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Rassegna stampa

Panatta fa il tifo per il premier “Matteo mi ricorda McEnroe” (Leo Turrini)

Last updated: 31/03/2014 12:05
By Davide Uccella Published 09/03/2014
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4 Min Read

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Panatta fa il tifo per il premier “Matteo mi ricorda McEnroe” (Leo Turrini, Nazione – Carlino – Giorno, 09-03-2014)

«SA, IO IN MATTEO Renzi rivedo un po’ il grandissimo John McEnroe. Lo stile è lo stesso: anche il nostro premier scende sempre a rete…»

Adriano Panatta è stato, insieme a Nicola Pietrangeli, il più grande tennista italiano di sempre. Nel 1976 vinse la Coppa Davis (insieme a Bertolucci, Barazzutti e Zugarelli) e trionfo negli Open di Francia e a Roma.

«Onestamente sono un esperto in gioco d’attacco — sorride il sessantaquattrenne mito della racchetta— Il paragone tra il capo del governo e SuperMac ci sta tutto, si fidi».

Ma di McEnroe dicevano fosse pure un gran maleducato. «Ah, sicuro. I suoi connazionali lo chiamavano Super Brat, il super moccioso».

Molti nel Pd appiccicherebbero a Renzi la stessa etichetta. «Beh, di sicuro l’ex sindaco di Firenze è uno che le cose le dice in faccia, parla senza peli sulla lingua, è molto diretto nella comunicazione. Ma non è maleducato come McEnroe, meglio precisare».

Panatta, lei sembra decisamente renziano, se permette. «Forse è una questione di stile, serve and volley, io servivo e poi scattavo a rete D primo ministro in po’ idea si comporta allo stesso modo. Dunque, lo ammetto: mi piace».

Riuscirò a cambiare verso all’Italia? «ah, caro mio, qui viene il difficiIe».

Lei era un idolo in una Italia che sprizzava ottimismo: come abbiamo fatto a ridurci così? «Bello mio, è colpa nostra».

Prego? «Chi Fa scelto la classe dirigente degli ultimi vent’anni? Noi, i cittadini elettori. Io mi sono stufato di sentire raccontare che la responsabilità è solo dei leader, dei ministri o dei politici. Li abbiamo sempre votati noi italiani, in libere elezioni. Quindi piantiamola con le fregnacce e guardiamo avanti».

Tutti a rete per uno smash vin-cente. «Sarebbe ora. Per decenni è mancata la visione, la strategia. Siamo andati avanti pensando giorno per giorno, senza progettare, senza investire sul futuro. Sa, siamo un popolo complicato, segnato da molte divisioni, da molte contraddizioni. Ora è venuto il momento di cambiare. Sul serio».

Ce la faremo a vincere questa Coppa Davis, caro Adriano? «Dobbiamo vincerla, il fallimento è un’ipotesi non contemplata, stavolta…».

Troppi pallettari in circolazione, tra Parlamento e segreterie dei partiti? «Guardi, una volta, dico ai tempi della Prima Repubblica, gli uomini politici erano tutti pallettari! I democristiani poi glieli raccomando, erano maestri nel restare incollati a fondo campo, cioè alle poltrone».

Scusi Adriano, ma pure Renzi viene dalla scuola dc, più o meno. «Lo so, ma sono passati vent’anni dalla fine della Balena Bianca e insomma sembra proprio uno che crede in quello che dice. Ora deve fare i conti con la realtà, ma io voglio condividere il suo ottimismo».

Angelino Alfano sarà un buon compagno di doppio, il Paolo Bertolucci del premier? «Pure Allano appartiene alla nuova generazione. Conviene a tutti sperare che il governo funzioni».

Se no arriva Grillo, uno che al posto della racchetta usa il randello. «Sa che Grillo mi fa venire in mente un altro tennista americano?»

E chi sarebbe? «Jimmy Connors. Se lo ricorda, Jimbo? Sempre truce, non gli andava mai bene niente, si infuriava per qualsiasi cosa. Ma era molto forte. E anche Grillo è forte, con il suo movimento».


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