US Open interviste, Nadal: “Sono il numero 8 del mondo non il numero 100"”

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US Open interviste, Nadal: “Sono il numero 8 del mondo non il numero 100″”

US Open, secondo turno, R. Nadal b. D. Schwartzman 7-6(5), 6-3, 7-5. L’intervista del dopo partita a Rafael Nadal

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Rafael Nadal - US Open 2015 (photo by Art Seitz)
 

Come descriveresti il tuo livello di gioco di oggi? Sei soddisfatto?
Credo che oggi il servizio abbia funzionato bene. All’inizio avevo la partita sotto controllo e stavo giocando bene, poi sul 5-3 ho giocato un brutto game e lì la partita è diventata più imprevedibile, più altalenante. Sia ieri che oggi mi sono allenato molto bene e credo di non aver raggiunto, durante la partita, il livello che avevo in allenamento. In ogni caso credo di aver giocato bene. Anche se lui è andato in vantaggio di un break sia nel secondo che nel terzo set, ho avuto diverse opportunità per recuperare e anche per vincere più comodamente. Il punto è riuscire a concretizzare le occasioni.

Parlando degli alti e bassi durante la partita, sei riuscito a capire perché ti succede e come riesci a venirne fuori?
La scorsa partita ho avuto degli alti e bassi; oggi non credo di averne avuti. Ho solo giocato un brutto game sul 5-3 del primo set e poi non ho giocato al meglio, ma non credo di aver giocato male. Credo di aver giocato una partita normale, allo stesso livello fino alla fine. Ci sono stati alcuni momenti migliori, altri meno buoni, ma non alti e bassi così marcati come ho avuto alcune volte quest’anno.

Hai detto che hai recuperato nel tiebreak e nei set successivi. Questo accresce la tua fiducia?
In questa stagione ho perso diverse partite pur avendo avuto grosse opportunità di vincere. Non voglio dire tutte le partite, però anche voi avete visto che ho perso partite che non avrei dovuto perdere perché ho avuto molte possibilità. Oggi non ero così vicino alla sconfitta; è vero che ero sotto di un break, ma è anche vero che ho saputo recuperare e mentalmente mi sentivo forte abbastanza per giocare bene quando ce n’era bisogno.

Ora c’è Fognini. I vostri precedenti ci dicono che molte volte ti ha creato problemi e ti ha anche battuto. Anche a Pechino sul cemento hai avuto problemi. Cos’è del suo gioco che ti mette in difficoltà?
Mi ha battuto due volte quest’anno. Prima non era mai successo. A Pechino giocò molto bene, ma alla fine ho vinto io. Lui ha molto talento, ed è un avversario difficile per chiunque quando gioca bene, non solo per me.

Sei stato molto onesto a proposito di alcune difficoltà che hai trovato quest’anno. Ovviamente alcuni ti hanno chiesto se non fosse il caso di cambiare un nuovo allenatore o prenderne uno in più. Alcuni top-players hanno degli allenatori part-time. Ci puoi spiegare perché non hai preso in considerazione questa possibilità?
Credo di aver parlato abbastanza di questo argomento. Ho sempre pensato che quando si gioca male, quando si perde, non si devono andare a cercare motivazioni o scuse. Bisogna guardarsi allo specchio e dire ‘È colpa mia’. Questa è la realtà, non è colpa di nessun altro. Ho avuto una carriera stupenda con questo team e ho fiducia in loro. Stiamo lavorando molto e credo che siamo sulla strada giusta. Non so cosa succederà in futuro, ma la verità è che devo cambiare qualcosa dentro di me, non le persone accanto a me. Se riesco a cambiare, a giocare con fiducia e a tornare a giocare senza il nervosismo con cui ho giocato tante volte quest’anno, riuscirò a colpire la palla bene come ho fatto in queste settimane di allenamento prima degli US Open. So che tornerò esattamente dove voglio essere. Non è una questione di allenatore o fisioterapista, riguarda me. Sono veramente deciso a lavorare duro e ritrovare la mia strada.

I tuoi fans hanno sempre amato la forza e la grinta che mettevi in campo nelle tue vittorie passate. Pensi che ora siano preoccupati per te?
Sono il n. 8 del mondo, non il 100. Non so, in ogni conferenza stampa sembra sempre che sia il n. 200, ma non sono così male. Quando arrivo qui dopo una vittoria, torno poi negli spogliatoi pensando di essere scarso. Ogni volta. È normale che i fans siano preoccupati perché lo sono anch’io, sono il primo a preoccuparmi se non gioco bene. A volte sembra che, quando dico la verità, quando parlo onestamente, questo non vada bene. Sono stato onesto, ho spiegato cosa mi è successo quando a Miami ho avuto problemi a gestire le mie emozioni in campo, e l’ho detto in conferenza stampa. Non sto parlando di voi, ma alcune persone mi hanno chiesto ‘Perché hai detto quelle cose? Perché sei stato così sincero? Facendo così dai fiducia ai tuoi avversari’. Io credo che ciò che accade fuori dal campo, quello che stiamo dicendo adesso, non ha alcuna influenza sul prossimo risultato. Il punto è che se giochi bene hai possibilità di vincere, se giochi male perdi. Lo sport è semplice. Per quanto riguarda i fans io sento il loro affetto, la loro energia, e la sento quando gioco qui e anche negli altri tornei. È sempre bello quando ci sono tante persone che mi chiedono una foto o un autografo. Credo che dipenda anche dal fatto che in campo mi sono sempre comportato bene, non ho mai spaccato una racchetta, non ho mai detto sciocchezze in campo o detto cose cattive quando non ho giocato bene. Per me sentire il sostegno della gente è la soddisfazione più grande e significa molto.

Parlando di te e di Roger, con tutto quello che avete vinto (e state ancora giocando ad alti livelli), cosa pensi quando tutto si riduce a calcolare da quanto tempo non vincete un major?

Fa parte della carriera. Non bisogna dimenticare che per tutti c’è un inizio e una fine. Ora stiamo giocando e tra un po’ non giocheremo più, come Sampras, Connors, McEnroe. Tutti passano e lo sport continua. Noi dobbiamo promuovere il nostro sport per le generazioni che verranno e fare il possibile per farlo restare tra gli sport più praticati.

 

Traduzione di Alessia Gentile

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