Il 2014 sarà l'anno delle sorprese? Pennetta la più gradita ma Federer...

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Il 2014 sarà l’anno delle sorprese? Pennetta la più gradita ma Federer…

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TENNIS INDIAN WELLS – Anche se Rafa Nadal non avesse perso da Dolgopolov Novak Djokovic era il favorito n.1 del torneo vinto ora tre volte. Ma ben tornato a Roger Federer: gli ha tenuto testa per 2h e 18, facendo un solo punto in meno. E grandissima Pennetta. Non dite che è stata fortunata.

Dopo troppi anni di risultati quasi scontati il tennis, fin dall’Australian Open,  è tornato a regalarci tre gran belle sorprese e una mezza sorpresa non meno bella vissuta in poltrona dai telespettatori dalle tv di tutto il mondo e in questi 10 giorni dai 431.527 spettatori che hanno potuto occupare forse il più bell’impianto esistente nel mondo del tennis (senza voler mancare di rispetto al mitico Wimbledon, che resta unico), 16.000 posti sul campo centrale, 8.000 sul secondo campo, 4.000 nel terzo.
Le tre sorprese, val la pena ricordare, sono venute a Melbourne dalla Li Na e da Stan Wawrinka, a Indian Wells da Flavia Pennetta (la più grande di tutte e per noi certo la più gradita) e la mezza sorpresa (almeno per me) costituita dalla ritrovata competitività di un Roger Federer sì sconfitto, ma soltanto per 7-6 al terzo dal superfavorito Novak Djokovic (che non è, peraltro, più quello del 2011 ma che da Indian Wells potrebbe ripartire).

Se andiamo a vedere i dati finali di un match durato 2,12 minuti si nota lo straordinario equilibrio di questa finale perchè Roger ha messo a segno 34 errori a fronte di 34 errori gratuiti e Djokovic è stato appena appena un po’ meno intraprendente avendo fatto 28 vincenti e 28 errori gratuiti. Chiaro, peraltro, che Djokovic non aveva la stessa necessità di prendere rischi immediati, perchè più si prolungava un punto e più aveva chances di portarlo a casa. Alla fine sono stati 99 punti per Djokovic contro 98 per Federer, il che significa che fino al tiebreak chi aveva fatto più punti era proprio lo svizzero.

Adesso magari ci sarà chi vorrà speculare sul fatto che Novak ha vinto abbastanza comodamente il tiebreak finale. E chi sosterrà dunque che ha vinto perchè ha saputo giocare meglio i punti importanti. Il computo delle palle-break annullate sembra invece dire il contrario. Ne ha annullate di più Roger. E anche il fatto che Novak, come già due volte anche con Isner, abbia perso il servizio quando serviva per il match (sul 5-4), farebbe pensare semmai che in certi frangenti sia più il serbo a tremare che non lo svizzero. In conclusione è innegabile che l’equilibrio è stato massimo. Così come è innegabile che lo scorso anno tale equilibrio non c’è mai stato, nè sembrava più possibile ipotizzarlo.

Crescita di Roger sicura, quindi, sia pure forse favorita in parte anche dal calo di DjokerNole rispetto al suo magico 2011. Ma si può dire ancor con più argomenti oggi che la vittoria di Roger a Dubai non era stata casuale. Quindi…bentornato Roger ad alti livelli. Pretendere che possa tornare su quelli del miglior Roger di sempre mi parebbe pretendere troppo. Ma rivederlo assai più deciso, forte e determinato che non nel 2013 è già un bel vedere.  Che un campione di 32 anni e 6 mesi possa ancora crescere e riproporsi ai vertici del tennis mondiale – Roger torna ad essere un top 5 da questa settimana – secondo me è ancora più sorprendente  che assistere alla …resurrezione di Flavia Pennetta. Per questo anche nel caso di Federer si deve parlare, a mio avviso (e senza nulla togliere al suo straordinario passato) di una mezza grande sorpresa nel ritrovarlo a questi livelli, capace di giocare alla pari con il miglior tennista del mondo sui campi duri.

Il tennis femminile è oggettivamente meno competitivo. Tuttavia è indubbiamente un grandissimo exploiti riuscire a 32 anni appena compiuti, a conquistare il primo Premier Wta, battendo una dopo l’altra tenniste di indiscutibile valore, tutte con un presente o un recente passato da top 4 del mondo. L’attuale n.2 Li Na _ che è poi n.1 nei punti Wta conquistati quest’anno – l’ex n.4 Stosur prima di lei, la Radwanska n.3, dopo aver superato la Giorgi che (altra bella, graditissima sorpresa all’insena di anno pazzo) aveva messo k.o. la Sharapova n.5.
Ok, la Radwanska non è stata in grado di difendersi in finale, ma nei primi games lo aveva fatto eccome. I primi 4 games erano stati combattuti e belli (21 minuti) e Flavia non si era dimostrata per nulla intimorita dalla polacca che peraltro aveva battuto appena tre settimane fa a Dubai. Avrebbe potuto benissimo rivincere, ora che il suo dritto è diventato anch’esso un colpo aggressivo e temibile quasi quanto il rovescio.

Salvador Navarro le ha dato quella sicurezza che lei prima non aveva con questa continuità. Sono passati quasi 5 anni da quando vinse il suo torneo più prestigioso dei nove titoli fino a ieri conquistati, Los Angeles, quasi 5 anni dacchè divenne la prima italiana a sfondare il fatidico muro delle top 10. Decisamente in California, insieme a New York (dove ha colto 3 quarti di finale e una semifinale all’US open) Flavia respira aria buona.
E’ il torneo più importante mai vinto da una tennista italiana dopo lo Slam parigino conquistato da Francesca Schiavone nel 2010. E non si vincono questi grandi tornei per caso. Come non si vincono mai senza anche un pizzico di fortuna. Quando Francesca vinse il Roland Garros nel 2010 trovò in semifinale una Dementieva azzoppata che si ritirò a fine primo set e in finale la Stosur che le aveva tolto di mezzo le due avversarie più titolate e oggettivamente più temibili, Justine Henin e Serena Williams.

Del resto non è accaduto a tante vincitrici di Slam di annullare matchpoints nel corso del torneo poi vinto e quindi di avere avuto dalla loro parte anche un po’ di fortuna? Quindi solo applausi per Flavia oggi (insieme al milioni di dollari che non le farà schifo) come solo applausi per Francesca ieri (che al milione di dollari o di euro, non ricordo, ebbe la fortuna di vedersi aggiungere anche un regalino inatteso di 400.000 euro da parte del munifico Presidente). Le grandi soddisfazioni avute sul campo da tennis, in singolare come in doppio,  individualmente e come protagonista di una squadra, dovrebbero aver certo ripagato Flavia di momenti anche molto duri: il traumatico tradimento perpetrato dal promesso sposo Carlos Moya _ perse 11 volte al primo turno per lo choc, dimagrì in modo pauroso _  la scomparsa dell’amico di sempre Chicco Luzzi, l’abbandono del tecnico di una vita Gabriel Urpi, una specie di secondo papà che non si sentì di rifiutare un’offerta della federazione francese,  il crack del polso, l’operazione, la difficile rentree minata da una serie di batoste che l’avevano portata a dubitare di se stessa e sull’orlo del ritiro, del prepensionamento.

Molti la consideravano finita e lei lo sapeva. Con ostinazione si è battuta per smentire tutto e tutti. Oggi, ma già a New York, il quell’ostinazione è stata premiata. Oggi credo che possa essere considerato un curioso segno del destino il fatto che Flavia abbia conquistato a Indian Wells il 16 marzo 2014 il suo primo Premier Mandatory Wta esattamente e, nello stesso posto,  a quindici anni di distanza da quando il suo ex Carlos Moya, il 16 marzo 1999, era diventato n.1 del mondo per aver battuto Guga Kuerten, assicurandosi l’ascesa al trono Atp (sul quale sedette soltanto per due settimane). I guai sembrano superati, il nuovo coach Salvador Navarro, ex tennista di discreto livello oggi 37enne _ è stato n.157 del mondo e al Roland Garros 1997 battè Gorriz in cinque set prima di perdere da Siemerink in 4  _ è supermotivato e ha conquistato la fiducia di Flavia che segue molto disciplinatamente i suoi consigli tattici. Contro la Li Na le ha giocato costantemente alto, liftato e centrale sul dritto, senza esporsi troppo agli angoli, contro la Stosur le aveva cercato insistentemente il rovescio, contro la Radwanska ha continuato a spostarla implacabilmente senza distrarsi dal saperla infortunata. Vedremo come Flavia si comporterà da neo n.12 del mondo a Miami, dove non ha cambiali da pagare, a differenza di Sara Errani che lo scorso anno fece i quarti. In questo momento Flavia deve essere considerata, per rendimento e per condizione di forma e di fiducia, la vera n.1 d’Italia. Impensabile la scorsa estate.

Ma dato a Flavia quel che è di Flavia, e dopo essermi rallegrato con Federer per la sua ritrovata condizione (nei limiti in cui un atleta di 32 anni può raggiungerla) va dato a Djokovic quel che è di Djokovic. Un giocatore meno solido avrebbe forse perso la trebisonda dopo aver perso il servizio sul 5-4 al terzo. Lui è riuscito a reagire da campione. E nel tiebreak ha tenuto sempre lui il pallino. Nole aveva vinto qui nel 2008 e nel magico 2011, la sua vittoria, il suo 17mo Master 1000, l’avevano prevista tutti i bokmakers nonostante il precedente negativo di Dubai. E’ anche il terzo di fila dopo Shanghai e Parigi Bercy. A Indian Wells non c’era Boris Becker, ma Nole non pare averne risentito. Anzi, mi chiedo: ma se ne sarà accorto?

Insomma il primo Masters 1000-Premium della stagione consegna all’albo d’oro di quello che oggi potrebbe essere considerato il più importante di tutti i Masters 1000 un nome atteso ed un altro inatteso.
I Fab Four sembrano tutti, chi per un verso chi per un altro, un po’ meno Fab. Fra le donne accusa battute a vuoto perfino Serena Williams. Insomma la stagione è partita all’insegna delle sorprese. Speriamo che continui così. Ci si diverte di più. Se poi a dar vita alle sorprese più grosse ci si mettono anche gli italiani, Giorgi e Pennetta, e magari da mercoledì a Miami anche Fognini, beh meglio ancora, oltre che divertimento proveremo anche un po’ di italico orgoglio. Ce n’è bisogno, di questi tempi.

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