CoCo Vandeweghe, la sorpresa di Wimbledon

Al femminile

CoCo Vandeweghe, la sorpresa di Wimbledon

A Wimbledon 2015 una sola giocatrice fuori dalle teste di serie è riuscita a raggiungere i quarti di finale: CoCo Vandeweghe

Pubblicato

il

 

Dopo diverse stagioni difficili, in cui le sorelle Williams emergevano solitarie, il tennis femminile statunitense sembra di nuovo avere recuperato la capacità di proporre giocatrici interessanti.
Quattro-cinque anni fa si era avuta l’impressione che la USTA (la federazione americana) non sapesse più formare tenniste di alto livello: nessuna giocatrice attorno ai vent’anni riusciva a superare il muro del 50mo posto, tanto che ci si cominciava a domandare se la crisi non fosse determinata da condizioni strutturali della società americana, condizioni che sembravano penalizzare il tennis rispetto ad altri sport nel reclutamento dei migliori talenti.
Direi che la questione rimane aperta per il tennis maschile, ma per quanto riguarda le donne, il peggio è passato. E se non credo si possa pretendere di trovare eredi del livello straordinario di Venus e Serena, di sicuro ci sono tante tenniste di qualità in tutte le fasce di età, sia a livello junior che tra le giovani professioniste.

Non credo sia un caso, ad esempio, che nell’ultimo torneo di Wimbledon siano approdate ai quarti di finale tre americane (Serena Williams, Keys, Vandeweghe).
La meno attesa delle tre era senza dubbio CoCo Vandeweghe: fuori dalle teste di serie, a Londra è però riuscita a raggiungere un posto tra le prime otto malgrado il tabellone proibitivo: Schmiedlova, Pliskova, Stosur, Safarova; l’ha fermata solo Sharapova al terzo set, in quella che sarebbe poi diventata la partita più lunga del torneo (2 ore e 46 minuti).

Tra le giovani americane emergenti CoCo è la più anziana: è nata nel dicembre del 1991 a New York (ma da bambina si è trasferita in California, dove ha sempre vissuto), e quindi ha ormai 23 anni compiuti. Forse parlare di giovani a 23 anni comincia ad essere eccessivo, ma personalmente tendo ad essere piuttosto elastico sulla valutazione dell’età delle giocatrici: i tempi di maturazione variano da persona a persona e credo che si debbano approfondire gli aspetti specifici di ognuna per capire a che punto si possono considerare nello sviluppo della carriera.

 

Nel caso di Vandeweghe penso che si debba tenere conto di alcune particolarità. A cominciare dall’età nella quale ha iniziato a giocare a tennis: 11 anni. Infatti ci si è dedicata dopo avere provato altri sport, come il basket e la lotta (da bambina gareggiava nella stessa categoria di peso del fratello maggiore, ma la madre aveva evitato che si incontrassero perché, secondo CoCo, sapeva che il fratello sarebbe stato assolutamente distrutto” da lei).

Non solo aveva iniziato tardi rispetto alla media, ma da junior aveva disputato una carriera limitata. Pochi match nei tornei ITF internazionali, tanto che solo alla soglia dei 17 anni, aveva ottenuto una wild card per misurarsi nello Slam di casa; erano gli US Open 2008. E a New York, senza essere testa di serie, aveva vinto il torneo senza perdere un set. Una sorpresa assoluta, rimasta senza un seguito, dato che quello sarebbe stato l’ultimo torneo disputato tra le ragazze.

Sorpresa di sicuro, ma sarebbe sbagliato pensare a CoCo come a una sconosciuta diventata famosa in quell’occasione, visto che il suo cognome non poteva certo passare inosservato.
Vandeweghe è infatti il nome di una dinastia di sportivi americani celebri. Il nonno Ernie è stato un giocatore di basket professionista negli anni ’50 a New York. Lo zio Kiki (figlio di Ernie) è stato una stella NBA degli anni 80-90, che ha giocato a Denver, Portland, New York prima di chiudere in California.
La mamma Tauna, sorella di Kiki, ha partecipato alle Olimpiadi addirittura in due sport: come nuotatrice a Montreal 1976 e come pallavolista a Los Angeles 1984. E se questo non basta, uno zio dei Vandeweghe, Mel Hutchins, era stato a sua volta cestista professionistico di successo, anche lui da All-star game; compagno di squadra di Ernie, che poi aveva sposato la sorella.

CoCo in realtà si chiama Colleen (come la nonna Colleen Hutchins, Miss America nel 1952, la moglie di Ernie e sorella di Mel), ma lei stessa ha spiegato perché tutti la chiamano CoCo: ”Mia madre è figlia degli anni ’60 e tutti in famiglia ci chiamiamo con soprannomi invece che con i nomi ufficiali: e così il mio fratello maggiore è Beau, il minore Crash, e la mia sorella minore Honnie”.
Nel 2008 il cognome famoso la rendeva pronta per le copertine ma non ne faceva certo una giocatrice fatta e finita: anzi, di lei spiccavano le qualità come i difetti; i grandi colpi come i grandi limiti.
La prima grande qualità è sempre stato il servizio: un colpo di livello superiore, caricato moltissimo di gambe (in questo mi ricorda Boris Becker, o Sabine Lisicki), grazie alle quali si genera la potenza che ne fa uno dei più veloci in assoluto del circuito.
L’altro punto di forza del suo gioco era, ed è, il dritto: un movimento forse non bellissimo, con uno swing un po’ macchinoso, ma quello era il colpo a cui affidava la naturale conclusione degli scambi di cui prendeva il controllo grazie alla battuta.
CoCo è sempre stata meno sicura di rovescio e con una generale difficoltà negli spostamenti in campo. Non che il suo potenziale atletico fosse disastroso, ma il problema con cui ha dovuto misurarsi nei primi anni di carriera professionistica è stato il sovrappeso.

Tutto questo la rendeva una giocatrice poco solida sul piano del palleggio, per cui contro di lei spesso poteva essere sufficiente allungare lo scambio per farla sbagliare e avere la meglio. A questo proposito aveva fatto scalpore un match del 2013 a Bruxelles in cui Vandeweghe aveva accusato (via Twitter) Yulia Putintseva di mancanza di sportività perché l’aveva apostrofata “come una giocatrice terribile, solo servizio”. Il dialogo si sarebbe svolto alla fine della partita persa da CoCo contro Yulia, e questo sarebbe stato il commento ricevuto al momento della (mancata) stretta di mano:

Il condizionale è d’obbligo perchè Putintseva da parte sua aveva smentito, sempre via Twitter:

Che sia accaduto o meno, il dialogo era sintomatico di una situazione di disagio che richiedeva un cambiamento. Il New Tork Times individua il punto di svolta nella sconfitta subita all’inizio del 2014 nelle qualificazioni di Acapulco contro la numero 171 Risa Ozaki. Vandeweghe si sarebbe detta che non poteva andare avanti così.
Non so se quel match sia stato davvero determinante o se semplicemente CoCo sia riuscita a trovare un migliore equilibrio derivato dalla maturità umana o professionale; in sostanza, i fatti ci dicono che realmente nelle ultime due stagioni Vandeweghe è riuscita a perdere peso, curando con molta più attenzione la preparazione fisica. Se non ricordo male, quando lo stesso problema era emerso per Taylor Townsend, CoCo ne aveva parlato come una questione molto più difficile da risolvere di quello che molti potrebbero pensare.
E sino a tutto il 2013 questo è stato un handicap serio, che a mio avviso l’aveva limitata molto, e che una volta tenuto sotto controllo spiega molti dei progressi dell’ultimo periodo. Nel gennaio del 2014 era 110 del ranking, a fine stagione numero 40.

Poi c’è la questione caratteriale. A me agli inizi aveva dato l’impressione di essere una giocatrice misurata, che tendeva a stare ai margini del match sul piano agonistico. Se penso alle partite di Coco che avevo seguito nei primi anni di circuito, devo dire che la ricordo piuttosto tranquilla in campo. Invece ultimamente è diventata molto più tosta.
I ricordi recenti sono caratterizzati da diverse racchette spaccate, frequenti lamentele con gli arbitri e anche qualche situazione in cui ha probabilmente passato il limite. Ad esempio l’anno scorso quando aveva perso a Wimbledon da Smitkova ed era uscita dal campo senza stringere la mano al giudice di sedia; il tutto a causa di un paio di chiamate contestate (il campo era senza hawk-eye) che però a me erano parse del tutto fisiologiche in un match senza il falco.
Oppure quest’anno, quando ha avuto una polemica con l’arbitro Eva Asderaki nel corso del match contro Sharapova: prima ha chiesto alla giudice di sedia di richiamare Maria (per movimenti scorretti in fase di attesa alla risposta), poi è tornata alla carica dicendo che avrebbe potuto parlare lei stessa direttamente a Sharapova, visto che Asderaki non aveva il coraggio. E poi ha ribadito le accuse di scarsa sportività nei confronti di Sharapova in conferenza stampa.
Insomma, sembra si stia avviando a diventare una delle giocatrici più difficili da gestire del circuito. Se raffrontata alle impressioni dei primi anni, devo dire che per me è stata una sorpresa, ma forse questi atteggiamenti recenti sembrano sposarsi meglio con il carattere di quella bambina che faceva wrestling e si sentiva pronta per “distruggere assolutamente” il fratello se l’avesse incontrato. Oggi CoCo è una giocatrice con un forte spirito agonistico e lo dimostra a pieno in campo. Che piaccia o meno, probabilmente adesso esprime se stessa in modo più rispondente alla sua natura.

Ma non credo che i cambiamenti fisici e caratteriali bastino da soli a spiegare il quarto di finale a Wimbledon. A Londra a mio avviso ci sono stati anche importante progressi tecnici.
Innanzitutto in risposta: ha risposto per tutto il torneo piuttosto bene di rovescio, e così ha disinnescato una delle soluzioni tattiche che le sue avversarie probabilmente pensavano di avere contro di lei. I miglioramenti in risposta si sono tramutati in un maggior numero di scambi in cui prendere il controllo del palleggio, rimanendo su un terreno più adatto alle sue caratteristiche fisico-tecniche.

A questo ha aggiunto un drastico calo degli errori gratuiti e maggiore efficacia nelle volèe. In sostanza è risultata una giocatrice più aggressiva e incisiva nei turni di risposta, e in generale più solida nel palleggio. Un progresso che, unito ai suoi tradizionali punti di forza, le ha consentito di arrivare tra le prime otto in uno Slam, di eliminare una top ten come Safarova e di sconfiggere una giocatrice considerata come una delle possibili sorprese per la vittoria finale come Karolina Pliskova.

In questo momento ha eguagliato il suo best ranking (numero 32), diventando la quarta giocatrice statunitense in classifica dopo Serena, Venus e Keys.
L’erba è probabilmente la superficie migliore per il suo gioco (in carriera ha vinto il suo unico torneo WTA nel 2014 a ‘sHertogenbosch), ma la stagione sui prati dura poche settimane. Nei prossimi mesi si capirà se l’impresa di Wimbledon è stato un exploit episodico, determinato da due settimane di forma eccezionale, o il sintomo di un progresso più stabile e duraturo: e se così fosse, potrebbe ritagliarsi un ruolo di rilievo anche nei prossimi tornei sul cemento americano.

Continua a leggere
Commenti

Al femminile

Camila Giorgi riparte da Linz, per Trevisan doppia avventura a Doha e Abu Dhabi: il febbraio delle tenniste italiane

Dopo un Australian Open non proprio esaltante, ecco le partecipazioni azzurre ai tornei WTA di febbraio.

Pubblicato

il

Mettersi alle spalle l’Australian Open, tuffarsi in un febbraio che deve servire a trovare conferme per Camila Giorgi e Jasmine Paolini, ad accumulare ancor più punti in vista di Indian Wells e Miami per Martina Trevisan e Lucia Bronzetti. Sullo sfondo c’è anche la voglia di Sara Errani di tornare tra le prime 100 nel ranking WTA.

Le belle notizie dal tennis femminile, in questo avvio di 2023, sono arrivate proprio da Giorgi e Paolini. Il cammino della n. 69 del ranking all’Australian Open si è interrotto al terzo turno per merito di Belinda Bencic, testa di serie n. 12. Un’eliminazione in due set, dopo le vittorie su Pavlyuchenkova e Schmiedlova, ma che hanno dato indicazioni importanti su un percorso positivo da intraprendere in questo 2023. Sconfitta nettamente da Ljudmila Samsonova al primo turno a Melbourne, Jasmine Paolini è in corsa per una semifinale al WTA di Lione. Avversaria odierna, Caroline Garcia, beniamina di casa.

Il gennaio di Lucia Bronzetti è stato esaltante nella United Cup, competizione che ha galvanizzato la n. 62 del ranking, uscita, però, al primo all’Australian Open Siegemund in tre set.

 

Il match più esaltante fin qui disputato dalla n. 1 del tennis femminile, Martina Trevisan lo ha disputato alla United Cup. La vittoria in tre set su Maria Sakkari è stato un gran sussulto in questo nuovo anno. Male all’Australian Open, uscita al primo turno contro Anna Schmiedlova.

Sarà ancora il cemento il grande protagonista nei tornei femminili di tennis del mese di febbraio.

Dal 6 al 12 si giocherà contemporaneamente ad Abu Dhabi e a Linz.

Nel tabellone principale di Abu Dhabi l’Italia sarà rappresentata da Martina Trevisan. Ons Jabeur ha, invece, annunciato il forfait: sarebbe stata la testa di serie n. 1 del ranking.

In Austria, invece, al WTA di Linz ci saranno Lucia Bronzetti e Camila Giorgi. La partecipazione di Sara Errani, invece, passerà dalle qualificazioni.

Dal 13 al 19 febbraio si giocherà a Doha. Già in tabellone Martina Trevisan, dovrà affrontare le qualificazioni Jasmine Paolini.

Il febbraio delle principali tenniste italiane.

6/12 febbraio: Trevisan ad Abu Dhabi, Bronzetti e Giorgi a Linz, Errani alle qualificazioni

13/19 febbraio: Trevisan e Paolini a Doha

Continua a leggere

Al femminile

United Cup: delusione Australia, ottimo avvio per Grecia, USA e Svizzera. Wawrinka sorprende Bublik

Kvitova regala l’unico punto alla Repubblica ceca. Tsitsipas e Sakkari brillano anche in doppio. Disfatta argentina contro la Francia

Pubblicato

il

Stan Wawrinka - United Cup 2022 (Twitter @UnitedCupTennis)

In attesa dell’esordio di Nadal e Zverev in programma domani, ecco i risultati definitivi dopo le prime due giornate di gioco alla United Cup. Non c’è solo il successo dell’Italia sul Brasile, di cui vi abbiamo parlato qui.

Grecia – Bulgaria 4-1

Kuzmanov – Pervolarakis 6-1, 6-1

 

Sakkari – Tomova 6-3, 6-2

Sakkari/Stefanos Tsitsipas – Topalova/Andreev 6-4, 6-4

La Grecia si aggiudica la sfida con la Bulgaria nel primo turno di United Cup per 4-1. La Bulgaria rispetta il pronostico nella sfida tra Dimitar Kuzmanov, n. 196 del ranking, e Michail Pervolakis, n. 504. Il doppio 6-1 dà coraggio ai bulgari che riaprono il computo complessivo della sfida. Ma poi ci pensano i rispettivi n. 1 ellenici del maschile e femminile a dare la sterzata decisiva alla sfida. Vince Maria Sakkari agevolmente in due set su Viktorya Tomova, 6-3, 6-2. Poi in coppia con Strefanos Tsitsipas, la greca dà spettacolo e con un doppio 6-4 si pensa al turno successivo. Debole nelle seconde linee, con Sakkari e Tsitsipas la Grecia può dir la sua nella competizione.

USA – Repubblica Ceca 4-1

Kvitova – Pegula 7-6, 6-4

Tiafoe – Machac 6-3, 2-4 ret Machac

Pegula/Taylor Pegula – Bouzkova – Lehecka 2-6, 6-3, 10-7

Ottimo il debutto nella competizione per gli statunitensi. La sconfitta in due set di Pegula contro Kvitova alla fine risulterà ininfluente. Decisivo il tie-break del primo set, in cui Petra annulla ben tre set point alla sua avversaria. Machac è costretto sul più bello al ritiro nella sfida con Tiafoe. Sotto di un set, ma avanti di un break, il ceco è costretto al forfait per una distorsione alla caviglia destra. Il doppio se l’aggiudica la coppia composta da Jessica e Taylor Pegula.

Francia – Argentina 4-0

Garcia – Podoska 6-2, 6-0

Mannarino – Coria 6-1, 6-0

La vittoria della Francia sa di rivincita mondiale nei confronti dell’Argentina. Dal campo di calcio a quello di tennis, dal Qatar all’Australia, stavolta sono i transalpini a gioire e anche abbastanza nettamente lasciando soli tre game ai singolari odierni. Rullo compressore Caroline Garcia, n. 4, supera Nadia Podoska, n. 195, per 6-2, 6-0. Adrian Mannarino, n. 46, la imita battendo Federico Coria, n. 75, 6-1, 6-0, il tutto in 2he10’ complessivi.

Australia Gran Bretagna 1-3

Dart – Inglis 6-4, 6-4

Kubler – Evans 6-3, 7-6(3)

Momento decisamente sfortunato per l’Australia, data da molti per favorita nella competizione. Il forfait di Kyrgios e successivamente quello di Tomljanovic, per un problema al ginocchio sinistro, hanno cambiato l’inerzia del confronto con la Gran Bretagna. In svantaggio 0-2, è toccato a Maddison Inglis, n. 180 del mondo, affrontare Harriet Dart, n. 98 del ranking Wta. Doppio 6-4 e semaforo verde per i britannici. Inutile ma comunque rocambolesca la sconfitta di Evans contro Kubler. Sotto di un set, nel secondo parziale il britannico si è fatto rimontare da 5-0, perdendo in malo modo al tie-break.

Svizzera – Kazakhistan 4-0

Teichmann – Kulambayeva 6-3, 6-2

Wawrinka vs Bublik 6-3, 7-6(3)

Tutto facile per la Svizzera. Stan Wawrinka (n. 148) soffre nel secondo set contro il talentuoso Alexander Bublik, n. 37. Ricambio generazionale? Non ditelo al buon vecchio Stan che porta a casa il punto decisivo per il passaggio del turno dei rossocrociati. Bene anche Jil Teichmann, n. 35, nel singolare femminile contro Zhibek Kulambayeva, n. 441, che viene sconfitta 6-3, 6-2.

Continua a leggere

Al femminile

Il fallimento di FTX costa caro a Naomi Osaka

Grave perdita economica per la tennista giapponese Osaka, che aveva investito nella criptovaluta FTX

Pubblicato

il

Non un gran momento per la ex numero 1 al mondo Naomi Osaka. Oltre alle sconfitte sul campo di gioco, per la pluricampionessa Slam i problemi provengono anche dalle finanze. È, infatti, una delle azioniste di FTX, un’azienda per lo scambio di criptovalute che ha dichiarato bancarotta l’11 novembre.

Non solo Osaka, ma sono tanti gli sportivi che hanno visto andare in fumo i propri proventi dal fallimento di FTX. L’azienda era riuscita ad acquistare così tanta credibilità da riuscire a mettere il proprio logo sulle vetture e le divise di Lewis Hamilton e George Russel, piloti della Mercedes in Formula 1; e anche a vedersi intitolato lo stadio NBA dei Miami Heats.

Il valore di mercato di FTX ha subìto un grave crollo negli ultimi sette giorni, passando da $22 a $1.40. Il CEO di FTX Sam Bankman-Fried – ora sotto investigazione per come ha gestito l’azienda fondata nel 2019 – ha già dichiarato fallimento a seguito dell’enorme svalutazione della criptovaluta.

 

Osaka aveva firmato l’accordo con FTX nel marzo 2022 mentre era negli Stati Uniti impegnata per l’Indian Wells e il Miami Open. La tennista ha acquistato delle azioni di FTX e nell’accordo era previsto che la tennista giapponese fosse ambasciatrice nel mondo dell’azienda, per influenzare quante più persone possibili a credere in loro. L’accordo di Naomi Osaka includeva anche la sua partecipazione nella creazione di contenuti multimediali per promuovere la criptovaluta. Non sono state ufficializzate le cifre riguardanti la perdita subita dalla tennista.

Continua a leggere
Advertisement
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement
Advertisement