La lezione di Federer, Djokovic torna umano (Cocchi). Gesti da Federer: doma Djokovic e incanta Londra (Clerici). Federer sale in cattedra, per l'Italia invece la lezione è già finita (Semeraro)

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La lezione di Federer, Djokovic torna umano (Cocchi). Gesti da Federer: doma Djokovic e incanta Londra (Clerici). Federer sale in cattedra, per l’Italia invece la lezione è già finita (Semeraro)

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La lezione di Federer, Djokovic torna umano (Federica Cocchi, Gazzetta dello Sport)

Avrebbe vinto qualunque cosa, anche le bocce al circolo, la tombola di fine anno e la corsa nei sacchi. Il Roger Federer che si è visto ieri sera, nell’incontro di round robin del Masters contro Novak Djokovic, era inarrestabile. Pervaso da una specie di fluido magico che è riuscito a paralizzare anche il numero uno al mondo. Un bel dispetto, quello di Re Roger all’aspirante imperatore Nole, colui che oggi avrebbe raggiunto proprio lo svizzero Federer nella striscia di 24 successi consecutivi in un anno solare. Colui che, centrando sei vittorie stagionali nei Masters 1000, quest’anno gli aveva strappato un primato che il Re non potrà più superare. E invece questo record Federer se lo tiene ancora stretto. Come il vantaggio nei precedenti: mai Djokovic era stato davanti nella loro rivalità. Il suo è stato un inseguimento lento e inesorabile, fino ad arrivare a ieri alla O2 Arena, in parità: erano 21-21, era l’occasione del sorpasso, ma Roger ha chiuso tutte le strade, tappato ogni buco, sgretolato ogni certezza ed è tornato in vantaggio.

MATCH La partita inizia come un braccio di ferro, nessuno dei due vuole mollare. Con Federer eccezionale al servizio (73% delle prime) e il combattente Djokovic sempre straordinario alla risposta. L’accelerazione però arriva sul 6-5 e servizio Nole, quando lo svizzero gli strappa il servizio e si porta a casa il set. Il secondo parziale è quasi senza storia, con Federer che ottiene subito un break nel secondo game. Il serbo cerca di reagire e se lo riprende, ma Roger implacabile di gambe, ma soprattutto di testa, allunga con un altro break al 6° e poi nell’ultimo, quello del pesante 6-2 per il numero 1 al mondo.

SBALLATO Djokovic è sembrato fuori asse, soprattutto nel secondo set, con una serie infinita di palle in rete. Roger lo ha mandato in tilt cambiando continuamente il gioco. Lo ammetterà lo stesso Djokovic dopo la sconfitta: «E’ stato incredibile, ha giocato in maniera estremamente intelligente, cambiava sempre e io da parte mia non avevo profondità, non riuscivo a mandarla di là». Era da giorni che non si parlava di altro che del sorpasso del serbo al numero 3 al mondo vincitore di 17 Slam, il più amato, sostenuto ieri dalla quasi totalità della O2 Arena. Alla vigilia gli avevano chiesto se fosse così incolmabile il divario tra lui e il rivale: «Non penso – rispondeva stizzito King Roger – su questa superficie mi trovo bene. Sul veloce ho avuto grandi successi. Dipenderà molto dal servizio: chi batterà bene avrà un grande vantaggio (…)

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Gesti da Federer: doma Djokovic e incanta Londra (Gianni Clerici, La Repubblica)

Non mi era parso possibile, da quel cinico esperto di tennis che sono ritenuto, che l’amore di una donna bella, e anche specificamente esperta, potesse d’un tratto trasformare il fortunato Fabio Fognini in un doppista. Flavia Pennetta ha conservato infatti un atteggiamento che appariva deluso, e solo a tratti ravvivato da qualche tocco – parlo di colpi – dell’ amato. Infatti, nel sentirmi definire da qualcuno dei miei nipotini un po’ superato, perché credevo che il doppio consistesse ancora nella conquista della rete, ero stato invano indotto a sperare in un successo dei nostri eroi, grandi slammer nei campionati d’Australia. Mi dicevo che, quest’anno, i gemelli Bryan non avevano vinto nemmeno uno degli Slam, e qualcuno mi aveva anche informato che, negli ultimi tornei, avevano subito continue sconfitte al primo turno, o al meglio nel secondo. Ma, ubbidendo a vecchi schemi dei miei tempi, i due ultratrentenni avrebbero preso a raggiungere la rete prima dei nostri, mentre cercavo invano in tribuna chi mi aveva spiegato che il doppio era ormai un’altra cosa. La vicenda, che ha definitivamente eliminato i nostri eroi dal Masters, è stata relativamente breve, e non ha sollevato troppi entusiasmi in alcuni dei 400mila italiani, la cui presenza aiuta Cameron a negare gli aiuti del welfare ai futuri migranti dallo stivale.

Simile match mi è parso insomma simile a un qualunque, banale 1° turno, sia per la durata – 55 minuti – sia per il punteggio. Che i Bryan abbiano realizzato, sulla prima palla, addirittura il 90% dei punti, non è meno sorprendente del fatto che i nostri mai abbiano avuto una palla break. E temo non ci sia altro da aggiungere, quanto piuttosto dirigermi, da vecchio aficionado, verso il nuovo classico match contemporaneo, il 43° tra quei due fenomeni di Djokovic e Federer. Dopo le nefandezze del nostro povero doppio avremmo assistito ad una straordinaria esibizione di Federer, che ha trovato certo nella folla degli adoratori qualcosa di addirittura più galvanizzante che nell’amore del paese natio, il villaggio presso Basilea. Credo di aver scritto più volte che il Roger di oggi è in grado di superare Djokovic soprattutto, se non soltanto, in una partita di 2 set su 3. Se n’è avuta conferma questa sera, per la terza volta nella stagione. Di fronte ad un Roger freschissimo, che pareva sorvolare il campo come su un invisibile surf, ho visto un Djokovic insolitamente passivo, e soprattutto irregolare (…)

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Federer sale in cattedra, per l’Italia la lezione è già finita (Stefano Semeraro, lastampa.it)

E’ finita in fretta l’avventura di Simone Bolelli e Fabio Fognini al Masters di Londra. Due match, due sconfitte, la seconda decisiva per l’eliminazione stasera contro i gemelli Bryan per 6-3 6-2. I due statunitensi, anni 37, sono da oltre un decennio i dominatori della categoria (puntano a chiudere da numeri 1 l’11esima stagione) e sul veloce indoor erano chiaramente i favoriti. Dai nostri ci si poteva aspettare però qualcosa in più. Bolelli e Fognini sono entrati nel match perdendo i primi 9 punti e anche a inizio secondo set hanno subito incassato un break che ha virtualmente chiuso il match. I gemelloni californiani sono una perfetta macchina da doppio, giocano a memoria e quando scendono a rete diventano un muro quasi impenetrabile, ma avevano perso il primo match – a sorpresa – contro il duo indo-rumeno Bopanna-Mergea alimentando qualche speranza. Purtroppo stasera non hanno ripetuto la prestazione un po’ incerta dell’esordio, mentre i nostri hanno sbagliato davvero troppo da fondocampo, non riuscendo mai a trovare la giusta chiave tattica. Forse ha pesato l’amarezza per il match perso per un niente al supertiebreak due giorni fa contro l’australiano Peers e Jamie Murray, il fratello maggiore di Andy, fatto sta che Simone e Fabio non sono mai entrati in partita facendosi liquidare in 55 minuti. Per i Bryan ora c’è la chance di riscattare un anno in cui sono rimasti a secco di Slam: se batteranno Murray e Peers possono avanzare alle semifinali e sperare di chiudere in bellezza la stagione con un quinto centro al Masters. Per i due azzurri, che comunque mandano in archivio un 2015 super impreziosito dalla vittoria agli Australian Open e dalle semifinali al Roland Garros, rimane invece come unico traguardo quello di vincere almeno un match nelle Atp Finals contro i già qualificati Bopanna e Mergea: sarebbe il primo in assoluto, singolo compreso, del nostro tennis maschile in un Masters.

Un Federer versione deluxe ha invece inflitto la sesta sconfitta dell’anno – e la 22esima in carriera nei confronti diretti – al numero 1 del mondo Novak Djokovic, assicurandosi così già un posto in semifinale sabato prossimo (7-5 6-2 lo score). Un match a due facce: primo set stellare e combattutissimo, sigillato dall’ennesima magia di Roger che ha chiuso 7-5 accarezzando una demi-volée di rovescio e depositandola sulla riga. Nel secondo il Joker è calato, concedendosi qualche pausa più del solito (13 errori gratuiti, poca efficacia al servizio) e non dando l’impressione di lottare alla morte su tutti i punti. Grande Federer, idolatrato dal pubblico – Londra è sempre il suo giardino… -, bravissimo fra l’altro nel forzare ogni scambio giocando quasi di controbalzo, ma un Djokovic da rivedere (…)

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