US Open interviste, Djokovic: Sto raggiungendo il massimo al momento giusto

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US Open interviste, Djokovic: Sto raggiungendo il massimo al momento giusto

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TENNIS US OPEN INTERVISTE – Incontro di terzo turno: N. Djokovic b. S. Querrey 6-3, 6-2, 6-2. L’intervista del dopo partita a Novak Djokovic (Trad. di Yelena Apebe).

Puoi spiegarci cosa è successo con quel punto che hai “dato via” verso la fine del primo set?

Beh, non l’ho dato via. Ho smesso di giocare. Il giudice di sedia non mi ha sentito né visto ed io ho fermato il gioco. Stessa cosa ha fatto Sam.

Nessuno sapeva esattamente cos’era successo, ma tu hai colpito la palla…

Nel replay era evidente. L’ho colpita e poi mi sono fermato a chiedere il challenge prima che lui toccasse la palla.

Non sei arrivato al massimo della forma in questo torneo. Sono successe molte cose nella tua vita, ma non sembra che ti sia fatto distrarre molto. Cosa sta succedendo al tuo gioco in questo momento?

Cosa succede? Sta raggiungendo il massimo livello al momento giusto e nel torneo giusto. È qui che voglio giocare il mio miglior tennis. A Cincinnati e a Toronto non sono riuscito a fare quello che volevo. Non avevo la consapevolezza di quanto fossi scarico emotivamente fino alla sconfitta contro Tsonga, dopodiché non sentivo di essere in grado di poter dare il massimo. Analizzando, sono giunto alla conclusione che con gli avvenimenti degli ultimi due mesi era normale subire un calo. Mi aspettavo e mi aspetto sempre il massimo da me stesso, ma evidentemente dal punto di vista emotivo non ero pronto per quei tornei. Il lato positivo dell’esser uscito così presto dal torneo di Cincinnati è che ho avuto più tempo a disposizione per prepararmi agli US Open, l’ultimo Slam dell’anno. Su questi campi ho giocato spesso il mio miglior tennis nel corso degli anni. Ho raggiunto quattro finali e ho vinto un Titolo. È un record straordinario per me. Mi sento a mio agio a giocare sull’Arthur Ashe Stadium. Inoltre, New York mi carica di energia ed è un piacere giocare per il suo pubblico.

Hai una bellissima vita fatta di viaggi intorno al mondo, di sfide ad alto livello da affrontare una dietro l’altra, e di incontri con persone meravigliose. Una delle cose più difficili della vita è non dare le cose per scontato. Come riesci a non dar mai nulla di quello che hai per scontato?

Prima di tutto devo ringraziare i miei genitori ,la mia famiglia e tutti coloro che in un modo o nell’altro hanno contribuito alla mia crescita personale e come giocatore. Hanno cercato di insegnarmi nel miglior modo possibile a non dar mai nulla di scontato nella vita. Credo di non farlo grazie alle esperienze, che condivido con i miei compatrioti, vissute dalla Serbia agli inizi degli anni ‘90 , le due guerre di fine anni ’90, le sanzioni, ecc. ecc. Sono stati tempi duri per tutti, soprattutto per coloro che cercavano di cimentarsi in qualcosa a livello internazionale, come nel mio caso il tennis. Molte volte mi è capitato di non poter viaggiare per partecipare ad un torneo perché non avevo abbastanza disponibilità economica. Ma tutte queste esperienze mi hanno reso più forte e grazie ad esse apprezzo maggiormente ogni aspetto della vita. Penso che in questo momento nella mia vita non potrei voler chiedere di più: mi sono sposato, presto diventerò padre, sono numero 1 nello sport che amo con tutto il mio cuore. È un momento straordinario della mia vita, perciò sono grato per tutto questo.

Hai parlato della tua crescita ed educazione. Ripensando a quando andavi a scuola, c’è stato qualcosa che ha contribuito a farti essere quello che sei oggi?

Beh, è ovvio che andare a scuola fornisce le basi per affrontare molti aspetti della vita. Jelena è fissata sul fatto che in realtà io sapessi di voler diventare numero 1 al mondo già quando avevo otto, nove anni. Lei è stata una delle persone che ha creduto di più nel mio talento e nel mio potenziale.  Ha assicurato ai miei genitori che avrebbero dovuto credere in me e fare del loro meglio per fare in modo che il mio sogno diventasse realtà. Molto di quello che facevo ai tempi della scuola penso avesse un suo scopo: leggere poesie, ascoltare musica, analizzare il gioco dei tennisti dell’epoca, il mio gioco e via dicendo…

Pensi che con tutti gli alti e bassi di questa stagione e tutto quello che riguarda la tua vita ad di fuori del campo, è diventato più difficile essere in un certo senso un “burlone in campo” rispetto a prima?

Non particolarmente. In generale sono più soddisfatto di me stesso. Sono felicissimo della mia vita e ne sono grato. Mia moglie aspetta un bambino ed io diventerò padre e questo ha un’influenza molto positiva su di me. Non c’è nulla che possa distogliermi da questa immensa gioia. È ovvio che quando sei un professionista attraversi diverse fasi nel corso della carriera. Ma, in generale, ho così tanta esperienza e amo competere. Mi piace stare in campo. Non sarei qui se non amassi questo sport.

 

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