ATP Finals: (s)punti tecnici day 1 e 2

(S)punti Tecnici

ATP Finals: (s)punti tecnici day 1 e 2

Pubblicato

il

 

TENNIS LAVAGNA TATTICA – Berdych e Cilic in piena crisi, Murray stanchissimo, Raonic troppo contratto: il primo giro di singolari al Masters di Londra, a vantaggio di Djokovic, Federer, Wawrinka e Nishikori, ha offerto partite a senso unico

Streaming gratuito e scommesse live: tutto il tennis su bwin.it

Concluso il “primo turno” delle ATP Finals 2014, meglio note come Masters, con i quattro incontri inaugurali dei due gironi, gli appassionati, così come gli addetti ai lavori, si sono trovati accomunati da una perplessità tanto straniante da sconfinare nell’incredulità. Prima di provare a entrare nel merito, cercando di capire e spiegare quello che è successo domenica e lunedì alla O2 Arena di Londra, ripercorriamo i fatti.

Otto set giocati, tutti vinti dai giocatori con classifica migliore, e fin qui ci siamo, anche se una tale linearità di risultati non è comune nemmeno nei primi turni dei tornei “standard”. Ma che cinque di questi otto set siano stati dei 6-1 credo sia una situazione che statisticamente sarà difficilissima da rivedere in un Masters, dove si confrontano tra loro i migliori tennisti della stagione.

Andiamo brevemente ad analizzare le partite, in ordine crescente come (relative) difficoltà affrontate dai vincitori. I match più facili, e mi sento di valutarli alla pari, sono stati quelli portati a casa da Stan Wawrinka (6-1, 6-1 a Tomas Berdych) e Novak Djokovic (6-1, 6-1 a Marin Cilic). Stan e Novak hanno certamente giocato molto bene, ed esprimendosi a quei buonissimi livelli – cosa che lo svizzero non faceva da tempo – avrebbero molto probabilmente battuto in ogni caso i loro rispettivi avversari. Ma l’aspetto clamoroso della vicenda è lo stato di forma a dir poco deficitario evidenziato da Tomas e Marin, i quali – detta come va detta – non hanno semplicemente visto palla.

Le qualità tecniche migliori del ceco e del croato sono, da sempre (nel caso di Cilic, in realtà, il vero salto di qualità è avvenuto recentemente, ed è culminato con la vittoria agli US Open), la capacità di accelerare la palla negli scambi da fondocampo, appoggiandosi a grandi servizi e a fondamentali efficacissimi ed equilibrati, sia il dritto che il rovescio. Due attaccanti moderni molto tipici, leve lunghe, potenza e geometrie, non eccessivo top-spin (quindi maggiori rischi e necessità di tennis percentuale ben eseguito), qualche limite negli spostamenti e soprattutto nel gioco di volo. Ebbene, il numero 7 e il numero 9 del mondo non hanno fatto vedere nulla di tutto questo, incartandosi entrambi in errori tecnici e tattici inspiegabili, e data l’incapacità di produrre variazioni o schemi alternativi al tirare tutto sperando che entri, si sono consegnati a Novak e Stan senza opporre la minima resistenza. Purtroppo, nel momento in cui un giocatore non dispone del cosiddetto “piano B”, e il cannone si inceppa, mentre dall’altra parte hai Djokovic in ottima forma e Wawrinka modello Australian Open, c’è poco da fare, e la brutta figura è servita. Nole e Stan non giudicabili davvero, perchè hanno semplicemente “fatto il loro” (il che, trattandosi di campioni del genere, non è certamente poco). Vedremo come andrà nel confronto diretto.

Un minimo di difficoltà in più, testimoniate dal punteggio, le ha incontrate Nishikori (6-4, 6-4 a Murray). Ma davvero poche, e principalmente derivate da una comprensibile tensione per l’esordio al Masters che ha bloccato il braccio del giapponese, in grado di esprimersi solo a sprazzi, e che ha giocato in modo molto “disordinato” per buona parte del match, senza riuscire a implementare le sue micidiali geometrie basate su anticipo e velocità di gambe. Ma è bastato e avanzato lo stesso, perchè dall’altra parte della rete Andy Murray, del quale Kei è un “discendente diretto” in termini di tipologia tennistica, è apparso francamente in riserva totale di energie psico-fisiche, e quando a un giocatore che basa sulla perfezione del footwork e sulla copertura del campo il suo gioco di incontrista-contrattaccante, togli la brillantezza atletica e la capacità di concentrazione mentale, anche qui c’è poco da fare. Avesse giocato non dico come in America, ma almeno al 70-80%, probabilmente Kei si sarebbe unito al club dei collezionisti di set vinti 6-1 senza troppi problemi. Speriamo che Murray si rimetta in sesto, e che non debba pagare troppo cara la faticosissima rincorsa alla qualificazione per le Finals delle ultime settimane.

Nonostante il “6-1 d’ordinanza” inflitto a Milos Raonic (sconfitto 6-1, 7-6), invece, a mio avviso quello che qualche rischio lo ha corso davvero, pur se nel contesto di un match ben controllato soprattutto nei momenti importanti, vedi set-point annullato con annessa striscia di punti consecutivi conclusa con il dominio nel tie-break del secondo parziale, è stato Roger Federer. Questo perchè all’inizio della partita Milos, un pò come Nishikori, ha decisamente patito l’esordio alla O2 Arena, però non avendo di là il fantasma di Murray, ma un buon Federer (buono, non al top, ripeto), si è preso la sua giusta “stesa” nel set d’apertura.

Appena ha cominciato a cacciarne dentro tre di fila, comunque, e nonostante un deficitario 37% di prime palle in campo, Raonic ha fatto match pari nel secondo parziale, conquistandosi quattro palle break l’ultima delle quali era anche un set-point. Il tutto, come detto, praticamente senza prima di servizio. Roger è certamente stato bravissimo a cambiare marcia quando è stato necessario, ma avrebbe dovuto fare la differenza in modo più deciso, e molto prima, per evitare il rischio di farsi portare a un eventuale terzo set, nel quale Milos avrebbe solo potuto migliorare le percentuali alla battuta, diventando così molto pericoloso.

One-Handed Backhand Appreciation Corner

In linea statistica con quanto visto durante l’anno, i Guerrieri della Luce si presentano alle ATP Finals con due rappresentanti su otto, il 25%. Ma oltre a essere i migliori per risultati e classifica, il Vecchio Jedi Roger e il suo fido scudiero rossocrociato Stan-The-Man avranno tra poco un’opportunità unica, che non si verificava da anni: la possibilità di conquistare una “One-Handed Davis Cup”, in una finale gloriosa per gli Illuminati della presa Eastern, tenuto conto anche della presenza del Talento Transalpino Richard tra le fila avversarie. Se poi anche il Bombardiere Sorridente Jo-Wilfried dovesse concedersi qualche passante in allungo a una mano, come talvolta fa rivelando così lodevoli e nobili predisposizioni monomani, la festa per il Lato Chiaro sarà completa.

Nel frattempo, con due vittorie nette nei match d’esordio, i Cavalieri del Bene hanno mandato un messaggio chiaro e forte alle sei Nemesi Bimani che battagliano con loro nell’Arena di Londra: anche nell’Ultimo Scontro del circuito ATP, gli infidi seguaci dell’Oscurità dovranno fare i conti con loro.

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement