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Reading: José Mourinho: “Ho pianto per la vittoria di Murray a Wimbledon”
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Interviste

José Mourinho: “Ho pianto per la vittoria di Murray a Wimbledon”

Lo "Special One", l'allenatore del triplete interista, dello scudetto dei record del Real Madrid, della Champions League vinta dal Porto e neo campione d'Inghilterra con il Chelsea, ha fatto visita al torneo del Queen's e concesso un'intervista in cui fa un breve confronto fra calcio e tennis, racconta della sua amicizia con Nadal e delle lacrime piante dopo la vittoria di Murray a Wimbledon

Last updated: 22/06/2015 15:10
By Silvia Berna Published 22/06/2015
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6 Min Read

Vieni spesso qui agli Aegon Championships. Ne deduco che ti piace il tennis.
Mi piace il tennis. Sono ancora qui a Londra. Le mie vacanze inizieranno domani per cui sono ancora a Londra e ho avuto questa grande opportunità di essere qui oggi, visto che abito ad appena dieci minuti di distanza. Alcuni dei migliori giocatori del mondo ed un torneo con tanta tradizione, sono davvero felice di esserci.

Cosa ti piace del tennis?
Mi piace tutto. Sfortunatamente non sono un grande giocatore ma sono abbastanza bravo da riuscire a divertirmi con i miei figli e i miei amici, ma ammiro molto i grandi giocatori e sono sempre alla ricerca di nuove cose da imparare dagli altri sport. Da un punto di vista psicologico in uno sport individuale come il tennis, ogni palla e ogni dettaglio possono fare la differenza in una partita. Io dico sempre che nel tennis è come se tirassero i calci di rigore tutto il giorno. Ogni punto corrisponde ad una scelta difficile, per cui devono essere molto forti. Nel mio sport a volte ci nascondiamo uno dietro l’altro, possiamo sempre trovare il modo di giustificare le vittorie e le sconfitte, e in questo senso il tennis è fenomenale perché devi essere davvero molto forte.

Andy Murray ha detto che gli piacerebbe sedersi con te e provare a leggere nella tua mente.
Io amo molto parlare con i giocatori di tennis e con altri sportivi perché a volte, quando raggiungiamo il top nel nostro sport, è come se arrivassimo al limite di ciò che possiamo imparare. Non sto dicendo che Murray deve imparare qualcosa da me, ovviamente, ma sarebbe un approccio intelligente da parte di tutti noi cercare di trasferire varie cose da uno sport all’altro, su quello che siamo, quello che facciamo e il mondo in cui ci alleniamo.

Dopo la vittoria di Murray agli US Open, ho parlato con Sir Alex Ferguson, subito dopo il match point. Mi disse di sentirsi molto più nervoso guardando Murray che la sua stessa squadra. Ti riconosci in questo?
È vero. Ci sono dei momenti in cui senti una determinata connessione con alcuni giocatori. Esistono momenti in cui siamo nel mezzo del gioco ma non stiamo giocando. È tutto fuori dalla nostra portata. Nel calcio alcune cose sono nelle nostre mani e noi allenatori abbiamo la possibilità di comunicare apertamente con i giocatori e con il gioco, è come se stessimo giocando anche noi. Il tennis è un po’ diverso, la comunicazione non è aperta. Penso che abbiano bisogno di creare dei codici o dei piccoli segnali per riuscire a passarsi l’uno l’altro alcune informazioni. Sono felice di non essere un allenatore di tennis perché per me sarebbe davvero complicato.

Chi sono i tuoi giocatori preferiti?
Sono amico di Rafa da tanto, tanto tempo. Ho allenato suo zio tanti anni fa al Barcellona e ho conosciuto Rafa quando era ancora un ragazzino. Sento grande affetto nei suoi confronti. Io ed Andy ci siamo incontrati agli US Open diverso tempo fa. Veniva spesso ad allenarsi al centro di allenamento di Cobham quando cercava di recuperare dopo l’operazione chirurgica. Radek Stepanek è alla fine della sua carriera ma siamo ancora molto vicini. Ho sempre avuto rapporti speciali con alcuni dei ragazzi. Li ammiro molto e poi ci sono così tanti fantastici giocatori nel passato e nella mia infazia; io vengo dal periodo di Connors, Borg e Lendl. Amo il gioco e ammiro tutti i grandi del passato e ovviamente tutti i grandi di oggi. Ma anche quei ragazzi che sono fuori dalla top20 o dalla top30, cerco sempre di tifare un po’ per loro perché si tratta comunque di una carriera stupefacente e immagino molto difficile. Ma se la amano, è una carriera meravigliosa.

Andy vincerà la semifinale di oggi? E il torneo? Wimbledon?
Questo ragazzo, Kevin Anderson, il suo servizio è assolutamente fantastico e in finale lotterà sicuramente per vincere. Troicki sta giocando bene, ma alla fine credo che Murray andrà in finale. Wimbledon è Wimbledon. Tutti i grandi saranno lì. Cinque set, una maratona fisica e psicologica praticamente ogni giorno. Devo ammettere di aver versato qualche lacrima quando Andy ha vinto Wimbledon.

Hai pianto quando Andy ha vinto Wimbledon?
Si, sicuro perché è stato qualcosa che ovviamente ha significato più di qualsiasi altra cosa nella sua carriera. Mi posso immaginare che deve essere stato qualcosa fuori dal mondo. Non penso che cambierebbe la vittoria a Wimbledon per altre dieci vittorie negli altri tornei del Grande Slam. È qualcosa di più del gioco, è qualcosa di più di un torneo. Ha infranto quel muro psicologico che è stato lì per anni per tutti i britannici che amano questo gioco. Penso che sia certamente stato il più bel giorno della sua carriera e io ho condiviso con lui quella gioia e vedremo se riuscirà a farlo di nuovo. Come ho detto prima, i più grandi saranno tutti lì. Lui è uno di quelli, ma ciascuno di loro sarà lì a combattere per un magico momento.


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