Safarova, di nuovo a un soffio dall'impresa

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Safarova, di nuovo a un soffio dall’impresa

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TENNIS AL FEMMINILE – A Stoccarda la vincitrice del torneo Sharapova ha rischiato l’eliminazione da Lucie Safarova, arrivata a due punti dalla vittoria. Sempre Safarova era stata capace di raggiungere il match point agli Australian Open contro Li Na, ugualmente poi vincitrice del titolo. 

Quando si parla di tennis ognuno tende a costruirsi della argomentazioni personali e a citare particolari statistiche; numeri a cui si affeziona, e che si ricorda “al volo” nelle discussioni, senza bisogno di consultare gli archivi. Per quanto mi riguarda, ho usato per anni un dato, per dimostrare come non sempre talento e ranking andassero di pari passo; il concetto era espresso così: “del resto se una come Lucie Safarova non è stata nemmeno un giorno nelle prime 20…”
Non c’era bisogno di finire la frase; e per la verità non ho mai trovato nessuno che pensasse di contraddirla. Troppo macroscopico il dato per non persuadere, a volte sorprendere, l’interlocutore. Poi, finalmente, nel 2012, Lucie mi ha tolto la possibilità di usarlo, quando ha abbattuto quella barriera e per un certo periodo ha veleggiato qualche posto più avanti, arrivando fino al 17mo. Alcuni mesi in quella zona, per poi ritornare tra le venti e le trenta: oggi è numero 26.

Forse un po’ troppo spesso si parla di talento inespresso, però bisogna dire che le partite di Safarova in questo inizio di 2014 costituiscono una forte tentazione.
Domenica scorsa Maria Sharapova ha vinto per la terza volta consecutiva a Stoccarda, esibendo un gioco di grande livello. Non come quello fantastico del 2012, quando secondo me in quella settimana espresse il miglior tennis della seconda parte di carriera (da dopo l’operazione alla spalla), ma molto vicino. Eppure al primo turno Safarova era arrivata a due soli punti dall’estrometterla dal torneo, in una partita da tre ore e mezza in cui solo i tiebreak avevano potuto decidere l’esito dei set: 7-6, 6-7, 7-6.
Un terzo set condotto in rimonta da Lucie che, sotto 1-5, ha salvato tre match point e sullo slancio è arrivata a servire per la vittoria, sino al 6-5 30-0. Ma qui a ha commesso un doppio fallo che ha come spezzato l’incantesimo positivo, e ha poi finito per perdere game e tiebreak conclusivo.

Vicinissima dall’eliminare una top ten (tra le favorite del torneo) che poi avrebbe vinto il titolo. Situazione già vissuta a gennaio agli Australian Open, quando Safarova arrivò addirittura al match point contro la futura campionessa Li Na. Match point mancato per un soffio (lungolinea di rovescio confermato fuori solo grazie all’hawk-eye). Quando si è in grado di arrivare testa a testa con Sharapova sulla terra battuta e con Li Na sul cemento (e in tornei di tale importanza) significa che le qualità ci sono davvero, e quindi bisogna interrogarsi sul perché non si riescano ad esprimere in pieno.

Lucie è nata il 4 febbraio 1987. Mancina, ha cominciato a giocare a tre anni, imparando dal  padre, maestro di tennis. Ottima junior, quando è passata pro ha scalato la classifica molto velocemente: da 533ma nel 2003 a 50ma nel 2005, ancora teenager. La sua ascesa è proseguita sicura fino al 2007: quarti di finale agli Australian Open, best ranking numero 22.
A quel punto aveva già vinto 3 tornei (su 5 finali), e costruito un bilancio contro le top ten davvero ragguardevole per una giovanissima: 11 perse e 6 vinte (e si parla di vittorie contro Mauresmo, Henin, Kuznetsova).

Poi però negli anni successivi la sua carriera si ripiega su se stessa: piccoli malanni che non le consentono di avere una forma ottimale, forse meno entusiasmo rispetto ai primi tempi. E’ come se a Lucie mancasse la spinta necessaria per proseguire su quei livelli. Nei due anni successivi perde 12 volte su 12 dalle top ten, e non riesce più a fare strada negli Slam. Il talento c’è sempre, perché il suo gioco ha lampi di qualità altissima, ma manca la consistenza, che nel tennis è indispensabile per vincere le partite e andare avanti nei tornei, giorno dopo giorno. E’ il periodo della frase che citavo all’inizio: “ se una come Safarova non riesce ad entrare nelle venti…”
Ed è il periodo in cui Safarova corre il rischio di essere ricordata più che altro come la fidanzata di Berdych, che aveva conosciuto giovanissima a Prostejov, dove ha sede una accademia di tennis che ha sfornato giocatori di livello internazionale (Jiri Novak, Stepanek, Berdych, Safarova, Kvitova).

Prostejov non è una scuola qualsiasi, anzi si può dire che nel 2012 questo club sia diventato leader mondiale del movimento tennistico a squadre, visto che gli uomini hanno vinto la Coppa Davis (con Berdych e Stepanek architravi della squadra) e le donne la Fed Cup (con Safarova e Kvitova). E per togliere dubbi sul valore di quella Fed Cup, segnalo che il 2012 è stato anno olimpico (Londra) e mai come a ridosso delle Olimpiadi la partecipazione è qualitativa, visto che diventa praticamente obbligatorio rispondere alle convocazioni per poter entrare in nazionale e disputare il torneo delle medaglie (Wimbledon bis).
A Prostejov, dove si è trasferita a quindici anni, Safarova ha rifinito il suo gioco, che ha caratteristiche abbastanza differenti rispetto allo standard femminile; i suoi punti di forza infatti sono quelli tipici del gioco maschile: servizio e dritto.

Il servizio lo ha modificato proprio nel club grazie agli insegnamenti di David Kotyza (il futuro allenatore di Petra Kvitova) ed è diventato uno dei più efficaci del circuito. Rispetto a molte mancine, Lucie non ha solo il classico slice ad uscire, ma anche una grande precisione in quello centrale, che da destra disegna un arco velenosissimo.
Con il dritto è in grado di impostare un gioco a livello delle migliori, e se riesce a girare intorno alla palla può eseguire indifferentemente lungolinea o inside-out difficilissimi da contenere.
Il rovescio è il suo colpo meno stabile e qualche volta tende a perderne il controllo. Come quasi sempre in questi casi, è proprio l’efficacia del colpo meno forte a determinare il termometro del suo tennis. Se anche di rovescio riesce a spingere bene, allora diventa una giocatrice estremamente insidiosa.

Personalmente l’aspetto che preferisco del suo gioco è l’estremo dinamismo che comunica: spesso mette tutto il peso del corpo nello spingere la palla, finendo per colpire con tutti e due i piedi sollevati, in un movimento “saltato” che fa la gioia dei fotografi. E visto che stiamo parlando di una giocatrice alta 1,77 si può capire che colpendo con tale intensità, la palla diventi piuttosto pesante.
Questa estrema decisione e una certa mancanza di mezze misure, si traducono in un gioco ad alto rischio. Anche così si spiegano errori evitabili a rete; un altro aspetto che Lucie dovrebbe cercare di migliorare è la costanza in risposta.
Tutte caratteristiche che fanno sì che Safarova sia tra le migliori del circuito nei game di battuta, ma non sia altrettanto efficace in quelli di risposta.

Non le manca il gioco difensivo, visto che si è formata sulla terra battuta e conosce gli slice e i colpi di contenimento tipici di chi si ha imparato sul rosso. Però in passato, specie nelle partite sul veloce, dava l’impressione di dimenticarsene, finendo per affidarsi quasi sempre ad un tennis di spinta abbastanza scarno tatticamente, e correndo così il rischio di diventare prevedibile.
In ogni caso direi che Lucie ha una completezza tecnica superiore alla media del circuito e penso che gli aspetti del gioco con più margini di miglioramento siano sopratutto tattici e mentali.

E se dovessi dire che cosa sta riportando Safarova sulla strada del progresso (dal 2010 ha cambiato allenatore, scegliendo la serba Biljana Veselinovic) citerei proprio una maggiore oculatezza tattica, che sta arrivando con la maturità. Rimane l’ultima questione: quella mentale.

Fuori dal campo, nelle interviste, sembra una ragazza molto misurata, al limite della timidezza. L’unico video un po’ fuori dalle righe che la riguarda (una danza negli spogliatoi inseme alla compagna Hlavackova) è stato pubblicato a sua insaputa ed è stato all’origine della stesso balletto ripetuto in campo come promessa in caso di vittoria della Fed Cup 2012.
Il successo in finale contro la Serbia, sbarcata a Praga con la formazione migliore possibile, effettivamente arrivò grazie a due straordinare prestazioni di Lucie, in grado di supplire alla forma precaria di Kvitova. Due partite al limite della perfezione, con vincenti da tutte le parti del campo (contro Ivanovic 6-4, 6-3, contro Jankovic 6-1, 6-1).
Ma erano condizioni ambientali particolari, con tutto il pubblico a sostenerla. E in Fed Cup per Safarova al record positivo di vittorie in casa (7-1) si contrappone quello negativo in trasferta (4-10).

In generale, devo dire che prima delle due partite di quest’anno contro Li Na e Sharapova non avevo avuto l’impressione di una giocatrice particolarmente emotiva, quantomeno non più di moltissime altre. Nel tennis femminile è spesso difficile chiudere i match proprio per la minore incidenza del servizio, che è invece una delle qualità di Lucie; e infatti mi ricordo di sue partite terminate senza particolari patemi proprio grazie al colpo di inizio gioco.
Però sorprende in negativo il rendimento negli Slam. Dal 2008 in poi, non è mai andata oltre il terzo turno, con molte (troppe) sconfitte alla prima o alla seconda partita dei Major.
Sotto questo aspetto ricordo la profonda emotività esibita contro Li Na a Melbourne 2014, quando si era presentata a servire per il match sul 6-1, 5-3; una tensione insostenibile che l’aveva portata immediatamente 0-40, a causa anche di un doppio fallo commesso di puro “braccino”, vale a dire per il timore di spingere la palla.

Non sempre le giocatrici vivono momenti psicologici uguali nel corso della propria carriera, e a volte con l’avanzare degli anni può capitare che venga meno una certa spregiudicatezza, e la maggiore coscienza dell’importanza di alcuni match può pesare sulla serenità di gioco. Se così fosse rischieremmo di avere una nuova Jana Novotna, la giocatrice ceca famosa per avere difficoltà a chiudere le partite. In fondo entrambe sono nate a Brno. Però queste importanti vittorie mancate di un soffio si potrebbero anche interpretare come il segno di una crescita che richiede un ultimo sforzo per consolidarsi.

Ad esempio Sara Errani nella seconda parte del 2011 aveva perso diverse partite dopo essere arrivata vicinissima alla vittoria, spesso con match point a favore (Kuznetsova, Medina Garrigues, Cetkovska 2 volte, Peng), e si parlava di complesso psicologico. Invece dopo qualche mese Sara ha cominciato la scalata verso i piani alti del ranking; probabilmente il suo gioco era cresciuto prima, ma mentalmente c’era voluto un po’ di tempo in più per adeguarsi al nuovo livello.
Insomma, le difficoltà si possono superare: come ha saputo lasciarsi alle spalle i momenti difficili dopo la separazione da Berdych (adesso ha un nuovo fidanzato, americano) forse queste delusioni potrebbero davvero essere l’inizio di un nuovo progresso. Personalmente me lo auguro perché, con il suo gioco aggressivo, Safarova per vincere deve giocare bene; e quando gioca bene produce un tennis altamente spettacolare.

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