Andy Murray merita di essere dietro a Djokovic ma davanti a Federer

Editoriali del Direttore

Andy Murray merita di essere dietro a Djokovic ma davanti a Federer

Se Novak Djokovic è stato l’indiscutibile n.1 dell’anno, per la posizione n.2 c’era incertezza fra Roger Federer, finalista in due Slam e battuto solo da Djokovic, e Andy Murray, molto continuo nelle sue performances. La vittoria in Coppa Davis ha spostato l’equilibrio a favore delo scozzese?

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GENT – Andy Murray ce l’ha fatta. Ha vinto quasi da solo una Coppa Davis, come Bjorn Borg nel ’75, più di come la vinsero John McEnroe nell’82 e Mats Wilander nell’83 che pure avevano vinto tutti i loro otto singolari. Ma non avevano, a differenza di Borg e Murray, il n.100 del mondo come n.2 del proprio team. Lo scozzese è anche il primo a vincere tutti e tre i confronti della finale, singolari e doppio, da quando ci riuscì Pete Sampras in Russia (quando battè Chesnokov uscendo dal campo delll’Olimpic Stadium di Mosca portato via a braccia e con i crampi alle gambe, battè anche Kafelnikov e trascinò alla vittoria nel doppio Todd Martin…anche i russi avevano giocato la carta del campo indoor in terra battuta e lentissimo per mettere in difficoltà il n.1 americano). Insomma si tratta di un’impresa comunque tutt’altro che banale – i britannici qui vicino a me la definiscono storica se si pensa che nel 2010 dovevano giocare contro la Turchia per non finire in serie D e poi giocarono con la Tunisia in C- e per il modo in cui Andy l’ha centrata. Se l’anno scorso Roger Federer meritò i plausi di tutto il mondo per aver finalmente conquistato la Coppa Davis per la Svizzera, ma aveva al suo fianco un signor giocatore come Stan Wawrinka, quantomeno lo stesso metro di misura e identico merito va dato anche a Andy Murray.

Ora tutti i Fab Four hanno vinto la Coppa Davis e sono…eroi nazionali, se mi concedete l’iperbole. Del resto non lo diventarono un po’ anche i nostri “moschettieri azzurri”, Adriano Panatta, Corrado Barazzutti, Paolo Bertolucci e Tonino Zugarelli che pure, un po’ come i britannici qui contro i belgi che avevano il solo Goffin n.16 mondiale di primo livello, affrontarono e batterono in finale il Cile (1976) di un ottimo Jaime Fillol ma anche di un modestissimo Pato Cornejo? Chi ha avuto la pazienza di seguirmi sul Twitter di Ubitennis ed ha magari ascoltato anche l’audio registrato con Steve Flink – della cui qualità mi scuso, la voce di Steve gracchia ma perchè lui si trova a New York e qui in questo capannone era complicato anche registrare senza disturbare centinaia di colleghi – sa già come la penso. Andy Murray meritava questa soddisfazione. E’ il n.2 del mondo e se magari quest’anno ricordando che Roger Federer ha perso due finali di Slam, Wimbledon e US Open dall’imbattibile Djokovic (che peraltro lui ha battuto 3 volte e non una sola come Murray a Montreal) potevo pensare che lo svizzero avrebbe meritato più di Andy il secondo posto, beh forse alla luce di questa Copp Davis vinta da solo, singolare e doppio, forse mi sembra giusto cambiare idea senza per questo mancare di rispetto alla straordinaria annata vissuta dal trentaquattrenne campionissimo svizzero. Ma il 2015 verrà ricordato anche per la decima Coppa Davis vinta dalla Gran Bretagna grazie al suo matchwinner Murray, e insomma…come dimenticare che erano 79 anni che ciò non succedeva?

Oggi Goffin le ha provate tutte e ha giocato anche piuttosto bene, debolezza congenita del servizio a parte: mettere dentro soltanto il 51% di prime palle contro uno che risponde come Murray non è concepibile. Nel senso che nessun se lo può permettere. Vuole dire giocare la metà dei punti sul proprio servizio soffrendo. Goffin non avrebbe dovuto puntare, a mio avviso, a fare gli aces che non sa fare – ne ha fatti solo quattro – ma avrebbe dovuto cercare di battere più prime a tre quarti di velocità, evitando quanto più possibile il rovescio di Andy che sulle seconde ci si avventava sopra come un leone famelico. Invece non lo ha fatto e sulla sua “seconda” Andy faceva tre passi in avanti, arrivava quasi a due metri dalla riga del servizio, e aggrediva il belga fin dal primo colpo. Un errore anche tattico il suo, oltre che tecnico. Il capitano Van Herck avrebbe dovuto farglielo presente. Però se sotto il profilo tecnico Goffin ha anche scontato la propria incapacità a giocare le palle corte – non ne ha indovinata una! E ne avrebbe altrimenti dovute fare molte di più invece di tentare di sfondare il miglior difensore del mondo (ex aequo con Djokovic) – Bemelmans ne aveva fatte più di 20 venerdì contro lo scozzese! – per il resto mi pare si possa dire che il biondino belga dall’aria da bravo ragazzo, così perbenino, ha fatto quello che poteva. Ha retto da fondocampo anche troppo, con il suo gioco più leggero. Certo qualche volta è finito fuori giri, ma con Murray che al momento buono metteva sempre a segno un ace (12) o un servizio vincente, era dura, molto dura. Per lui quasi impossibile. Infatti ha perso 3 set a zero anche se li ha lottati tutti e tre e se soltanto nel terzo si è permesso di strappare per l’unica volta la battuta a Murray (cedendo però subito dopo la sua…il che testimonia anche la grande solidità mentale di Murray) non si può davvero dire che abbia giocato male. Il dato statistico più significativo, alla fine, è quello più banale: Murray ha fatto 19 games e Goffin 11. Una bella differenza. Goffin ha giocato tuttavia quasi al massimo delle sue possibilità contro lo scozzese che ha vinto quest’anno Madrid battendo Nadal e che aveva raggiunto, per la terza volta, le semifinali al Roland Garros. Mica una soltanto. Perfino quando è passato a condurre 2-1 nel terzo, con quell’unico break, ha dato la sensazione di potersela ancora giocare, anche se non è sempre…venerdì. Venerdì aveva rimontato per la prima volta un handicap di due set a zero. Ma Edmund non è Andy Murray. “Se voglio diventare un top-ten devo migliorare il mio tennis in anti aspetti. Devo servire meglio per prima cosa..Devo diventare più aggressivo …”. In realtà non è che David non lo fosse, ma non seguiva quasi mai a rete i suoi affondi, e con Murray che recuperava anche l’impossibile perchè correva come un centometrista, e quindi doveva chiudere il punto 4 volte per farne uno. Chiaro che alla fine non potesse non incorrere in errori solo apparentemente gratuiti.

A celebrare il trionfo britannico erano venuti qui, su oltre 200 giornalisti accreditati internazionalmente, una sessantina di inviati fra stampa scritta, fotografi e radiocronisti. Oltre cento invece gli inviati (senza contare i tecnici) delle due tv che avevano i diritti tv, Bbc e Eurosport, più altre sette network televisivi con tutte le loro troupes. Insomma per il Regno Unito un evento davvero storico nel weekend in cui un pugile inglese, Tyson Fury, ha anche conquistato il titolo mondiale dei pesi massimi, primo dai tempi di David Haye. Murray si era eccitato a vederlo in tv e oggi i pugni decisivi li ha tirati lui al povero Goffin.

Il colpo con cui Andy Murray ha chiuso l’incontro e tutta la stagione tennistica dei grandi, un lob liftato magnifico dopo l’ennesimo recupero fantastico, potrebbe essere il colpo dell’anno. Un simbolo a sigillo del miglior anno di Andy Murray che chiude per la prima volta da n.2. Un risultato, ripeto, che mi pare meritato. E ciò anche se il passante in corsa con il qualeha chiuso il secondo set è da cineteca. Fantastico, così come altri passanti da posizioni impossibili che hanno dissuaso ulteriormente Goffin dall’affacciarsi a rete.!

Leon Smith, il capitano che Andy aveva praticamente imposto 5 anni fa – perchè Leon era stato il suo coach dacchè lui aveva 5 anni fino agli 11 e Leon esordì proprio in quel match che servì ad evitare la retrocessione in serie D- ha definito questa vittoria come una vittoria di squadra. Beh, più che a quest’anno quando è stato Andy ad essere decisivo, Leon si riferiva probabilmente anche agli anni passati, ad esempio al 2103 quando in aprile anche Evans e Ward rimontarono la Russia che conduceva 2-0.

Va detto infine che se battere il Belgio può non essere considerata un’impresa storica – se fosse stato il primo turno nessuno ci avrebbe fatto gran caso – la Gran Bretagna aveva avuto in tempi non troppo lontani due giocatori arrivati al quarto posto delle classifiche ATP, Henman e Rusedski, e quindi se ha avuto fortuna quest’anno era stata abbastanza sfortunata in passato con i sorteggi ed alcune sfide. Non avevano vinto una Davis dal 1936 eppure avevano avuto ottimi giocatori come Mike Sangster e Mike Davies, come Mark Cox e Roger Taylor, e anche John Lloyd non era stato un cattivo giocatore (finalista all’Australian pen 1977, quando quel torneo però era la gamba zoppa dei 4 Slam, secondo una felice definizione di Rino Tommasi).

Scrivo tutto questo perchè chi dicesse che l’Italia non ha avuto la fortuna della Gran Bretagna, dovrebbe avere anche l’onestà di ammettere che purtroppo tutti quei buoni giocatori noi, dai tempi dei 4 moschiettieri azzurri che vinsero in Cile, non li abbiamo più avuti. Quindi, insomma, ci meritiamo quel che ci meritiamo. Se poi l’anno prossimo, stante le varie indisposizioni dei Fab Four ormai appagati, ci girasse tutto per il verso giusto…meglio no?

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