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(S)punti Tecnici

Us Open 2014, (s)punti tecnici verso la finale: la qualità di Kei e Marin

Last updated: 02/12/2016 18:44
By Luca Baldissera Published 08/09/2014
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6 Min Read
Rovescio in corso di Kei (by Art Seitz)

TENNIS LAVAGNA TATTICA – Grandi meriti dell’esplosione ad altissimi livelli di Cilic e Nishikori vanno sicuramente attribuiti ai coach che li seguono attualmente: Goran Ivanisevic e Michael Chang. La finale sarà imprevedibile e incerta. Decisiva potrebbe essere la capacità di gestire la pressione e l’emotività di un risultato che cambierà la carriera di uno dei due per sempre

La qualità di Kei e Marin (e di Michael e Goran)

Del terremoto tennistico avvenuto stanotte, con un’accoppiata di sorprese contro-pronostico che non si vedevano a questi livelli Slam da anni, c’è da stupirsi solo ed esclusivamente per i nomi e il palmares dei favoriti sconfitti, rapportati con quelli degli “underdog” che hanno realizzato l’impresa. Lasciando però da parte gli allori, che definiscono la carriera di un tennista ma non portano punti quando scende in campo, dal punto di vista tecnico il 3-1 con cui Kei Nishikori ha eliminato Novak Djokovic e il 3-0 con cui Marin Cilic ha regolato Roger Federer sono stati entrambi risultati lineari e ineccepibili. Visto l’andamento di entrambi i match, ci sarebbe stato casomai da stupirsi se Nole e Roger fossero stati capaci di rimontare.

Sia il giapponese che il croato hanno, banalmente, surclassato i rispettivi avversari sul piano della qualità tennistica applicata al loro medesimo tipo di gioco: Kei ha corso, risposto, e accelerato di rovescio meglio di Novak, mentre Marin ha servito, anticipato e spinto trovando vincenti in progressione meglio di Roger. Una delle regole tecnico-tattiche più basilari nell’analisi di un match è che quando due giocatori esprimono un tennis molto simile, ma uno dei due lo fa meglio dell’altro, il risultato è praticamente scritto, e così è stato.

Grandi meriti dell’esplosione ad altissimi livelli di Cilic e Nishikori vanno sicuramente attribuiti ai coach che li seguono attualmente: Goran Ivanisevic, da grande specialista quale è, ha saputo in particolare sistemare il movimento del servizio di Marin, a partire da una posizione di partenza più ruotata rispetto al campo (quindi maggior spazio per l’ingresso e l’accelerazione della spalla destra) arrivando addirittura – tecnicamente è difficilissimo per un tennista formato – a far trovare a Cilic un impatto più alto e avanzato, sfruttando così finalmente quasi appieno l’altezza del ragazzo. Risultato, in risposta Federer praticamente non l’ha vista. Poi un dritto leggermente semplificato ed abbreviato nel movimento di preparazione, che consente a Marin di stare più avanzato potendo velocizzare l’esecuzione, e soprattutto di rispondere enormemente meglio, il solito buon rovescio, ed ecco un giocatore salito di due categorie. Certamente si può dire che Cilic abbia giocato una delle partite migliori della sua carriera, perfetto dall’inizio alla fine, con percentuali di realizzazione spaventose in rapporto ai rischi presi (botte a ripetizione sulle righe che sono state dentro quasi tutte, insomma), ma tant’è: Roger non poteva farci proprio nulla, ed è stato evidente dalla prima all’ultima palla.

Da parte sua, Michael Chang ha avuto meno da fare sul piano tecnico, Kei da fondo colpisce magnificamente da sempre (aggiungendo a un dritto solido e penetrante il “bonus” di una delle più devastanti accelerazioni lungolinea di rovescio mai viste, roba da Djokovic al 100% e anche più), corre come una lepre, e sa unire alla leggerezza e rapidità dei passetti di aggiustamento in ricerca della palla una grande capacità di trasferimento del peso, senza perdere in compostezza e mantenendo appoggi saldi ma non caricati di potenza muscolare, il che gli consente ripartenze fulminee in copertura del campo anche dopo colpi spinti al massimo. Praticamente, il miglior Davydenko a livello di footwork, che però tira pietre come Del Potro: questo si è trovato davanti il malcapitato Djokovic stanotte, come Nadal a Madrid qualche mese fa per un set e tre quarti. Chang, come detto, queste straordinarie qualità di Nishikori le ha trovate già “pronte”, ma ha saputo contribuire alla crescita del giocatore dal punto di vista psicologico e della convinzione nei propri mezzi, così come da quello della preparazione fisica e dell’utilizzo delle energie, in modo straordinario. E sono aspetti altrettanto, se non più importanti, del lavoro tecnico puro. La gestione del quarto set contro Nole è stata perfetta, concentrazione in difesa dei turni di servizio, e “fuori tutto” arrivato alla stretta finale, chiudendo senza nemmeno andare a servire per il match. Esemplare.

Ci aspetta dunque una finale a dir poco imprevedibile, e altrettanto incerta come pronostico. Bisognerà vedere chi dei due saprà gestire meglio la pressione e l’emotività del trovarsi a un passo dal risultato che cambia la carriera per sempre, perché a livello di gioco espresso a mio avviso siamo molto vicini. In favore di Cilic vedo una pesantezza di palla, soprattutto al servizio, decisamente maggiore, alla quale Nishikori potrà però opporre una mobilità dei piedi e una solidità fisica e mentale altrettanto notevoli. La speranza è che Marin e Kei siano entrambi capaci di mettere in campo lo stesso favoloso tennis espresso contro Roger e Nole: se dovesse accadere, potremmo avere una finale memorabile come qualità tecnica, e dei nomi di chi la avrà giocata i veri amanti del tennis non potranno che fregarsene, se lo spettacolo sarà stato all’altezza di quello ammirato stanotte.


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TAGGED:Goran IvanisevicKei NishikoriLavagna tatticaMarin CilicMichael Chang
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