TENNIS US OPEN – Nel primo match di venerdì, Roberta Vinci viene sconfitta in due set dalla cinese Peng. Lorenzi perde il suo “storico” secondo turno in tre set contro Gasquet. Fognini perde di nuovo la testa, dà in escandescenze e perde l’incontro.Sfuma così l’eventuale antipasto di Davis con Roger Federer.
A. Mannarino b. F. Fognini 6-3 6-4 6-1 (Carlo Caccia Dominioni)
Intervista Fabio Fognini, parte 1: “E’ stata una semplice giornata no”
Intervista Fabio Fognini, parte 2: “Cosa mi ha detto il mio allenatore? Niente, aveva già capito che non ero in campo.”
E’ sempre più triste non poter parlare di tennis quando c’è di mezzo Fognini (cit. Roberto Salerno).
La dura realtà però è che nella partita odierna di Fabio Fognini di tennis giocato ce n’è stato davvero poco.
Per capire di cosa si sta parlando, il pubblico presente sul campo 13 ha pagato il biglietto per assistere ad una prestazione inguardabile sotto il profilo dell’impegno, condita da due ore di bestemmie, lanci e rottura di racchetta, insulti contro tutto e tutti, arbitro incluso.
Per onore di cronaca sono stati definiti nell’ordine: il giudice di sedia “uno stupido”, il giudice di linea “un incapace venuto sul campo solo per fare lo s*****o con me”, una signora che dal pubblico gli chiedeva di smettere di lamentarsi “una p*****a” in spagnolo da strada. E per finire con il malcapitato quanto innocuo Mannarino (giocatore francese n°89 del mondo), al quale ha fatto più volte il verso, imitando con gesti sincopati il suo curioso rovescio bimane.
Evitando di soffermarsi sui dettagli di questo scempio, il soliloquio “fogniniano” più sorprendente è arrivato a metà del secondo set, quando l’esito della partita era ancora teoricamente apertissimo.
Il giocatore, subito il break del 4-2 a seguito di un diritto fuori misura, ha esclamato a gran voce “non ho più voglia di stare in campo, anche se sono n° 17 del mondo non ho nessuna motivazione!”.
La cosa assurda è che per i primi due set dell’incontro, malgrado un atteggiamento fin da subito indolente e tanti, troppi errori non forzati (a fine match saranno 64!), la sensazione che si aveva dal campo era che il match fosse comunque ampiamente alla sua portata.
Troppo accentuata pareva infatti la differenza tecnica tra i due giocatori, che già una volta si erano affrontati in un match senza storia a Parigi 2012, chiuso da Fognini in 3 rapidi set.
Il ligure pareva Penelope, impegnato a fare e disfare la tela in continuazione. Alternava grossolani errori, che gli costavano subito il break in apertura, a punti di pregevole fattura che lo riportavano immediatamente sul 2-2.
A questo livello però la mancanza di continuità si paga, tant’è che Fognini finiva per perdere nuovamente il servizio, una prima volta sul 2-3, e una seconda volta quando doveva servire per rimanere nel set sul 3-5. A questo punto iniziavano le prime lamentele di Fabio, chiaramente irritato da alcune chiamate arbitrali a suo dire discutibili.
Il secondo parziale iniziava in equilibrio, almeno fino al break che sul 2-4 ha dato inizio alle sue sceneggiate. Da lì in poi infatti il confronto assumeva i contorni di una farsa con il francese, non certo Federer, che incredulo si trovava ad avere la partita in mano senza aver fatto nulla di speciale.
Anzi, trovandosi a servire avanti 5-3, Mannarino si faceva prendere dalla tensione e rimetteva il punteggio in discussione cedendo la battuta. A quel punto sarebbe bastato il minimo sforzo per riaprire la partita, ma Fabio oggi era davvero troppo poco lucido per rendersene conto e approfittarne.
Regalava così un ulteriore break e di conseguenza il secondo set, chiuso con la racchetta frantumata per terra e un penalty point per iniziare ad handicap anche il terzo set.
In apertura di terzo set si riapriva uno spiraglio con un immediato break che portava Fognini avanti 1-0. Qui però accadeva l’inspiegabile. Il numero 17 del mondo spariva letteralmente dal campo perdendo 6 game di fila nello spazio di un sospiro. L’avventura di Fognini allo US Open era così finita già al secondo turno. Meglio dell’anno scorso, si dirà, quando aveva perso al primo turno con il modestissimo americano Ram. Sfuma così la possibilità di un eventuale 4° turno con Roger Federer (per la verità non era scontata nemmeno la vittoria con Bautista Agut al 3° turno), antipasto della semifinale di Coppa Davis a Ginevra.
A degna conclusione di questa giornata da dimenticare il laconico commento in sala stampa di un Fognini dispiaciuto, eppure apparentemente tranquillo: “Quella di oggi è stata solo una giornata negativa, non muore mica nessuno per una sconfitta”.
Vero, nella vita però c’è modo e modo di perdere.
S. Peng b. R. Vinci 6-4 6-3 (Carlo Caccia Dominioni)
Roberta Vinci: ” Un anno fa questa partita l’avrei vinta”
Non basta “l’effetto US Open” a Roberta Vinci.
L’italiana ha appena perso quella che probabilmente è stata una delle sue migliori partite dell’ annata. Roberta ha fatto il suo gioco, ha variato il ritmo ed ha effettuato diverse discese a rete (saranno ben 26 a fine del match, che le hanno fruttato 19 punti).
L’impressione dal campo è infatti confortata dalle statistiche, che certificano la qualità di un match in cui entrambe le giocatrici chiudono con un saldo positivo (+2 l’italiana, + 8 la cinese).
La partita è stata molto più combattuta di quanto infatti dica il punteggio. La differenza l’hanno fatta pochi punti e l’unico aspetto che la tarantina può rimproverarsi è la percentuale di realizzazione di palle break.
Se infatti la cinese non ha mai tremato, strappando il servizio alla Vinci in 2 delle 3 occasioni avute, Roberta chiude la partita con un misero 0 su 3.
A voler essere onesti però più sono stati più i meriti di una solidissima Peng che i demeriti della Vinci.
La cinese infatti ha impostato il match sul gran ritmo da fondo campo, con botte in egual misura dalla parte del diritto e del rovescio. Roberta in conferenza stampa l’altro giorno aveva detto: “la cinese tira forte ma sbaglia tanto”. Così oggi non è andata e questa è stata la vera chiave di volta del match.
L’incontro si gioca a sorpresa sull’Amstrong, secondo campo in ordine di importanza degli US Open, e infatti le due giocatrici fanno il loro ingresso in campo con le tribune quasi deserte. Va comunque detto che la programmazione odierna su tutti i campi lascia davvero a desiderare.
Entrambe le giocatrici iniziano il match in maniera aggressiva, tentando di prendere in mano subito lo scambio. La Vinci affetta la palla con i suoi classici rovesci in slice e, appena può, tenta di spezzare il gran ritmo da fondo della cinese con le discese a rete.
Dopo una palla break salvata dalla cinese in apertura, il match segue l’ordine dei servizi fino al 4 pari.
Nel nono game Roberta ha due palle break consecutive per andare a servire per il parziale ma la cinese non trema e le annulla con due buone prime.
Al servizio per rimanere nel set, Roberta gioca il peggior game del suo incontro, commette 3 brutti errori tra cui anche un doppio fallo, e cede servizio e parziale per 6-4.
Il secondo set è una fotocopia del primo, con entrambe le tenniste che hanno pochi problemi a tenere la battuta.
Al servizio, sotto 3-4, la Vinci però subisce l’aggressività della giocatrice di Tianjin che, giocando con i piedi ben piantati dentro la riga di fondo, si va a prendere il break decisivo.
Da quel momento la Peng non si guarderà più indietro e chiuderà senza problemi il match sul 6-4 6-3.
E’ una Roberta Vinci piuttosto serena quella che arriva in conferenza stampa a fine match: “Ho giocato un buon match e, anzi, il mio livello di gioco è sicuramente migliorato rispetto a quello dei primi due turni”.
L’impressione, poi confermata anche dalla stessa giocatrice, è che con la fiducia con cui ha giocato lo scorso anno, Roberta la partita l’avrebbe portata a casa. In un match così equilibrato vincerà quasi sempre la giocatrice più in fiducia e la Peng da questo punto di vista è al momento superiore.
R. Gasquet b. P. Lorenzi 7-6 (4) 6-3 6-2 (da NY, Alberto Prestileo)
Paolo Lorenzi:”Son contento per come ho giocato. Spero nella coppa Davis”
Peccato. Paolo Lorenzi non è riuscito nell’impresa. Si è battuto come meglio ha potuto, ha resistito all’infernale caldo di New York ma, alla fine, ha vinto Gasquet, banalmente più forte. Sì perché la lettura della partita è, e può essere, solo questa: ha affrontato un giocatore più forte.
Paolo però non si è mai arreso, non ha mai lasciato che questo potesse influenzarlo. Ed il primo set è lì a dimostrarlo: Gasquet va sopra di un break nel secondo gioco, sfruttando alla seconda occasione lo 0-40 concesso dall’italiano. Il francese va poi sul 3-1 e servizio, ma Paolo non molla. Proprio nel quinto gioco, riesce a recuperare lo svantaggio e a rimettersi in partita. I turni di servizio vengono poi rispettati, anche nel complicato decimo game: in questo, Gasquet ottiene 3 set point, tutti annullati molto bene da Lorenzi. Il francese ha poi un’altra possibilità di chiudere il set nel 12esimo game, ma Paolo cancella col servizio. Si arriva quindi al tie break: il toscano va subito avanti e si porta sul 2-0. Da qui in poi, vi è però un avvicendarsi di mini break, fino ai due decisivi: Gasquet si porta sul 5-4 e servizio Lorenzi che perde entrambi i punti, ed il tie-break.
Nel secondo set, il toscano cala sul servizio e la testa di serie numero 12 ha più possibilità per brekkare: nel quinto gioco, su quattro occasioni, non riesce a capitalizzarne nemmeno una. Lorenzi è infatti bravo a capire la situazione e utilizza molto il serv&volley, che gli frutta tanto. Il francese, a fine game, è visibilmente nervoso, scaglia una pallina in tribuna e si becca il warning ed un buon numero di fischi. In realtà, però, è solo questione di tempo perché, nel turno di battuta successivo, Paolo perde il servizio: la palla chiamata fuori dal giudice arbitro viene rivista con “l’occhio di falco”, richiesto da Gasquet, e il punto se lo aggiudica quest’ultimo. Lorenzi molla un po’ il set ed il transalpino chiude 6-3 sul servizio dell’italiano.
La terza partita è quella ovviamente meno avvincente: Paolo prova a rimanere in partita, conquistandosi persino una palla break. È tuttavia solo un’illusione perché Gasquet annulla il break point, poi strappa il servizio nel quarto gioco. Pochi sussulti da lì in avanti, con il match che si chiude con il 6-3 dell’ultimo set in 2 ore e 18 minuti.
Per Lorenzi, comunque, una partita giocata bene e la soddisfazione, comunque sia, di essere arrivato al secondo turno di uno Slam per la prima volta alla bellezza di 32 anni.