ATP Miami interviste, A. Murray: “Forse nel tiebreak avrei potuto giocare meglio”

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ATP Miami interviste, A. Murray: “Forse nel tiebreak avrei potuto giocare meglio”

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ATP Miami: N. Djokovic b. A. Murray 7 ‑ 6, 4 ‑ 6, 6 ‑ 0. Intervista a Andy Murray

 

Congratulazioni per aver raggiunto la finale. Hai lottato alla pari con Novak per quasi tutta la partita, poi qualcosa è cambiato nell’ultimo set.
Sì. ho lottato e credo di aver giocato bene per un paio di set. Forse avrei potuto fare di più nel tiebreak del primo set.

Avete giocato con un sole che bruciava. E ovviamente da quel lato tutti e due avete subito dei break; stavate servendo a 94-100, entrambi.  Quanto è stato difficile giocare da quel lato?
Sì, all’inizio – in realtà fino alla fine del primo set – servire non era certo un vantaggio, con una prima molto più lenta e poi con la luce negli occhi anche il primo colpo dello scambio, quando la palla ti torna indietro, non riuscivi a vederlo per niente bene. Dopo il primo set però è andata meglio.

Hai detto, altre volte, di sentirti un po’ in vantaggio qui perché è un campo in cui ti sei allenato molto e sei abituato a queste condizioni.  Oggi però è sembrato che Novak stesse meglio fisicamente.  È perché non sei ancora tornato al 100% dall’anno scorso, dopo l’operazione alla schiena?
No, ad essere onesto, non credo. Non so esattamente, ma mi sono allenato molto e ho lavorato duro. Forse avrei potuto idratarmi meglio o altro, ma io non penso che potessi fare di più fisicamente per raggiungere una forma migliore. Devo solo continuare a provare e lavorare duro per vedere se ci sono alcune cose che posso fare diversamente che potrebbero aiutarmi. Le condiziioni oggi erano veramente faticose. E lui è stato più forte di me, soprattutto alla fine.

Il match è stato più serrato che a Indian Wells.  Esci da questa partita con un sentimento di maggior fiducia, oppure un po’ deluso perché eravate così vicini e hai pensato che fosse la volta buona per batterlo?
Ovviamente ci sono molte più cose positive rispetto a Indian Wells. Penso di aver fatto molte cose meglio.  Ho reso il match più duro per lui. Almeno credo. Lui forse potrà dire altrimenti ma io sono certo, sul piano fisico, di averlo impegnato duramente. Avevo la sensazione di tentare meglio i miei colpi. Anche tatticamente credo di aver fatto bene, su questo piano penso di aver giocato un buon match. Sì, è andata molto meglio che a Indian Wells.

È stato duro subire il break all’inizio del terzo set, è sembrato una specie di duello quel game così lungo.  Penso ci siano stati cinque break point;  che cosa ti ha fatto uscire dal gioco?
Beh è stato un gioco duro. In quella fase della partita ovviamente cominci a sentire la stanchezza.  È difficile da spiegare se non hai mai giocato con quelle condizioni. Ho fatto tanti errori non forzati e non riuscivo a stare nella giusta posizione per colpire la palla.

Oltre alle difficoltà climatiche, non pensi di essere stato, specialmente durante il tiebreak, un po’ distratto, poco concentrato?
No.

Perché hai sbagliato un paio di diritti facili e hai mandato un rovescio in rete in quel tiebreak e questo fa la differenza, oltre alle condizioni del tempo.
Sì, ma non è stato per la distrazione o la mancanza di concentrazione. Nel senso che può succedere. Puoi fare degli errori. Quando giochi degli scambi così lunghi, in cui devi forse colpire sette, otto volte per riuscire un vincente, puoi fare degli errori. È quello che è accaduto. Sicuramente avrei potuto giocare meglio nel tiebreak, ma non è stato un calo di concentrazione a farmi sbagliare quei colpi, non penso.

Ovviamente ci sono interessi commerciali che condizionano il timing dei match, ma come hai già sottolineato, le condizioni erano molto faticose. Ritieni giusto che due top players siano costretti a giocare ad un’ora in cui il caldo è così intenso?
Non so. Non conosco le ragioni che determinano la programmazione delle partite.  Ho giocato un sacco di incontri nelle ultime due settimane alle ore più calde del giorno. Qui, ovviamente, è ancora peggio a causa dell’umidità. Sapevo che giocando bene contro Novak il match sarebbe diventato molto fisico, lungo e faticoso. È duro, ma questo fa parte dell’essere un atleta professionista, devi considerare le diverse circostanze e devi saperti adattare.

Nel primo set hai giocato in modo più aggressivo; nel terzo non così tanto. È stato a causa delle condizioni fisiche e di come ti sentivi?
Ma anche quando provavo a giocare più aggressivo, se controlli i dati, ho fatto molti errori. Nel terzo set non mettevo le gambe nella giusta posizione per colpire la palla. Ma non so, veramente non so cosa significa quando la gente dice “giocare più aggressivo”.

(Senza microfono.)

Sì, ovviamente per venire avanti e scendere a rete devi adottare un tipo di strategia per i colpi che stai tentando.  Probabilmente l’ho fatto, non lo so, 15 – 18 non forzati nel secondo set.

Quanto è difficile giocare contro Novak? Lui sembra che alterni dei cali a dei recuperi di energia.  Nel terzo set tu sei apparso in forma, lui però diventava sempre più forte. È qualcosa come un retropensiero che hai quando giochi un set decisivo, il fatto che lui riesca a spingere in un modo in cui gli altri non possono?
Beh, non so esattamente. Quello che so è che mi alleno al massimo delle mie possibilità. Posso provare a fare di più, ma già spingo molto forte. È chiaro che Novak ha un’eccellente forma fisica, ma a volte in queste circostanze ha lottato con l’umidità. Lui ha gestito molto bene oggi e ha meritato di vincere.

Quest’inverno quanto tempo hai passato qui, su questi campi, in questo training center?
In dicembre due settimane e mezzo.  In altri anni ho trascorso tre settimane e mezzo qui. Dipende dal programma di inizio anno. Ora dovrei tornare dopo Wimbledon e qualche volta sono venuto anche dopo l’Australia. Sì, penso negli ultimi anni di aver sempre trascorso oltre due mesi, tra due e tre mesi e mezzo qui. Ogni volta che sono qui mi alleno su questo campo.

La difficoltà cha hai di battere Novak, qual è la sfida più difficile che lui ti pone?
Non lo so. È stato come se io fossi qui per un paio di set. Voi avete visto il match. Lui serve bene, gestisce bene, si muove particolarmente bene. È fisicamente in gran forma; colpisce la palla agevolmente da entrambi i lati. Cioè fa bene la maggior parte delle cose in campo. Ecco perché è il n°1 ora. In termini di capacità di gioco, in un paio di match che abbiamo giocato quest’anno, penso di aver tenuto bene, ma non abbastanza, non abbastanza a lungo purtroppo. Devo quindi lavorare e provare a risolvere questa cosa. Ma come ho detto, non posso fare troppo di più di quello che sto già facendo per ottenere la miglior condizione possibile.

Traduzione a cura di Maria Cristina Graziosi

 

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