COPPA DAVIS A NAPOLI – Un doppio impostato sull’attacco, quello British di Murray e Fleming, prevale su quello azzurro che ha sfiorato il quinto set. Ora Fognini deve battere Murray e l’Italia deve ingranare la quinta.
Malcolm Folley, l’inviato del Mail on Sunday nonchè autore di un best seller “Borg vs McEnroe”, nell’intervista che mi ha reso subito dopo il doppio vinto dalla Gran Bretagna, dice che l’eroe della vittoria Brit è Colin Fleming “perché non è abituato a giocare match di questa importanza e di questo livello. Non solo non ha affatto sfigurato, ma nelle fasi finali quando l’Italia sembrava sul punto di trascinare il match al quinto è stato lui a conquistare i punti decisivi (e non solo l’ultimo, n.d.r.)”.
Beh, Fleming che di solito gioca con Russ Hutchins aveva giocato un torneo all’open del Canada, un Masters 1000, con Murray ed era arrivato in finale e lo scorso anno a settembre insieme a Andy i due avevano battuto i croati Dodig e Pavic in Davis. Insomma si sapeva che non era male, ma forse non si credeva che fosse così buono.
Però, guarda caso, nel doppio perduto in 4 set da Fognini e Bolelli che sono stati due volte a 3 punti dall’issarsi al quinto set dopo essere stati abbastanza facilmente regolati nei primi due, l’unico a non aver mai perso il servizio è stato Andy Murray, il giocatore di maggior classe, il campione di Wimbledon (e di un US Open) che non ama particolarmente il doppio, ma che era anche il solo a non tremare mai quando c’era da servire e il solo capace di rispondere seguendo costantemente anche la risposta (e non solo il servizio) a rete. Così facendo metteva terribilmente sotto pressione i nostri, costretti a cercare di sfondare con una serie di passanti i giocatori britannici che giocavano il doppio classico ed erano quindi sempre i primi, e spesso i soli, a presidiare insieme la rete e a fare muro.
Così Fognini, il meno brillante dei quattro, ha perso più di tutti il servizio, quattro volte. E tre di fila fra fine primo set ed inizio secondo. Bolelli era riuscito a non perdere mai il suo, fino a che proprio nel finale ha avuto la sventura di cederlo due volte, una sul 3-2 e l’altra proprio quando aveva servito per il set sul 5-4. Non è che a rete Fognini lo abbia aiutato molto. Le intercettazioni vincenti sono state poche. Le “finte” ingannevoli… di più. Sul 5-4 Simone ha avuto paura dopo aver messo a segno l’ace del 15 pari, ha messo in rete un rovescio giocato con il braccino, ma nel complesso ha giocato meglio lui di Fabio, ha retto molti palleggi da fondocampo e sfondato diverse volte il muro dei due britannici sia con poderosi dritti che con ficcanti rovesci. Mentre se ascoltate l’audio di Barazzutti, e le “confessioni” di Bolelli, si potrebbe avere quasi l’impressione che i due italiani abbiano giocato ugualmente male i primi due set e che poi nel finale Bolelli sia stato il peggiore, Andy Murray ha reso giustizia al bolognese di Budrio dicendo – ascoltate l’audio _ che Bolelli è stato quello che serviva meglio, che chiudeva maggiormente le voleé e che aveva giocato i colpi più difficili.
Mi sembra giusto dare a Cesare quel che è di Cesare, in questo caso a Simone quel che è di Simone, senza per questo colpevolizzare Fabio Fognini. Che ha fatto quel che poteva in una giornata poco positiva. Non sembrava risentisse del problema al costato, peraltro, perché ha servito costantemente la prima sopra i 190 km orari. Però _ anche se Barazzutti rispondendo ad una mia domanda ha negato che la sconfitta possa essere dipeso da un problema tattico _ io credo che sia quasi impossibile, anche al giorno d’oggi in cui i singolaristi non fanno più serve&volley, vincere un doppio giocando uno avanti e l’altro indietro, una sorta di doppio misto insomma come quello messo in atto da Bolelli e Fognini (i quali del resto giocano sempre così e non avrebbero potuto cambiare tattica: se uno non sa fare serve&volley non può improvvisarlo, anche se Murray invece lo ha fatto). I due che stanno sulla rete _ se ci sanno stare, sia chiaro _ sono troppo avvantaggiati. Parano due, tre, quattro passanti, e sul quinto arriva inevitabile l’errore di chi deve cercare di perforarli prendendo rischi enormi. Ci sono – anche fra le coppie di grande livello – giocatori che prediligono la formazione a tandem, uno davanti e l’altro dietro, però tutto dipende da chi si trovano di fronte. Pochi al mondo rispondono sempre come è in grado di fare Murray. Ancora meno sono quelli che oltre a rispondere sono capaci di buttarsi in avanti e di coprire la rete con la sua …apertura alare (e al fianco di un altro giocatore sopra al metro e 90).
Nei primi due set il divario è stato ancor più netto di quanto dica il 6-3,6-2 del punteggio. “I nostri giocavano male” ha detto Barazzutti. Certo che sì, ma giocavano male perché gli altri non davano loro il tempo di riordinare le idee, li mettevano in affanno invece. Se appena ti riprendi dall’esecuzione del servizio, ti ritrovi una palla profonda nei piedi e nei pressi della riga da controbattere con un passante possibilmente vincente è dura, molto dura. E direi che le note positive nella giornata sono venute proprio da Bolelli, di solito non velocissimo con i piedi, e invece capace di mostrarsi reattivo in quelle situazioni.
Bolelli nei primi due set ha perso 8 punti in quattro turni di battuta, vincendo sempre il suo game a 30. Fognini invece dopo un primo game tenuto a 30 ne ha persi tre di fila, il game da 8 punti che ha mandato avanti i Brits 5-3 nel primo, poi quello da 6 punti (quindi a 30) del 2-1 nel secondo per Murray-Fleming, infine a 15 il settimo game di quel set, con i britannici saliti al 6-2. Insomma il bilancio di Fognini al servizio è stato 7 punti fatti e 7 punti persi nel primo set, 3 punti fatti e 8 persi nel secondo set. Troppo scadente. E non perché servisse particolarmente male. Ma perché non riusciva a passare di controbalzo all’uscita del servizio chi aveva già messo il muso sulla rete. E questo accadeva perchè ogni volta che a Fabio non entrava la prima, ma talvolta anche sulla prima, i britannici attaccavano fin dalla risposta, si piazzavano a rete e diventavano quasi invalicabili. Nè Bolelli a quel punto poteva fare granché, trovandosi lui a rete mentre gli inglesi indirizzavano correttamente le loro volee sul giocatore rimasto a fondo, cioè Fognini. Se a questo si aggiunge che invece i Brits servivano bene tanto quanto i nostri rispondevano male, ecco che si spiega come mai non abbiano concesso la prima palla break che dopo un’ora e 37 minuti quando Fleming ha perso il servizio sul 2-1 per gli italiani. Un 2-1 conquistato dopo aver salvato sull’1 a 1 quattro pallebreak sul servizio di Fognini, di nuovo in flagrante difficoltà.
Però il tennis è uno sport complesso e io stesso ho sussurrato al mio vicino di posto Gianni Clerici subito dopo che sull’1 pari nel terzo set gli azzurri avevano salvato quelle quattro palle break che avevano il sapore di mini-matchpoint: “Gianni, magari adesso gira la partita”. Di fatto ha proprio girato perché Fleming ha perso il servizio per la prima di 3 volte sull’1-2 commettendo sullo 0-30 anche il primo doppio fallo. Pochi minuti prima i colleghi inglesi avevano abbandonato la tribuna per cominciare a scrivere l’articolo della vittoria…che ha rischiato invece di sfumare. Va detto che la loro non era presunzione o snobismo: molti di loro scrivono per i giornali inglesi della domenica, quelli fatti di centinaia di pagine e le cui rotative chiudono prestissimo, al sabato pomeriggio dopo essere stati in gran parte confezionati durante la settimana.
Sapete come è andata a finire, anche dalla cronaca di Stefano Tarantino, e sapete anche che fra i sorprendenti risultati di questi quarti di finale ostici alle squadre di casa (la Francia che perdeva 2-0 dai carneadi tedeschi era un risultato pazzesco) quello più sorprendente è quello che vede adesso il Kazakistan in vantaggio due a uno sulla Svizzera di Federer e Wawrinka. Solo che gli svizzeri secondo me restano favoriti, mentre noi purtroppo no. Ho chiesto, fuori conferenza stampa al capitano inglese Leon Smith se considerasse più probabile una vittoria di Murray su Fognini o quella di Ward su Seppi e lui non ha avuto dubbi nel ritenere la mia domanda…pleonastica. “Quando scende in campo Murray si deve sempre essere ottimisti, per vincere quest’incontro contavamo soprattutto sui suoi 3 punti e credo che il terzo punto lui lo procurerà contro Fognini”. Che è quello che pensano tutti i colleghi inglesi, e molti anche di quelli italiani. Murray è l’uomo che ha sfatato dopo 77 anni il tabù di Wimbledon (dopo Fred Perry nel 1936) e ora potrebbe essere l’uomo che riporta la Gran Bretagna in semifinale dopo 33 anni. Io provo ad essere un tantino più ottimista, anche se stasera il morale degli azzurri pareva sotto le scarpe. Erano abbattutissimi. E Fognini ha pure sofferto non poco per fare pipì stasera. Era lì che beveva birra per sottoporsi al controllo antidoping, mi ha detto un informatore privilegiato, Gianni Clerici.
Un’ultima nota: gli italiani avevano protestato vivacemente per il presunto fallo di racchetta che avrebbe fatto Colin Fleming su una bordata di Fognini nel punto che ha preceduto il setpoint del primo set. Ma ho parlato con l’arbitro Carlos Ramos che mi ha chiarito il punto del regolamento: “Un giocatore potrebbe toccare anche tre volte la palla con la racchetta se non lo fa deliberatamente…il fallo di racchetta che c’era una volta non esiste più”. Fognini si era invece innervosito parecchio per quella chiamata. E va detto per amor di precisione che Corrado Barazzutti, pur avendola definita “una bad call (un errore arbitrale) come possono capitare” ha avuto l’onestà di affermare: “ma non credo che sia stato un episodio decisivo. Quelli sono avvenuti nel finale e dopo che avevamo dato loro un vantaggio di due set. E’ sempre difficile recuperare due set ..”. Certo, anche se per due volte gli italiano sul servizio di Bolelli sul 5-4 nel quarto sono stati a 3 punti dal quinto, sul 15 pari e sul 30-40.
Pazienza. Fognini contro Murray dovrà giocare meglio che Seppi nel secondo set (quello nel quale Andreas ha avuto 4 setpoint) e vista la posizione molto arretrata tenuta da Murray in singolare fino a quando non è stato sicuro di vincere, l’arma della palla corta potrebbe essere molto ma molto importante per Fabio che ha il tocco e la mano per farla benissimo. Sia per fare qualche punto importante, sia per provocargli insicurezza sulla posizione da tenere in campo. Il tempo è annunciato bello, bellissimo. E speriamo che sia così. Non mi pare che qui ci azzecchino tanto. Sembrava che la giornata di sabato avrebbe dovuto essere terribile e invece, salvo che per i risultati sfavorevoli agli azzurri sia nella prosecuzione del singolare Seppi-Murray che nel doppio, non lo è stata. In fondo ci è già capitato una volta di rimontare da 1-2 in Coppa Davis contro la Gran Bretagna: accadde a Telford e l’eroe fu Gianni Ocleppo. In tutto ci è successo quattro volte (l’ultima a Cagliari contro la modesta Finlandia). Insomma gli azzurri adesso devono ingranare la quinta. Coraggio.