Angelo o diavolo di una Errani con Saretta l'Italia vola alto (Martucci), Sara più forte del dolore (Piccardi), Sara la pensatrice ispirata da Parigi e Jelena va in tilt (Clerici), La grinta di Sara zittiti gli ultrà serbi (Semeraro), Andrea, La valchiria sfortunata che legge Goethe

Rassegna stampa

Angelo o diavolo di una Errani con Saretta l’Italia vola alto (Martucci), Sara più forte del dolore (Piccardi), Sara la pensatrice ispirata da Parigi e Jelena va in tilt (Clerici), La grinta di Sara zittiti gli ultrà serbi (Semeraro), Andrea, La valchiria sfortunata che legge Goethe

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Rubrica a cura di Daniele Flavi

 

Angelo o diavolo di una Errani. Con Saretta l’Italia vola alto

 

Vincenzo Martucci, la gazzetta dello sport del 3.06.2014

 

Chi è Sara Errani, chi è questa ragazza che continua a muovere le montagne a dispetto di una taglia minuta, di un tennis vario ma non potente, di un servizio che tutte le volte fa venire i brividi in attesa della violenta, sonora, risposta dell’avversario? Chi è questa romagnola di 27 anni che è arrivata in finale al Roland Garros nel 2012, al numero 5 del mondo in singolare e all’1 in doppio, e riesce a mantenersi ad altissimo livello (oggi è n. 11 nel computer), e a restare spesso l’ultimo rappresentante del nostro tennis nella seconda settimana dei tornei del Grande Slam? Per gli avversari, che non riescono ad afferrarla per spezzarla, e invece vengono costretti a convivere con i peggiori fantasmi, Sara è il diavolo. Così direbbero Jelena Jankovic, l’ultima virago neutralizzata e anche la prossima, il panzer Andrea Petkovic, che l’attende domani nei quarti per sbranarla. Mentre quelli che ci vivono assieme, torneo dopo torneo, a prescindere dagli occhi celesti e dal sorriso buono, la considerano un angelo. L’allenatore, lo spagnolo Pablo Lozano, non riesce ad immaginare allievo migliore, l’amica e compagna di doppio, l’altra piccoletta di qualità, Roberta Vinci, l’adora. Per non parlare della folla, che l’applaude comunque e ovunque per i suoi sforzi, perché dà sempre tutta se stessa, e anche qualcosina in più, mettendoci gambe, cuore e cervello. Eppoi c’è un uomo, un campione, un signore, che l’ammira come poche altre atlete perché lui sa, capisce intimamente tutto quello che soffre, e come soffre, la formichina azzurra, prima, durante e dopo le sue fatiche di Ercole. Quest’uomo, Corrado Barazzutti, uno dei famosi Moschettieri del trionfo di coppa Davis 76, sa che le qualità tennistiche e tattiche di Saretta sono grandi, e ugualmente misconosciute, come le sue. Così come i pronostici e i commenti che riguardano lei sono molto simili a quelli che riguardavano lui. Infatti gli scappa un: «Sì, è vero, caratterialmente mi piace pensare che siamo simili, siamo solidi». Eroi taciturni e timidi.

 

Sara più forte del dolore

 

Gaia Piccardi, il corriere della sera del 3.06.2014

 

Corpo a corpo con la serba. Domani sfida la Petkovic oltre i crampi e la fatica «Temevo di crollare» Errani nei quarti a Parigi: Jankovic k.o. L’elogio del dolore, della smorzata (6 in totale, 4 a segno, tutte in momenti chiave) e di quel mezzo servizio lento (140 km/h come velocità di punta, 116 di media) e gigantesco (go per cento di prime palle in campo) di cui ormai tutto il circuito femminile favoleggia. Accomodata nei quarti di finale del Roland Garros per il terzo anno consecutivo, la dolcissima Sara Errani può indossare per un momento la maschera da vendicatrice e, voltandosi verso il rumorosissimo angolo dell’avversaria, la serba Jelena Jankovic, con cui il team dell’azzurra ha battibeccato per tutto il match, permettersi di zittirlo, shhhhhht, guadagnandosi l’ovazione dello stadio. Puffetta, e non è una novità, sa essere concreta (85 vincenti e solo 20 errori non forzati) e cattiva anche con addosso la stanchezza dell’ultimo mese sulla terra battuta, tra le top 15 è quella che gioca di più: singolo e doppio con l’amica Roberta Vinci (sono nei quarti), per la quale fa volentieri gli straordinari. La Jankovic, testa di serie numero 6, già battuta nella semifinale degli Internazionali d’Italia con un piccolo capolavoro di tattica, ieri è scesa in campo disposta a tutto pur di non cascare di nuovo nel palleggio asfissiante di Saretta, fatto di rotazioni, angoli e polpette avvelenate. È risalita da 4-1, ha annullato la palla del 5-3, ha sprecato un set point e costretto la Errani a un momento di pura disperazione («Già sul 4-3 avevo sentito dei crampi alla gamba, ho cercato di non farlo vedere ma ero tesa, preoccupata di farmi male e di non farcela…»), lacrime che hanno fatto temere il ritiro, l’ha trascinata al tie break, chiuso da Sara 7-5 dopo un’ora e venti minuti. «Ho accusato un calo fisico, la stanchezza era tanta sono rimasta concentrata su me stessa, non badando al fatto che lei avesse chiamato il fisioterapista. Punto su punto, mi sono detta, punto su punto…». Stremata dal senso di impotenza, vestita alla marinara e furibonda, Jankovic ha provato una reazione nel secondo set, ma Sara è volata 3-o, amministrando il vantaggio e agguantando i quarti del Roland Garros al secondo match point (6-2), quando finalmente ha sfogato la rabbia «Nell’angolo della Jankovic non erano in tanti ma hanno fatto un baccano infernale per tutto l’incontro. Mi hanno fatta arrabbiare, sì. Mi sono tenuta tutto dentro e alla fine mi sono lasciata andare. Per la capacità di lottare e soffrire, questa è certamente una delle vittorie più belle della mia carriera». Contro Andrea Petkovic, 26enne tedesca di nascita bosniaca, ex mg del mondo (oggi n.27) appiedata dagli infortuni, una spilungona che festeggia i successi con un balletto in campo, sarà un’altro supplizio. «L’ho appena affrontata in doppio: mi ha impressionata. E in grande forma, bisognerà tenerla lontana dalla riga di fondo, farla muovere». I precedenti dicono 1-1; l’ultimo, recentissimo, al torneo di Madrid a favore di Saretta nostra. «Sono pronta a soffrire, come sempre . E noi con lei.

 

Sara la pensatrice ispirata da Parigi e Jelena va in tilt

 

Gianni Clerici, la repubblica del 3.06.2014

 

Ero a conoscenza del tuo sense of humour» mi sussurra l’amico, che ho introdotto nella tribuna stampa grazie a un vecchio controllore, uno degli ultimi a conoscermi, in un campo al quale Chatrier diede nome Lenglen grazie a una mia sollecitazione. «Non credevo che il tuo umorismo potesse tuttavia spingersi a tanto. Ti par possibile che quella italianina, piccola com’è, quasi senza muscoli, coi piedi in fuori, possa far qualcosa contro la serba: l’hanno addirittura fasciata per non farle prorompere i muscoli». Vedo che Yvan necessita di informazioni. «Piccina com’è, all’apparenza tutto fuorchè un’atleta, Sara Errani potrebbe, quasi sicuramente, correre un serena maratona». «Ho capito» insiste Yvan, buon giocatore di club. «Ma tra correre evincere un match di tennis c’è una bella differenza». «Appunto», concordo. «Nel tennis ci vuole anche la manina. Non dico dita da pianista, ma almeno da ricamatrice. E Sara potrebbe stupirti, con uno dei suoi ricami, senza che poi dimentichi magari di pungerti, con l’ago». Yvan scuote il suo elegante cappello di paglia, e si siede al mio fianco, ancor più sorpreso nel venir a sapere che la piccola è stata, nel recente passato, numero 5 mondiale, ed ha appena raggiunto la finale di Roma. Iniziano, e la Jelena Jankovic, con tre o quattro colpacci da svellere le corde, ci fa capire che ha impostato un match pugilistico, botte dal servizio ai rimbalzi e alle volè. «Cosa può opporle la tua donnina?» insiste l’ospite. «Prova a guardare» rispondo, non è difficile. «Sara ha infatti iniziato le sue trame, basate su un rovescio molto incrociato che le strappa una ‘Eh’, quasi volesse dire all’avversaria ‘Eh? Hai visto?’ , seguito da un diritto di parabola simile a una scodella, che toglie ritmo alla serbiatta. E, infine, quando l’avversaria è palesemente in apnea, ecco il tocco, grazie alla manina di cui ho detto. Lo scetticismo del mio ospite inizia a mutarsi in ammirazione, così come quello del pubblico, provocato da un gruppo di ultrà serbi che hanno sbagliato stadio. La fenomenale piccolina sale 4 a 1, subisce le violenze di Jelena sino a 4 pari, si ritrova al tie-break in cui dal 5-2 ha un attimo di sfiducia, come avviene alle comuni mortali. Ma Sara ha ispirazioni superiori, e anche il suo tie-break le segue docilmente. Primo set superato, mentre in tribuna Pietrangeli ricorda applausi non meno entusiasti dei suoi giorni belli. Un fisioterapista non riuscirà a migliorare le tendenze all’errore di Jelena, pur indugiando a lungo tra muscoli dorsali e glutei, e Sara continuerà la vicenda come qualcuno che, pur di corsa, non perde mai la lucidità, l’attenzione, insomma il controllo di quanto le accade. «E’ un caso insolito» afferma alla fine il mio amico. «Una tennista che pensa. E non è facile pensare di corsa».

 

La grinta di Sara, zittiti gli ultrà serbi

 

Stefano Semeraro, la stampa del 3.06.2014

 

L’indice sotto il naso, a zittire la «curva serba», come se il Philippe Chattier fosse il Parc de Princes e Sara Errani un bomber – più Giovino che Balotelli, visto che è lei la Formica Atomica del tennis – che ha appena segnato il gol della vittoria. E in fondo un po’ ci sta: Italia-Serbia 2-0 e Sara Errani ancora una volta nei quarti di finale del Roland Garros dopo la forale del 2012 e la semifinale dello scorso anno. A perdere è stata Jelena Jankovic, sconfitta di nuovo in due set (7-6 6-2) due settimane dopo la semifinale del Foro Italico, e anche i suoi quattro fan scatenati che dal palco riservato ai giocatori le hanno provate tutte per togliere concentrazione a Santa. «Sembrava di essere in uno stadio, non al tennis. Mi sono tenuta dentro tutto finché è durata la partita, poi non ce l’ho più fatta e ho fatto quel gesto». Una liberazione, anche da una tensione che qui a Parigi per la romagnola è davvero tanta e si è manifestata in questi giorni anche in qualche scaramuccia con i giornalisti, rei secondo Sara di «manipolare e travisare» le sue dichiarazioni, come ha scritto in un comunicato letto in sala stampa ieri dopo la vittoria. Santa fu protagonista un paio di anni fa di una copertina di Vanity Fair con un titolo aggressivo – «Balotelli non mi piace» – che poi l’azzurra smentì, i bisticci parigini sono francamente un po’ infantili ma spiegano quanto Sara si senta sotto tiro. Parigi, del resto, per lei vale un Mundial. «Partiamo dal presupposto che io sono una ragazza timida e che non ama essere al centro dell’attenzione», recita il comunicato, e il segreto sta li, anche se poi in campo altro che timidezza, altro che paura. Nonostante i crampi al quadricipite che le hanno estorto anche qualche lacrima, a due riprese, nel corso di un primo set durissimo, la Errani ha stretto i denti e respinto l’assalto della Jankovic. Sprecando anche una palla per il 5-1 e una per il 5-3 in un primo set che ha poi vinto, faticosamente al tie-break, prima di controllare meglio la partita nel secondo. «Ho pianto perché ho creduto davvero di non farcela – ha spiegato poi -. E a dire il vero non so neanche come sono riuscita a vincerlo, quel primo set. È stata una battaglia, eravamo tutte e due morte». Domani nei quarti l’attende Andrea Petkovic, tedesca ma bosniaca di nascita (e di padre serbo), che a fine 2011 era salita fino al numero 9 del mondo prima e che poi una serie di infortuni ha rischiato di cancellare dal tennis. Ora è n. 28, ma i numeri raccontano sempre solo una parte della storia. D tabellone in teoria si è aperto davanti a Sara, dovesse vincere probabilmente si troverebbe davanti la romena Halep, che da trascuratissima n. 4 del mondo sta avanzando a fari spenti nel torneo. «A togliermi dal doppio per riposare però proprio non ci penso – dice Sara, che oggi torna in campo a fianco di Roberta Vinci nei quarti -. Ho troppo rispetto per Roberta e il nostro team. La tensione nervosa? Rispetto allo scorso anno, quando era altissima, ho imparato a gestirla meglio. Ma è sempre li». Come prima di un quarto di Champions League.

Andrea, la valchiria sfortunata che legge Goethe

Vincenzo Martucci, la gazzetta dello sport del 3.06.2014

Sara Errani affronta domani la vera sorpresa dei quarti, Andrea Petkovic: quella della «Petko-dance», il balletto propiziatorio che inscena in campo dopo le vittorie, ma a singhiozzo, fra un infortunio alla schiena e un altro all’anca, uno stop per il ginocchio sinistro e un altro per quello destro. La bella amazzone (1.80 pr 69 chili) bosniaca, emigrata a 6 mesi in Germania, è sempre rotta e ha già perso almeno quattro anni di carriera, rotolando in classifica dal numero 9 del 10 ottobre 2011— prima tedesca top ten dopo Steffi Graf nel 98 — al 143 di fine 2012 e addirittura al 177 nei marzo 2013, per risalire oggi al 27. Da due anni disertava sia gli Australian Open sia il Roland Garros. Per la disdetta di tutti, perché il personaggio è simpatico ed intelligente, e sa benissimo di essere stata molto fortunata — finalmente — nell’infilarsi nei corridoio lasciato subito libero dalla numero 2 del mondo, Li Na: la giapponese Doi, la svizzera Voegele, la francese Mladenovic e quindi ]’altra baby, Kiki Bertens. «Sul 4-5 al terzo set, mi sono detta: “Nessuno ti darà un posto nei quarti solo perché sei carina, perciò dacci dentro”. E l’aggressività ha pagato. Ii processo è ripartito, non sono ancora dove vorrei essere, ho ancora tanta strada da fare». Aggressivfth Contro Sara, i testa a testa sono 1-1. Tutt’e due curiosamente sulla terra, in altura, di Madrid: nei 2010, l’ha spuntata, soffrendo, la tedesca per 7-5 al terzo, a maggio, l’italiana s’è imposta in due set: «Ci ho appena la guida Avanti pure la Halep Doppio: oggi le Chichi La parte di tabellone di Sara Errani è ancora presidiata dalla testa di serie più alta rimasta in gara, la romena Ha-lep, numero 4 del mondo, che ha battuto senza troppa fatica la statunitense Stephens. Successo in due set anche per la Kuznetsova, vincitrice 2009. In doppio, Pennetta e Mladenovic sono state sconfitte dalle australiane Barty-Dellacqua (4-6 6-2 6-1), che oggi affrontano Errani e Vinci. Fuori anche la Knapp (con la Begu) da Muguruza-Suarez Navarro (6-4 7-6). 0001 (dalle 14, diretta Eurosport ed Eurosport 2, Raisport 1) Chatrier: Muguruza (Spa) c. Sharapova (Rus); Rao-nic (Can) c. Djokovic (Ser). Lenglen: Suarez Navarro (Spa) c. Bouchard (Can); Berdych (Cec) c. Gulbis (Let). Campo 1 (non prima delle 14): BartyDellacqua (Aus) c. ERRANT-VINCI. giocato in doppio. Incrociato, tira fortissimo, gioca piatto, ma è molto aggressiva, vicina al campo, con i due colpi equivalenti, non come la Jankovic che è molto più forte di rovescio. Non sarà semplice». Andrea preferisce proprio questa superficie e adora proprio questo Slam e, anche se non è una terraiola classica, ha vinto su rosso a Bad Gastein 2009 e a Strasburgo 2011, e sulla terra verde americana quest’anno a Charleston. La città della musica, che adora. Come leggere autori sconosciuti a parecchie colleghe: Goethe («Il genio più grande con le parole»), Wilde, Flaubert, Nietzsche, David Foster Wallace. Che Guevara? «Un genio nella lotta». E — udite, udite — appena può va in giro per giro per musei e rifugge le stanze d’albergo.

 

 

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