilagare. Klizan supera Robredo e con qualche patema, Ferrer chiude contro Kolschreiber

Non ce l’ha fatta Fabio Fognini ad emulare Andrea Gaudenzi, l’ultimo italiano che aveva raggiunto le semifinali a Barcellona nell’ormai lontano 1998 (sarà sconfitto da Todd Martin che vincerà addirittura il torneo). Ma prima di sparare su Fabio, di ricominciare con le solite lamentele sull’immaturità, l’incapacità di essere costanti, di far seguire ad una grande prova una almeno decente, sarà bene chiarire che questa sconfitta non è come le altre. Fognini non è mai uscito dal match, non si è mai lanciato in soliloqui particolarmente distruttivi, non ha insultato nessuno. Si è comportato come si deve comportare un giocatore in cattiva giornata, cioè provando in qualche modo a cambiare le cose e abbozzando quando ha capito che non ci riusciva. Certo, ha giocato male contro uno a cui aveva concesso nei tre incontri precedenti 17 game in tutto (meno di 3 game per set in media), a cui aveva lasciato un paio di mesi fa a Rio appena 5 game. E che oggi non è che abbia fatto chissà quali sfracelli, limitandosi ad un compitino che alla fine ha fruttato più di quanto Andujar stesso è prevedibile che sperasse. Ma tocca a Fabio adesso fare in modo che anche questa sconfitta serva, in un percorso che chiaramente il ragazzo sta provando a fare, lasciando da parte le spacconate da “sono fatto così” che tanto male gli hanno procurato in carriera.

Della partita non c’è molto da dire, con un primo set disastroso in cui Fabio ha perso tre volte il servizio ma soprattuto in cui non riusciva a mettere in campo una palla non appena provasse a forzare. La % di prime è stata bassa, tanto da far imprecare il papà Fulvio, che all’uscita dal campo sconsolato affermava “non ha messo in campo una prima”. Ma non è che ieri nel primo set contro Nadal fosse stata migliore, visto che si era assestata su un misero 45%. Solo che Fabio ieri riusciva a tirar fuori il massimo dai colpi che seguivano il servizio e oggi no. Nel secondo, dopo aver subito il break nel quarto game Fabio ha avuto una bella reazione che lo ha portato a controbrekkare immediatamente l’avversario e portarsi sul 3 pari. Sembrava che potesse iniziare un’altra partita e invece no. Se proprio una cosa dobbiamo rimproverare al Fognini di oggi è questa eccessiva fretta che lo ha preso in uno di quelli che potevano essere momenti topici del match, sul 40 pari dell’ottavo game, quando dopo una prima in rete non ha neanche atteso che il raccattapalle tornasse al suo posto per servire la seconda. Che ovviamente ha sbagliato regalando la palla break che risulterà decisiva.

Pazienza, la Spagna avrà di nuovo un finalista in questo torneo dopo la parentesi dell’anno scorso. Noi italiani faremmo bene a ricordare sia la grande soddisfazione di ieri che il perfetto comportamento tenuto da Fognini. Come dice Nadal, a tennis si perde spesso, quasi ogni settimana.

Fognini-Andujar

Chissà cos’è successo di così terribile all’inizio del secondo set da indurre David Ferrer e Philipp Kohlschreiber a perdere del tutto la misura del servizio e infilare uno dietro l’altro ben 5 break di fila. Per poi, il servizio va il servizio viene, ritrovarlo improvvisamente nel settimo game e mantenerlo senza rischiare più nulla fino al tiebreak che risulterà decisivo. Non che nel primo set le cose fossero filate via completamente liscie, ma insomma tre break in una partita sulla terra rossa ci stanno. Certo non è stato lo scempio della prima metà del secondo. Ferrer è stato bravo, more solito, a non mollare la ruota di Kohlschreiber che è sembrato solo un po’ più leggerino dello spagnolo. Rimane il bel rovescio del tedesco e un pubblico che alla ricerca dell’eroe di rincalzo – dopo il disastro Nadal e le sconfitte di Bautista e Robredo – non poteva che trovarlo nel solito Ferru. Che si è meritato persino una cosa che si era vista soltanto nel momento clou di Nadal-Fogni di ieri, sul 6 pari del tiebreak, e cioè il ritmato battere dei piedi nelle tribune di lamiera. Ferrer ha fatto venire uno spavento mancando il secondo match point giocando una brutta volée di dritto ma col sollievo di tutti ha chiuso al punto successivo.

In mattinata, in una Barcellona appisolata dopo i bagordi della festa di San Jordi,  Kei Nishikori aveva proseguito la sua corsa verso la conferma del titolo dell’anno scorso. Sembrava andare di fretta Kei, che cominciava con un terribile 8 a 0, tanto per mettere le cose in chiaro. Bautista si affidava al servizio per cercare quanto meno di nonf arsi travolgere e portava a casa due game, ma quando rispondeva erano lacrime e sangue. Però Nishikori ha solo i tratti somatici dei giapponesi e non le caratteristiche che un’idea stereotipata e in fondo tardocolonialista attribuisce loro, quella di uomini tutti lavoro, dedizione e concentrazione. Il ragazzo è facile alla distrazione e ogni tanto pare vagare per il campo pensando ad altro. Così nel secondo set Bautista approfitta del momento no di Kei che gioca due pessimi game al servizio e alla seconda occasione riesce ad andare avanti di un break. Tanto basta per ringalluzzire un  pubblico che sembra ancora sotto choc per l’uscita di Nadal, e che comincia a battere i piedi come se fossimo nel tiebreak vinto ieri da Fognini.  In qualche modo Kei riesce a fallire i tre break point che lo porterebbero sul 4-5 e servizio e quindi si va al terzo. Ma come già l’anno scorso, ai momenti no il giapponese è in grado di far seguire una mezzora in cui sembra ingiocabile, Bautista tiene solo un game di servizio prima di essere letteralmente sepolto da un parziale di 20 punti a 2 con Nishi che vinceva gli ultimi 13 punti del match.

Tommy Robredo non ce l’ha fatta a risollevare il morale di un pubblico che sembra sempre più depresso. In una partita un po’ atipica – ma quando c’è Martin Klizan capita spesso – lo spagnolo è sembrato sempre poter in qualche modo portare a casa il match ma invece lo ha perso e in fondo anche abbastanza nettamente. Sarà stata la mini-sceneggiata sul polso sinistro- vedremo cosa dirà in conferenza stampa – o magari il fatto che si è trovato a fronteggiare ben 5 palle break (contro una sola) nel primo set, sta di fatto che quando Klizan è esploso nel tiebreak portandosi sul 6 a 0 giocando divinamente eravamo tutti sorpresi. Il recupero di Robredo si è fermato al quinto punto e nel secondo set lo spagnolo non è più risucito a rispondere, con la curiosa eccezione del quarto game, quando ha avuto l’unica palla break. Annullata quella lo slovacco ha badato a tenere sul suo servizio, chiudendo il match addirittura con un ace.

Risultati

[1] K. Nishikori b. [7] R. Bautista Agut 6-2 3-6 6-1
[14] M. Klizan b. [9] T. Robredo 7-6(5) 6-4
[3] D. Ferrer vs [12] P. Kohlschreiber 6-3 7-6(5)
P. Andujar b. [13] F. Fognini 6-1 6-3


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