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Nadal, alcool e parquet: l’eleganza del torneo di Amburgo (fotoracconto)

Viaggio all'interno del villaggio che fa da sfondo all'ATP 500 di Amburgo: gli esterni, la sala stampa e le possibilità sprecate dal torneo di Roma. All'interno le foto esclusive a cura di Marcella Contieri

Last updated: 04/08/2015 9:47
By Carlo Carnevale Published 03/08/2015
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7 Min Read
ATP 500 di Amburgo (foto di Marcella Contieri)

(da Amburgo, Carlo Carnevale)

Che sia un torneo circondato da un alone di esclusività, lo si capisce già dal quartiere; il centro sportivo si trova sulla Rothenbaumchausse, che collega le zone residenziali di Eppendorf e Harvestehude. Senza dubbio alcuno, le due aree più ricche ed eleganti di Amburgo, con cui può competere solo la Altona (pronuncia rigorosamente sulla prima vocale) teatro della movida locale, più a Ovest. Il contorno dei campi è quindi un susseguirsi di villette schierate e parchi, immersi nel silenzio e nell’aria leggera che l’estate, seppur ben lontana dall’afa napoletana a cui chi vi scrive è abituato, rende ulteriormente piacevoli.

L’ingresso del centro del Rothenbaum è su Hallerstrasse, arteria del viale principale, e davanti ai cancelli campeggiano gli stand sotto i quali l’organizzazione provvede a consegnare accrediti, pass e biglietti prenotati.

L'ingresso del Rothenbaum, Amburgo (foto di Marcella Contieri)
L’ingresso del Rothenbaum, Amburgo (foto di Marcella Contieri)

Varcate le inferriate, si apre un minuscolo universo di oggettivo benessere, in cui il bianco e il legno dominano incontrastati: direttamente opposta all’ingresso è la prima scalinata di accesso al Centrale, ai cui piedi si apre la porta in vetro dell’area stampa (su cui tornerò tra breve). Costeggiando il campo principale verso destra si raggiunge poi l’area VIP, da cui a partire dalle prime ore pomeridiane proviene un’orecchiabile sequenza di musica multigenere, perlopiù lounge e chill out. Se si procede verso sinistra, invece, si arriva ai campi secondari, che sono un’autentica perla per chi sa apprezzare l’atmosfera di un tennis secondario e lontano dalle telecamere: il pubblico siede infatti su panchine di legno immerse nel verde, senza posti numerati e nell’assoluto rispetto di file e ordini di arrivo. Fa male dirlo, ma si è ben faticato a trovare una realtà del genere su un campo come il Pietrangeli a Roma, che di anni luce distante per blasone, sottostà alle stesse regole troppo spesso inosservate (addirittura Gianni Clerici non riuscì ad accedervi a causa della calca per un incontro di Fognini, nell’ultima edizione).

Il Campo 3 del complesso di Amburgo (foto di Marcella Contieri)
Il Campo 3 del complesso di Amburgo (foto di Marcella Contieri)

Il Campo 1 è denominato, per ragioni di sponsor, Arriba Court, e si estende in perpendicolare rispetto al lato Ovest del Centrale; sui lati lunghi presenta alte (e onestamente brutte) tribune in ferro, pressoché gremite quando la prima domenica era in campo il doppio locale Struff/Moser. Non i gemelli Bryan, Struff/Moser.

Alle spalle della prima scalinata del Centrale si incontra il Players Centre, di fatto il nodo dal quale si smistano i giocatori verso i rispettivi campi di gioco: subito all’esterno del Centro Giocatori c’è la Mixed Zone, fino alla quale i pazientissimi addetti dell’ATP (Martin Dagahs e Nanette Duxin) fanno strada ai tennisti per interviste e foto su richiesta dei media. Di fronte, la palestra e la sala fitness, dove gli atleti possono riscaldarsi o semplicemente trascorrere le loro ore di attesa. Tutto intorno, è un mare di chioschi e tende sotto le quali gli sponsor presentano i loro prodotti, capillarmente divisi da corridoi e schiere di tavolini, tutto in elegantissime assi di legno: si va dal caffè (??) Lavazza alle bottiglie con lo spicchio di limone della Corona, fino alle potenti cilindrate esposte dalla Jaguar o la raffinata degustazione del jamon iberico.

Stand Lavazza ad Amburgo (foto di Marcella Contieri)
Stand Lavazza ad Amburgo (foto di Marcella Contieri)

Già dai primi giorni, l’affluenza dei tifosi è stata numerosa e costante, e nel weekend conclusivo il sole ha ulteriormente migliorato la già splendida condizione del villaggio: snelli flute di prosecco o tondi boccali di birra (tutto in vetro, neanche l’ombra delle regole che vietano l’introduzione di oggetti contundenti sugli spalti) abbondano sui tavolini all’aperto, in una benestante oziosità mentre un qualsiasi break di Nadal viene salutato da rumorosi “ooooooh”. Senza preoccuparsi di andare a vederlo dal vivo, il vero piacere è stare appoggiati a bere.

ATP 500 di Amburgo (foto di Marcella Contieri)
ATP 500 di Amburgo (foto di Marcella Contieri)

Dicevo della area stampa, che si sviluppa all’interno del primo settore accanto all’ingresso del Centrale: la porta in vetro si apre su una calda hall in moquette rossa, dove domina una arcuata scrivania di mogano, alle spalle della quale lavorano gli addetti dell’ufficio stampa. I ritmi rispetto a tornei maggiori son senz’altro più blandi, ma i ragazzi (tedeschi e svizzeri) sono attivi dal primo all’ultimo minuto di ogni giornata tennistica, tra traduzioni, spostamenti, richieste di interviste, sotto lo sguardo attento ma mai accigliato del responsabile, Oliver Quante. Superato un piccolo corridoio (dal quale si alza una scala direttamente collegata con i posti del Centrale riservati alla stampa. Roma non sai quanto male mi fai, parafrasando Antonella Ruggiero) si accede alla sala stampa vera e propria. Otto file di postazioni (piene per metà, l’appeal del torneo resta circoscritto a testate nazionali. E Ubitennis, naturalmente) rivolte verso una parete bianca dove sono posti i televisori con statistiche, punteggi e immagini live; ancora più in là, la interviewraum con cattedra sopraelevata per i giocatori e sedie in legno per i media, quasi mai rappresentati da più di cinque persone. Adiacente, il pressebar dove i giornalisti si rilassano e mangiano un boccone: sempre disponibili infatti una macchina del caffè automatica (fondamentale il cappuccino a qualsiasi ora soprattutto nei primi giorni della settimana, quando i sedici gradi erano il massimo a cui aspirare) e un grosso bollitore, rifornito in continuazione dei mitici bockwrust, da mangiare rigorosamente und brot, con il pane (sempre freschissimo e di varie qualità, con sesamo, integrale o ai cereali).

Il villaggio VIP al Rothenbaum, Amburgo (Marcella Contieri)
Il villaggio VIP al Rothenbaum, Amburgo (Marcella Contieri)

Un’organizzazione fastidiosamente perfetta, che permette di godersi un torneo di grande tradizione, anche se declassato a 500 dal 2009; vedere i tendoni smontati e le postazioni multimediali vuote mette un minimo di tristezza, rimpiazzata dalla speranza di poterci essere ancora, chissà quando. Auf wiedersehen, Amburgo.


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