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Reading: Caso Fin, Giovanni Malagò squalificato per 16 mesi
A noi Kafka ci fa un baffo!
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Caso Fin, Giovanni Malagò squalificato per 16 mesi
A noi Kafka ci fa un baffo!

Last updated: 20/02/2019 10:44
By Stefano Pentagallo Published 29/09/2014
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5 Min Read


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NON SOLO TENNIS – La “Disciplinare” della Federnuoto sospende il suo tesserato Giovanni Malagò per 16 mesi: “mancata lealtà” e “dichiarazioni lesive della reputazione” nei confronti del presidente Paolo Barelli nella querelle sulle doppie fatturazioni. Tramite esse si sarebbe perfezionata una truffa aggravata ai danni della Coni Servizi. Leggi l’accorato “post” di Ubaldo Scanagatta

Il presidente del Coni Giovanni Malagò è stato condannato a sedici mesi di sospensione da ogni attività sociale e federale dalla Disciplinare della Federnuoto, per la quale è tesserato in qualità di presidente del Circolo Canottieri Aniene, società per la quale gareggia Federica Pellegrini, per violazione dell’art. 12 del Regolamento di Giustizia Federale anche in relazione all’art. 6, n. 4, lett. a) dello Statuto della Federazione Italiana Nuoto e degli artt. 2 e 7 del Codice di comportamento sportivo emanato dal CONI. A Malagò si attribuiscono i reati di “mancata lealtà” e “dichiarazioni lesive della reputazione”.

Tutto nasce ad inizio anno quando il Coni invia un esposto alla procura della Repubblica di Roma con l’ipotesi di «truffa aggravata» della Fin per aver omesso l’esistenza del finanziamento del ministero dell’Economia nella transazione con la Coni Servizi Spa, proprietaria dello stadio del nuoto. Dai controlli effettuati dal personale interno del Coni ai bilanci della Federnuoto emerge che nella documentazione presentata per ottenere una transazione con la Coni servizi, nella quale verrà riconosciuto un milione e mezzo alla Fin, sono presenti 23 fatture pagate per la manutenzione straordinaria della piscina del Foro Italico in parte saldate proprio con i soldi dello Stato, per un totale di quasi 826mila euro. Il pm di Roma chiede l’archiviazione dell’inchiesta, ma la battaglia non finisce qui. Il Coni servizi fa ricorso. E Paolo Barelli, presidente della Federazione Italiana Nuoto, della Lega Europea del Nuoto, oltre che impegnato politicamente con il partito del Popolo della Libertà, passa al contrattacco accusando Malagò d’aver affermato il falso accusando ingiustamente la Federazione. Gli atti passano nelle mani della Procura Federale. Malagò viene prima deferito e poi inibito.

“E’ il trionfo dell’illogicità. Mi è stato attribuito un fatto inesistente e per questo sono stato condannato dal primo grado della giustizia sportiva della Fin. La cosa più sorprendente tuttavia è che la Commissione Disciplinare della Fin, assumendosene la responsabilità, abbia disconosciuto una recente decisione dell’intera Giunta Nazionale del Coni che aveva indicato nel Collegio di Garanzia dello Sport l’autorità massima alla quale richiedere un parere. Parere che esplicitamente escludeva la titolarità in capo alla Commissione Disciplinare della Federazione Italiana Nuoto”, ha commentato il presidente del Coni, Giovanni Malagò, che potrà ora ricorrere in appello. Il rischio è che si vada avanti ad oltranza con i gradi della giustizia sportiva che potrebbero essere addirittura quattro: Disciplinare, Caf, Collegio di garanzia del Coni e Tas di Losanna. “Ora Malagò potrà fare ricorso, ma in una situazione ormai deteriorata e per una vicenda sulla quale ci sono peraltro procedimenti anche penali in atto, il rischio è che si vada avanti a oltranza con azioni e reazioni”, spiega Piero Sandulli, presidente di sezione della Corte federale di appello della Figc e già componente della Corte di Giustizia federale della stessa Fin, che ci tiene a sottolineare che “la sanzione inflitta dalla Disciplinare della Fin nei confronti di Giovanni Malagò non incide in alcun modo sul Coni o sul ruolo del presidente, essendo limitata all’ambito della Fin e all’attività che Malagò può svolgervi in qualità di presidente della società Aniene. Tuttavia la situazione che si è creata non aiuta l’immagine dello sport italiano”, conclude Sandulli.

Ma a rischiare è anche Barelli che attende la sentenza del gip prevista per il 20 dicembre, in cui si saprà se la vicenda delle presunte doppie fatturazioni sarà archiviata, facendo segnare una vittoria del presidente Fin su tutta la linea, oppure se sarà rinviato a giudizio consentendo a Malagò di segnare anch’egli un punto per il più classico dei pari e patta, in cui non ci sono né vinti né vincitori ma un unico grande sconfitto: lo sport italiano.

Fonti: La Gazzetta dello Sport e Repubblica


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