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Reading: Wimbledon interviste, Murray: “Negli sport individuali i precedenti non contano”
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Interviste

Wimbledon interviste, Murray: “Negli sport individuali i precedenti non contano”

Wimbledon, quarti di finale: A. Murray b. V. Pospisil 6‑4, 7‑5, 6‑4. L'intervista del dopo partita a Andy Murray

Last updated: 08/07/2015 22:25
By Redazione Published 08/07/2015
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6 Min Read
Wimbledon 2015 - Andy Murray (foto di Fabrizio Maccani)

In certi momenti hai alzato il livello e Pospisil non è riuscito a starti dietro. Sei contento del modo in cui hai ottenuto quei punti?
Ho dovuto farlo, perché lui serviva molto bene. Sì, sono riuscito a trovare degli ottimi colpi nei momenti importanti e in generale non ho concesso a Vasek molte opportunità. Detto questo, il terzo set poteva essere insidioso perché non ho sfruttato varie palle break. Quando non lo fai, inevitabilmente inizi a pensarci. Nel complesso comunque è stato un buon match.

Il gioco di Vasek è molto vario: è divertente affrontarlo?
Quando sei sul campo non pensi se sia divertente o meno. Ma ci sono dei giocatori che mi piace vedere: lui serve molto bene, viene a rete, usa lo slice di rovescio. I suoi match sono spesso molto divertenti, ed è complicato giocarci contro.

Dici spesso che giocare in casa per te è un vantaggio: crei che stavolta non sarà così, considerando il grande supporto di cui gode Federer?
Non saprei. Spero di avere il sostegno del pubblico venerdì, così come è stato durante il resto del torneo. Anche se Roger è molto amato ovunque vada, e quindi il pubblico non sarà totalmente di parte, sono sicuro che ci sarà comunque una bella atmosfera e che il pubblico mi darà una spinta.

Oggi ci sono state delle interruzioni per pioggia. La spalla ne ha risentito, dato che in quei frangenti ti sei freddato?
Nessun problema, la spalla va molto meglio: vorrei riuscire a spingere un po’ di più la prima, ma spero che migliori ancora nei prossimi giorni. Le interruzioni non mi hanno infastidito, e per una volta credo anche di aver giocato bene col tetto.

Roger è ancora competitivo a 33 anni. Come credi sia riuscito a prolungare la propria carriera, e quanto credi possa ancora giocare ad alti livelli?
Non so quanto possa continuare: per come sta andando, anche tre o quattro anni. Questo però dipende da molti fattori, compreso se vuole continuare oppure no. Di sicuro ha uno stile di gioco estremamente efficiente, ma è comunque impressionante che sia ancora a questi livelli, considerando quanti match ha giocato in carriera. Ha giocato più di 1200 partite: sono tantissime.

L’ultima volta che vi siete incontrati è stato un match a senso unico. Quanto sei cambiato da allora?
Molte persone nel mio team erano preoccupate dopo quella partita. Io no, ero molto calmo. Chiaramente il punteggio era imbarazzante, ma ho pensato ai match che avevo giocato contro Novak in quel periodo, agli altri match che avevo giocato durante il master, e mi sono chiesto razionalmente dove stessi sbagliando contro i top player, e cosa potevo fare per tornare a competere con loro. E così a gennaio sono tornato a giocare un ottimo tennis. Quindi sì, è stata una dura sconfitta ma l’ho gestita nel modo migliore.

La finale olimpica risale ormai a tre anni fa. È stata sicuramente la tua vittoria più eclatante contro Roger: il vostro tennis è cambiato troppo da allora perché abbia una qualche rilevanza?
Negli sport individuali i precedenti non contano. Dipende tutto da come si gioca in un determinato giorno. Chiaramente da quelle partite si può imparare, magari ci sono dei dettagli tattici che hanno funzionato e che possono essere replicati. E al tempo stesso, io potrei giocare esattamente come ho fatto alle Olimpiadi ma Roger potrebbe giocare anche in modo completamente diverso, e io dovrei comunque adattarmi. Credo di star giocando un tennis migliore rispetto ad allora e non credo che i nostri precedenti qui avranno alcuna influenza.

Cosa pensi della penalità per regola dei secondi? Vasek l’ha subita nel secondo e nel terzo set.
Prendere una prima penalità non ti condiziona poi molto; la seconda è chiaramente più problematica, dal momento che perdi il servizio. Non so quanto tempo stesse impiegando a servire, e non lo sa neanche lui, perché non c’è modo di vederlo. Deve decidere l’arbitro, e può essere frustrante.

È stato un bene poter fare un po’ di pratica con il tetto chiuso? Sei contento di come è andata?
Sì, ho giocato piuttosto bene anche con il tetto, cosa che non è sempre successa in passato. Ha tolto il vento, quindi in questo senso ci ha facilitati. Però era anche molto umido, sudavamo molto. Sicuramente cambia moltissimo le condizioni.

Traduzione di Gaia Dedola


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TAGGED:Andy Murrayinterviste Wimbledon 2015
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