Interviste
Wimbledon interviste, Muguruza: “Anche se ho perso non sono delusa”
Wimbledon, finale, S. Williams b. G. Muguruza 6-4 6-4. L’intervista del dopo partita a Garbine Muguruza

Dove pensi di avere leggermente sbagliato oggi?
È difficile da dire, perché con Serena se perdi due punti perdi il match. Ho lottato come potevo. Sono riuscita a rispondere di più, ma … Non lo so.
Qual è stata l’emozione più grande, soprattutto dopo quella standing ovation?
Non riuscivo a smettere di piangere. Molte persone stavano applaudendo. Non lo so. Faccio sentire così tutte queste persone in un campo da tennis? Dicevo “Non lo so”. Mi sono sentita speciale. È difficile da spiegare.
Che cosa hai imparato dall’esperienza di essere in finale?
Ho imparato che ogni match è molto importante. I primi turni sono molto difficili perché sei nervosa. Se superi tutte queste situazioni e sei mentalmente forte, hai la possibilità di giocare questo genere di incontri. Ho imparato che uno slam è così difficile. Sono due settimane con tante emozioni. Ma sono molto felice.
Come gestisci le tue emozioni durante il match? Parla dell’orgoglio che hai rappresentando la Spagna e anche il Venezuela.
È difficile concentrarsi sulla finale, perché hai davanti Serena. Pensi “Lei ha vinto cinque volte questo torneo”. Dici “E’ la tua prima finale”. Sai che non hai molte possibilità di vincere l’incontro. Dici “Va bene, ogni punto, ogni punto, non perdere questo punto”. Ho imparato che tutti sono nervosi in una finale, anche Serena, perché l’ho notato, e che ho un buon livello. Devo credere che ci posso stare. Ho avuto la prova qui, a Wimbledon, perché ci sono andata molto vicino. Sono molto felice di aver visto in Spagna così tante persone che mi hanno sostenuto. Straordinario. Così tante persone. Non ho avuto la possibilità di vederle, ma oggi e un po’ ieri sì. È stato straordinario. Anche in Venezuela.
Quando tutto il pubblico tifava e tifava, che cosa pensi di aver fatto provare loro? Perché pensi che ti tifassero così tanto?
E’ difficile da dire. Penso perché hanno visto in me che volevo veramente vincere, che mi divertivo. Do tutto nel tennis. A loro piace quando vedono qualcuno che lotta molto per vincere. Si sentivano come me. Non lo so.
Ad un certo punto il match ti stava scivolando via abbastanza velocemente. Lei aveva vinto nove game su dieci. Che cosa stavi pensando? Come sei riuscita a fermare questa tendenza e a riavvicinarti alla fine?
Quando ho perso il primo set ero un po’ triste, perché avevo visto delle opportunità nel primo set. Poi quando le top player come Serena iniziano a vincere dei game, giocano veramente bene. Poi all’improvviso ne vincono tre o quattro molto velocemente. Ero sotto 4-1 o 4-2. Non dovevo mollare. Ma lei stava giocando davvero bene, metteva a segno degli ace, dei vincenti. Dicevo “Che cosa posso fare?” Alla fine quando ero sotto 5-1 ho detto “Va bene, devo continuare a lottare, il match non è finito, sentirà la tensione ora che deve chiuderlo.” Ho avuto anche un’opportunità.
Un anno fa avevi perso al primo turno. Che cos’è successo nell’ultimo anno che ti ha aiutata a fare così bene qui quest’anno?
Sono venuta qui con un’altra mentalità rispetto allo scorso anno, perché prima non mi piaceva molto l’erba. E quest’anno sono venuta qui pensando “No, mi piace l’erba (risata). Seriamente, Garbine, ti piace l’erba. Il mio gioco mi aiuterà.” Pensavo questo ogni giorno ed ha funzionato.
Come prendi il successo che hai avuto in queste ultime due settimane e lo applichi ora ogni giorno, negli allenamenti, andando avanti nella tua carriera?
Me ne andrò da qui molto motivata. Penso di essere la persona più motivata adesso. Questo mi dà molta forza per continuare ad allenarmi e a migliorare, per vedere che cos’altro potrò fare nei miei prossimi tornei. Sto giocando molto bene. Devo continuare a lavorare e vedere ora la stagione sui campi in cemento.
È la delusione il sentimento più grande? Come ti senti adesso nel cuore?
Non provo delusione. Non sai mai quante possibilità avrai di giocare una finale slam. Ma se devo scegliere con chi vincere o perdere, sceglierei Serena.
Hai un grande atteggiamento. Che cosa c’è di profondo in questo? Hai perso, ma quanto sono state divertenti queste ultime due settimane?
Non molto. Per il resto delle persone sì. Ma per me, sono in campo a correre ogni giorno. Alcune volte divertirsi e soffrire sono simili. A noi piacciono queste cose. Mi sono divertita. Ma ero molto concentrata a non distrarmi. Quando arrivi in questi turni e affronti queste giocatrici, è facile distrarsi per chi non ci è abituato, “Oh, sono arrivata in semifinale, è sufficiente.” Ogni giorno pensavo “Ancora un match, dai, puoi farcela”. È difficile.
Traduzione di Chiara Nardi
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Musetti dopo la batosta con Alcaraz: “La cosa più difficile è lottare, oggi ho scelto la via comoda: lasciarsi andare”
“Ho fatto tutto quello che non dovevo fare” così Lorenzo Musetti, eliminato al Roland Garros dal n.1. “Lui è stato più grintoso, non c’è da stupirsi del suo gioco”

Risultato decisamente netto quello con cui il numero 1 del mondo Carlos Alcaraz ha raggiunto i quarti di finale del Roland Garros, estromettendo Lorenzo Musetti, battuto 6-3 6-2 6-2. Di seguito le risposte date in italiano dal 21enne Musetti:
D: Quando la situazione sembrava un po’ compromessa ti abbiamo visto tirare delle manate. È forse un rimpianto di qualcosa che non hai fatto all’inizio?
Lorenzo Musetti: Sicuramente potevo fare molte altre cose rispetto a quelle che ho fatto, ho fatto forse tutto quello che non dovevo fare (sorride). Ci eravamo prefissi di avanzare sul suo rovescio o comunque imporre un gioco su qeul’angolo dove fa meno male. Col dritto muove molto bene la palla, spesso viene a rete e si avvicina molto. Credo che i piani di gioco erano simili per tutti e due, il primo che riusciva a prendere il controllo con il dritto provava ad imporre il gioco per vincere il punto. Io oggi non mi sono espresso come avrei voluto. Non credo si tratti di emozione, ma più che altro devo avere consapevolezza di me stesso e del livello che ho; non devo fare confusione quando sono di fretta. A volte mi faccio prendere troppo da chi c’è dall’altra parte. Ci sto lavorando e speriamo che già dai prossimi tornei questa sconfitta mi sia da lezione.
D: Comunque in passato hai battuo anche Djokovic quindi si possono ripartire da queste belle sensazioni per andare avanti.
Lorenzo Musetti: Non serve ripartire dal passato perché è una cosa poco realistica. Una cosa che mi serve è proprio vedere, analizzare questo match giocata in maniera sbagliata sin dall’inizio e vedere cosa avrei dovuto fare, sicurmente anche nei match precedenti, per valutare cos’è il mio gioco e cosa sarà in futuro. Partendo da questo torneo, i match con Shevchenko e Norrie sono state giocate da manuale quindi andranno osservate anche queste che rappresentano un cambio di marcia, senza ombra di dubbio.
D: Sei stato sorpreso da certe giocate di Alcaraz? Discese a rete, palle corte ecc
Lorenzo Musetti: Sicuramente certi numeri, certi gesti atletici altri giocatori non li fanno, però ecco sei numero 1 al mondo, il più giovane della storia del tennis, un significato ce l’abbia. C’è poco da sorprendersi. Ovvio che in campo, soprattutto per la situazione di svantaggio si tende a meravigliarsi un po’. Più che altro mi sono sorpreso in maniera negativa di quello che facevo io, troppe volte uscivo dallo scambio, magari con una palla corta che non c’entrava nulla, servito sempre male, di fretta, non mi sono mai caricato. Un atteggiamento non positivo che reputo influente sul mio gioco. Ovvio che se al numero 1 al mondo gli lascia anche questo, dà il megio di sé come ha fatto vedere. Su qualsiasi superficie sta imponendo il suo gioco su chiunque.
D: Da una partita di questo tipo cosa ti resta per capire cosa fare per raggiungere quel livello?
Lorenzo Musetti: Questa partita mi serve non dico come bagno di umiltà perché non ho avuto la sfacciataggine di dichiarare qualsiasi che non fosse vera. Oggi mi sento solo di accettare che lui ha giocato meglio, è entrato più grintoso, con più voglia di vincere e mi ha battuto tre set a zero. La cosa più difficile credo sia proprio lottare, io oggi ho scelto la via più comoda che è quella di lasciarsi andare, arrendersi un po’; la prossima volta sceglierò di lottare. Ma proprio da queste partite imparo a scegliere la via più dura che darà i suoi frutti.
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Roland Garros, Muchova ai quarti: “Il piacere è escogitare un piano che poi funziona”
Fermata l’ottima corsa della qualificata Avanesyan, Karolina Muchova parla di come una grande varietà di colpi porti con sé degli svantaggi, della prossima avversaria Pavlyuchenkova e della terra battuta, “non la mia superficie preferita”

Finisce dopo sette incontri il Roland Garros di Elina Avanesyan, ventenne di Pjatigorsk città di quasi 150.000 abitanti a 200 km da Vladikavkaz (famosa per aver dato i natali ad Aslan Karatsev), non lontano dal confine con la Georgia. Sette match come quelli che disputano i finalisti per la qualificata Elina e anche per questo può dire che il suo torneo lo ha comunque vinto e pure abbondantemente.
A battere la n. 134 WTA (residente in Spagna ad Alicante e ora virtualmente in top 80) è stata Karolina Muchova, che continua la sua marcia iniziata con la vittoria su Maria Sakkari. 6-4 6-3 in più di un’ora e mezza il punteggio a favore della ventiseienne di Praga che ha dominato sul piano del gioco forse raccogliendo meno di quanto prodotto, al netto dell’ormai solita prestazione generosa dell’avversaria.
Muchova raggiunge per la prima volta i quarti di finale a Parigi, risultato Slam già ottenuto due volte a Wimbledon (2019 e 2021), mentre già vanta la semifinale all’Australian Open due anni fa. Precipitata oltre il 200° posto a causa di diversi problemi fisici, Karolina sembra ora avviata verso prestazioni e zone di classifica che più le si addicono. In attesa della sfida che mette in palio la semifinale contro un’Anastasia Pavlyuchenkova capace di girare il match contro Mertens, Muchova spiega la chiave del match: “Ho cercato come sempre di essere aggressiva, lasciare andare i colpi. Non conoscevo bene l’avversaria, ma ho avuto l’impressione che migliorasse con il protrarsi del match. Mi sembrava che, se le avessi dato spazio, se lo sarebbe preso. Prendeva tante righe, spostandomi da una parte all’altra”. Nessuna sorpresa, sappiamo che Karolina è colpitrice elegante ed efficace in ogni zona del campo quando in controllo, ma non ama la parte difensiva. Per riuscire ad essere offensiva anche sulla terra battuta (“non la mia superficie preferita” dice ridendo) spiega ancora, “cerco di adattarmi, aggiungere spin, prendermi spazio e, quando l’altra accorcia, entrare a tutta”.
Nell’intervista in campo, Fabrice Santoro le ha detto che possiede tutti i colpi, al che Muchova ha risposto che con tante opzioni la mente gira a mille. Mantenere la mente lucida nel fervore del match pare complicato… “Mente lucida? Per me è difficile sempre, non solo in campo. Ma cerco di andare con la prima scelta anche se a volte non è la migliore. Succede che giochi la terza o la quarta opzione, esce una cosa orribile e penso ‘spero che nessuno abbia visto’. Ci sto ancora lavorando”.
Karo dice che con il team ha lavorato parecchio per preparare lo swing sul rosso con l’obiettivo di essere testa di serie a Wimbledon. La proiezione del ranking la mette al n. 27, lei che è stata diciannovesima. La parte per cui tutti questi colpi che sa giocare, queste opzioni, le possono creare difficoltà non convince affatto un giornalista che la incalza sull’argomento. “È una cosa molto positiva” replica lei, “ma può anche essere una maledizione nel momento in cui scegli la soluzione sbagliata. Ma sono felice di avere questo – non lo chiamerei problema –, questo che non è un problema, un bel problema da avere [risate]. Scusate il mio inglese”. Questo falso problema, oltre che potenziale fonte di confusione in campo (e certo quando lo deve spiegare non nella lingua madre), le porta anche parecchie gioie, per esempio “quando ho in mente un piano, non lo cambio e funziona. È quello che mi dà più piacere. Certo, belle le smorzate e gli slice, ma mi piace proprio quando negli scambi lunghi mi concentro sul mio piano”.
C’è però scambio lungo e scambio lungo, evidentemente, visto che, ammette, la difficoltà principale della terra è la durata dei punti: “Se gioco su una superficie più rapida, so che tirando un dritto forte lungolinea al 90% è fatta, al limite vado a chiudere a rete. Qui, se trovo una che macina bene, diventa più una gara fisica, che è complicata per me”.
Al prossimo turno, dicevamo, Pavlyuchenkova, anch’ella con un ranking più basso del livello che sta esprimendo. Anastasia è avanti 2-1 e ha vinto con doppio tie-break l’unico match sul rosso, due anni fa a Madrid. “Nastia ha una gran mano ed è potente, sarà un gran match” promette Karolina.
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Gipo Arbino su Sonego dopo la sconfitta con Khachanov: “Si è deciso tutto in pochi punti, come sempre a questo livello”
“Nel terzo set Lorenzo è calato a livello fisico, ma Khachanov è un gran giocatore, migliorato molto”. Queste le parole di coach Gipo Arbino dopo la partita di Sonego agli ottavi di finale del Roland Garros

Purtroppo non ce l’ha fatta Lorenzo Sonego a fare il bis di russi in quel di Parigi. Nel pomeriggio di domenica si è dovuto arrendere agli ottavi di finale contro Karen Khachanov, che insegue la sua terza semifinale consecutiva a livello Slam. L’azzurro, partito bene nel primo set, ha tenuto alto il livello fino al terzo set, nel quale il russo ha avuto la meglio al tie-break, annullando un set point all’italiano, e portandosi così avanti 2 set a 1. Da lì l’assolo del numero 11 al mondo, che in 3 ore e 29 minuti si è garantito un posto nei quarti di finale, dove sfiderà Djokovic. Lorenzo può ritenersi più che soddisfatto della sua prestazione a Parigi, nella quale ha battuto giocatori del calibro di Shelton, Humbert (reduce da vittorie nei Challenger) e il vincitore di Montecarlo Rublev. Anche Gipo Arbino – coach dell’azzurro – si è espresso dopo la sconfitta contro il russo. Qui sotto le sue parole al direttore Scanagatta.
D: Lorenzo ha perso una partita che poteva vincere: già nel secondo set poteva avere la meglio, come anche nel terzo, in cui si è trovato in vantaggio per 5-3 al tie-break e ha avuto anche un set point. Se fosse andato avanti 2 set a 1 sarebbe cambiato abbastanza.
Gipo Arbino: “Sì decisamente. Da come era partito, con il 6-1 e 4 palle per il 3-1, se avesse concretizzato quelle opportunità molto probabilmente il set sarebbe andato a favore di Lorenzo. Invece è stato molto bravo Khachanov, soprattutto sulla prima palla break in cui c’è stato uno scambio molto combattuto, e nel quale ha avuto anche un po’ di fortuna. Da lì è cambiato un po’ tutto, perché il russo è cresciuto molto e ha iniziato a servire slice a uscire imprendibili. Nel terzo set, poi, Lorenzo ha fatto il break sul 4-5 e l’ha portato al tie-break, nel quale si è trovato avanti 4-0 con due mini-break e ha sbagliato un dritto lungolinea a campo vuoto, che poteva portare a un vantaggio ulteriore, magari anche ad andare sopra 2 set a 1. Questa, quindi, è stata una partita che si è decisa in pochi punti, come sempre a questo livello”.
D: In effetti sul 4-0 al tie-break Lorenzo, dopo aver messo a segno il suo settimo ace, ha sbagliato quel dritto che era abbastanza semplice e che poteva portarlo sul 5-0. In quel caso il tie-break non lo perdi più.
Gipo Arbino: “No, non lo perdi più, perché sia psicologicamente che realmente è difficile che Lorenzo perda quattro punti al servizio”.
D: Ho avuto l’impressione che nel terzo set Lorenzo fosse un po’ più stanco del suo avversario, che tirava molto forte e costringeva Sonego a rincorrere. Questo è successo soprattutto dalla parte del dritto, con il quale, nei recuperi l’altro giorno con Rublev, Lorenzo non aveva avuto problemi.
Gipo Arbino: “Sì, vero. Nel terzo set un calo fisico c’è stato. Ci sono stati alcuni game lunghissimi dove Lorenzo ha difeso 20-30 colpi dell’avversario che giocava a tutto braccio; quindi non è tanto la quantità di tempo che uno gioca, ma che tennis c’è in campo, perché un conto è rincorrere una palla che va a 60 km/h, un altro è farlo con una che viaggia a 120 km/h. Lo sforzo fisico in quest’ultimo caso è doppio, come ad esempio quando, nel secondo set, Karen ha recuperato i game di svantaggio giocando molto bene, forte e preciso vicino alle righe. Lì per Lorenzo è stato molto difficile stargli dietro”.
D: Rimane comunque un gran torneo per Lorenzo, ma dispiace, perché se vai in vantaggio 2 set a 0 o 2 set a 1 le cose cambiano anche se sei stanco.
Gipo Arbino: “Sì, perché poi si trova l’energia, soprattutto mentale. Gestirsi la partita in un determinato modo poteva anche far vincere Lorenzo, ma non è detto, perché dall’altro lato della rete c’era un giocatore veramente tosto, che è migliorato molto sulla precisione, sul rovescio e sul servizio, con il quale ad un certo punto era ingiocabile”.
D: Dove andate adesso?
Gipo Arbino: “Adesso andiamo a casa, e poi valuteremo se andare o meno a Stoccarda; vedremo come si sentirà Lorenzo. Secondo me sarebbe giusto andare, non tanto per fare un gran risultato, ma per abituarci all’erba, per poi fare meglio gli altri tornei”.
Andrea Binotto