Sale la "Roger Federer Night Fever"

US Open

Sale la “Roger Federer Night Fever”

Dopo un torneo passato in semi-silenzio, il pubblico torna a tifare per lo svizzero. Ha vinto 18 set a 0. Ha subito la miseria di due break al servizio (con Kohlschreiber) e perso solamente 52 game

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Roger Federer stringe la mano a Stan Wawrinka - SF US Open 2015 (foto di Art Seitz)
 

Zitto, zitto Roger Federer ha centrato l’ennesima finale degli Us Open, un appuntamento da cui mancava dal 2009. E lo ha fatto alla sua vecchia maniera: stritolando un avversario dietro l’altro. Fin qui ha vinto tutti e 18 i set giocati ed ha perso solamente 52 game, perdendo la miseria di 2 turni di servizio su 82. Ma finora tutto ciò è passato, se non proprio inosservato, quantomeno in semi-silenzio. Quest’anno infatti tutta l’attenzione era puntata sulla corsa al Grande Slam di Serena Williams, e non sul tentativo di Roger (che pure qui a New York è amato come pochi altri nella storia del torneo) di giocarsi la sua 27ma finale e raggiungere il record di 18 titoli in un Major, di cui 6 a Flushing Meadows (in totale i suoi titoli sono 87 con un montepremi all’attivo di circa 97 milioni di dollari). In più c’è il non piccolo dettaglio che se ci riuscisse diventerebbe, a 34 anni, il campione più “anziano” degli Open in quasi mezzo secolo ovvero dai tempi di Ken Rosewall che nel 1970, quando vinse, di anni ne aveva uno di più.

Ora però che Roberta Vinci ha pensato bene di spegnere i riflettori puntati su Serena, al Billie Jean King Tennis Center è riscoppiata la “Federer night fever”. Una febbre che ha già fatto vedere i primi sintomi nella semifinale contro Wawrinka con un Arthur Ashe Stadium tutto rumorosamente alle spalle del numero due del mondo, ad applaudire questa “resurrezione” del vecchio campione privo di titoli in uno slam dai tempi Wimbledon 2012: il “digiuno” più lungo della sua carriera.

“All’inizio non c’è mai una garanzia di dove va il tifo se pro o contro di te, comunque sia sono pronto ad affrontare qualunque sia l’umore del pubblico – ha detto Federer dopo la sua vittoria contro Wawrinka – Certo, se si schierasse a mio favore mi darebbe una spinta ed energia in più, il che potrebbe far pendere leggermente le sorti dell’incontro a mio vantaggio, ma la cosa fondamentale è che per battere un grande come Novak bisogna giocare più che bene.

Forse l’unico a non stupirsi di questa rinascita è proprio lui.

“Per molti anni ho cercato di analizzare l’insieme delle cose, sperando di poter ancora giocare ad alto livello a questa età – spiega Federer – quindi tutto sommato non sono sorpreso di star giocando così bene”.

Parte del merito va al fatto che Roger non ha paura di rinnovarsi, nel tentativo di rimanere al vertice: recentemente è passato ad una racchetta leggermente più grande, ha messo a punto il suo nuovo colpo, il Sabr (acronimo di “Sneak Attack by Roger”), ha chiamato l’ex numero uno del mondo Stefan Edberg ad affiancare il suo coach storico Severin Luthi, ma soprattutto ha apportato profonde modifiche al suo calendario di impegni stagionale. Gli Open sono infatti solo il suo 13mo torneo del 2015. Infine c’è il fattore fisico, con una attenzione quasi maniacale ad allenamenti mirati e fitness, il tutto condito con 9, 10 ore di sonno.

“Ho modificato il mio gioco spostandolo in avanti – spiega – ora sono in grado di colpire la palla prima e le mie volée sono migliori che negli ultimi 10 anni. Il trucco è riuscire a mantenerti in forma e non subire infortuni. Oltre che mantenere le motivazioni giuste. Nell’ultimo anno e mezzo ho giocato talmente bene che non mi sento affatto vecchio. Anzi, mi sento ancora giovane”.

Un giovane di 34 anni. Che in soffitta abbia un suo ritratto firmato Basil Hallward come Dorian Gray?

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