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Rafa sei ancora tu il principe di Wimbledon?

Last updated: 21/06/2014 14:09
By Danilo Princiotto Published 21/06/2014
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8 Min Read

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TENNIS FOCUS – A pochi giorni dall’inizio del torneo di Wimbledon, il 5 volte finalista del torneo, Rafael Nadal, ha bisogno di riscattare le opache prove degli anni precedenti. Tentiamo di capire se e perchè possa ancora avere chance di vittoria sull’erba, essendo considerato il più grande giocatore in attività su questa superficie, dopo Federer.

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Partiamo subito con alcuni interessanti dati statistici: nella sua oramai lunga e gloriosa carriera, l’attuale numero uno del mondo è uscito al secondo turno di un torneo dello Slam solo 4 volte (Us Open 2003, 2004, Wimbledon 2005, 2012) e in un’unica occasione al primo turno (Wimbledon 2013). Numeri interessanti che attestano le difficoltà di adattamento che Nadal ha avuto nel corso degli anni sull’erba e sul cemento americano.

Passiamo poi ad altri numeri: 5 finali e 2 vittorie sull’erba di Wimbledon, che fanno dello spagnolo il giocatore più vincente in attività, dopo (of course) Roger Federer che, con i suoi sette successi all’All England Club può essere posizionato tra i primi due giocatori più forti di sempre su questa superficie (lo svizzero o Sampras?). Quale delle due osservazioni è dunque corretta? Qual è il vero Nadal? Quello delle 5 finali su altrettante partecipazioni o quello degli ultimi 2 anni? Naturalmente il vero Rafa è quello di entrambe le occasioni: quello che alla fine di un match memorabile, dopo 4 ore e 48 minuti alzava il suo primo trofeo londinese nel 2008 ma anche quello che lo scorso anno perse dal folletto impazzito Darcis, senza abbozzare la minima reazione.

Perchè Nadal è riuscito ad adattarsi all’erba e a spodestare Roger Federer nel 2008? Che cambiamenti ha adottato insieme al suo staff? Oltre ai miglioramenti (estremamente visibili se si mette a paragone la finale di Wimbledon 2007 con quella dell’anno successivo) nel servizio, con un movimento differente e una prima palla molto più perforante, e ad un rovescio mai più incisivo come in quella edizione, lo spagnolo è stato in grado di inserire il fattore “atletismo moderno” nel tennis su erba, cosa che mai nessun vincitore (a scanso forse di Hewitt) sui prati verdi era riuscito a fare. Lo stesso quinquennio di Borg ha visto lo svedese scendere in maniera continuativa nei pressi della rete. Chiaro che l’erba degli anni 80 era completamente diversa rispetto a quella odierna, e il cambiamento (iniziato nel 2001) abbia certamente aiutato lo spagnolo (ma che colpa ne ha?). D’altro canto, si ricordi che anche la terra parigina è stata velocizzata negli ultimi anni (sfido chiunque a dire che il Roland Garros del 1982 dove fu Wilander a trionfare in una noiosissima partita contro Vilas, in cui il pubblico francese fu costretto addirittura a fischiare i due, si sia giocato su una terra simile a quella odierna, per questo di parla di OMOLOGAZIONE delle superfici).

Parlavamo appunto di atletismo: già, Rafa è stato in grado di concentrare tutta la sua straripante potenza fisica anche sui campi verdi, e lo si è visto già dal 2006, anno in cui lo spagnolo arrivò a strappare un set a Federer in finale, senza straordinari mezzi tecnici, con un servizio lento e un gioco di volo inesistente. Solo col fisico per l’appunto. Come detto prima, è chiaro che Rafa sia poi clamorosamente migliorato riuscendo a sposare la fisicità con i miglioramenti tecnici, tant’è che resistendo la prima settimana, dove l’erba è più scivolosa e problematica per lui, negli ultimi 7 giorni è sempre riuscito ad ottenere vittorie e prestazioni interessanti.

Tant’è. Ma gli anni passano, le fatiche iniziano a farsi sentire e il fisico lo lascia a piedi un pò più spesso ultimamente. Arriviamo così agli ultimi due anni. Nel 2012 Nadal uscì al secondo turno da uno straordinario Lukas Rosol, prima di fermarsi per 7 mesi e tornare poi a Febbraio del 2013 (ma al di là dell’infortunio sono convinto che quel match lo avrebbe perso in qualunque caso). Lo scorso anno invece fu Darcis a estrometterlo al primo turno in 3 set, provocando una sconfitta sicuramente più clamorosa della prima, visto l’avversario e la condizione tecnica. Francamente ho sempre pensato che quest’ultimo match fosse frutto di un Nadal scarico psicologicamente, quasi arrendevole e mollo sulle gambe (emblematico il terzo set se qualcuno lo ricorda).

In molti hanno provato a capire il motivo di questa scarsa attitudine su erba negli ultimi anni ma in realtà non c’è una vera e propria spiegazione tecnica: Nadal per andare avanti a Wimbledon, più che in qualsiasi altro torneo (anche Us Open), deve arrivare a Church Road in perfette condizioni psicofisiche e tecniche, quello che molti chiamano il 100%. Sul cemento e, ovviamente, sulla terra, è più difficile trovare la mina vagante in grado di estromettere i top player dagli Slam, anche se questi ultimi non sono in perfette condizioni. Vedasi Nadal-Isner 2011 al Roland Garros con un Nadal frastornato dalle batoste di Djokovic, che si salva al primo turno e poi va a vincere il torneo, o anche il Roland Garros dello scorso anno, con lo spagnolo che parte in sordina, e ha il tempo di carburare e trovare la migliore condizione nelle due settimane. Questo a Wimbledon non può permetterselo. Il margine di errore, per lui (ma un pò per tutti) sull’erba è molto più sottile che sulle altre superfici e un problema fisico o tecnico che sulla terra si rivelerebbe non troppo incisivo o comunque curabile, sull’erba ti ha già sbattuto fuori dal torneo. D’altro canto gli specialisti del veloce come i vari Rosol, Stakhovsky, Brown, Janowicz ecc, sono tanto rari quanto estremamente pericolosi e imprevedibili per le teste di serie odierne, o comunque molto più dei terraioli.

Detto questo passiamo al dilemma di inizio articolo: è ancora Rafa il principe dell’erba? Sarà questo Wimbledon a dircelo, sarà questo Wimbledon a farci capire se lo spagnolo possa disputare un buon torneo, se possa ulteriormente avvicinare i 17 slam di Federer. Le premesse, ad onor del vero, sono molto simili a quelle degli ultimi due anni, con  un Halle decisamente sottotono (non che questo non sia stato calcolato dal suo staff) e dichiarazioni non del tutto incoraggianti. Ma Rafa, si sa, è uno che mette le mani avanti, non essendo mai pienamente convinto di sè stesso e spesso essendo dilaniato da milleuno dubbi. Credo si possa comunque dire che indicative possano essere le prime due-tre partite; se Nadal dovesse passare la prima settimana, allora la sua candidatura prenderebbe seriamente corpo. Fino ad allora però, c’è sempre un nuovo Rosol in agguato e i big questo lo sanno bene, specie a Wimbledon.


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