Serena Williams e Maria Sharapova dieci anni dopo: più forti allora oppure oggi?

Al femminile

Serena Williams e Maria Sharapova dieci anni dopo: più forti allora oppure oggi?

Semifinale Australian Open 2005 e finale Australian Open 2015: stesso torneo, stesse protagoniste, Serena Williams e Maria Sharapova, e dieci anni di tennis di distanza. Meglio allora o meglio oggi?

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QUI la prima parte: Maria Sharapova contro Serena Williams: nascita di un complesso.

Confesso di rivedere raramente gli incontri del passato, per almeno due motivi: per me una componente fondamentale del tennis è seguire i match senza sapere come si svolgeranno e come andranno a finire, aperto a qualsiasi evenienza. E poi mi piace conservare nel tempo quelle emozioni, senza sovrapporne di differenti, figlie di una seconda visione meno coinvolta e un po’ troppo razionale.

Ma quando si decide di recuperare una partita storica come la semifinale degli Australian Open 2005, naturalmente è obbligatorio rivederla integralmente. A quel punto la tentazione di fare un confronto immediato con la medesima situazione (stesso torneo, stesse giocatrici) a dieci anni esatti di distanza diventa quasi irresistibile.
Per una volta, quindi, ho rivisto anche la finale degli Australian Open 2015, vinta da Serena Williams su Maria Sharapova per 6-3, 7-6(5). E devo dire che le differenze che ho trovato sono davvero tante, più di quanto avrei detto senza il supporto della seconda visione.

La prima cosa che balza all’occhio, senza che nemmeno si disputi un quindici, sono le trasformazioni fisiche delle protagoniste: se invece che tennis fosse pugilato si direbbe che sono cresciute di categoria. Quasi inevitabilmente per Sharapova, che nel gennaio 2005 aveva solo 17 anni e la struttura filiforme di un’adolescente; non che le mancasse la capacità di far viaggiare la palla, ma paragonata alla giocatrice di oggi la muscolatura risultava ancora acerba.
Ma è cresciuta molto anche Serena Williams che a 33 anni (gennaio 2015) è ancora più potente rispetto a dieci anni fa: Serena è diventata un’atleta unica nel panorama tennistico attuale, straordinariamente esplosiva. Tanta potenza a volte le costa qualcosa in termini di resistenza alla fatica, ma le permette di produrre colpi quasi incontenibili, così come anche di avere una rapidità in campo sorprendente.

Sul piano tecnico direi che si sono state novità ed evoluzioni comuni, mentre altre invece mi sembrano più specifiche e personali.
A mio avviso è aumentata per entrambe l’incisività della risposta. Tutte e due ne hanno fatto un colpo estremamente aggressivo, di qualità straordinaria. Per disinnescare l’aggressività del colpo occorre davvero servire bene, altrimenti si rischia subito di trovarsi in difficoltà, tanta è la precisione e la profondità della loro ribattuta.
Tenendo presente questo aspetto, non sorprende che tutte e due abbiano poi progredito anche in uscita dal servizio. Si citano sempre le prodezze di Radwanska e Kerber sul terzo colpo dello scambio; ma non è che Maria e Serena siano poi tanto meno dotate: certo, utilizzano accorgimenti tecnici differenti, ma anche loro quasi sempre riescono a controllare risposte estremamente profonde senza perdere campo.

Penso che questa caratteristica di Williams e Sharapova sia in realtà una tendenza dell’intero tennis femminile: l’aggressività in risposta, così come la volontà di non perdere campo in ogni occasione possibile, sono aspetti tipici del gioco contemporaneo, che erano molto meno perseguiti qualche anno fa. In sostanza negli ultimi anni chi non serve in modo efficace viene aggredita sistematicamente, e in questi casi occorre quanto meno saper controbattere con un terzo colpo dello scambio all’altezza.

Ma se dovessi dire che cosa mi ha colpito di più nel rivedere i due match uno dopo l’altro, sceglierei il modo di giocare molto più simile che mostrano oggi Serena e Sharapova rispetto a dieci anni fa.
Nella partita del 2005 Maria appariva come la tipica rappresentante della nuova generazione di colpitrici che basano il loro gioco sul puro scambio da fondo, con pochissime variazioni sulla verticale. Invece sotto questo aspetto Serena rimaneva una giocatrice in cui era rintracciabile l’eredità di un tennis più classico, cioè un gioco nel quale l’espressione massima di aggressività si concretizza con la discesa a rete.
Ed effettivamente la Serena del 2005 in diversi momenti cruciali del match attuava schemi da tennis del decennio precedente: attacco e volèe, attacco e smash. Intendiamoci: era pur sempre power tennis, ma nel suo modo di concepire lo scambio era ancora riconoscibile l’idea di uno schema costruito sulla transizione in verticale.

La Serena del 2015 ha invece abbandonato questa impostazione. Le palle attaccabili, che una volta sarebbero state utilizzate per scendere a rete, oggi vengono aggredite con l’intento di chiudere immediatamente lo scambio. E il movimento in avanti non è quasi più previsto, se non quando l’avversaria accorcia a tal punto da rendere inevitabile la presa della rete. Purtroppo non sono riuscito a recuperare il dato del terzo set per avere la statistica completa, ma nel solo primo set del 2005 Serena era scesa a rete 14 volte. In tutto il match del 2015 appena 10 (e in qualche occasione perché obbligata dai dropshot di Sharapova).
Sul piano dell’evoluzione tennistica quindi, è più Serena che si è “sharapovizzata” (perdonate il neologismo) che viceversa. E questo ha finito per rendere il match del 2015 meno ricco sul piano degli schemi proposti.

Un altro aspetto in comune è la crescita nel gioco di contenimento; sia Serena che Sharapova oggi sono in grado di controllare palle complicatissime per quanto sono profonde, ma anche di utilizzare chop difensivi sulle rincorse laterali che dieci anni fa difficilmente riuscivano ad organizzare.
Penso che in questo settore di gioco Serena (che pure partiva da un livello superiore) sia cresciuta più di Maria: quanto sia forte Williams nel gioco difensivo non lo si nota spesso perché oggi tende a dosare gli sforzi; ma se le capita di dover rincorrere nel punto davvero decisivo, allora sì che mette in mostra tutte le sue straordinarie doti in difesa.

Ci sono poi differenze tecniche più specifiche e personali. La prima, testimoniata anche dai dati statistici, è la crescita di efficacia del servizio di Serena: una battuta nemmeno tanto migliorata nella velocità di punta rispetto a dieci anni fa (199 km/h nel 2005, 203 km/h nel 2015), quanto piuttosto nella precisione e nella velocità media (prima e seconda: +11 km/h). Con una capacità di variare e mascherare le direzioni davvero terribile per le malcapitate che devono cercare di intuire dove andrà la palla.
Nel 2005 il rendimento delle due giocatrici sulla prima di servizio nell’arco del match era stato assolutamente identico (66% di punti vinti), tanto che la differenza era stata determinata dai punti vinti sulla seconda. Nel match del 2015 è invece la qualità della prima di servizio a scavare il solco determinante: 18 ace in due soli set, e 84% di punti vinti con la prima per Williams, contro il 67% di Sharapova, che pure a distanza di dieci anni ha leggermente migliorato con la seconda di servizio (47% contro 40%).

La crescita della prima di servizio è un progresso che manca a Sharapova, che dopo i problemi dovuti all’infortunio e all’operazione alla spalla nel 2008 ha sì recuperato gradualmente la qualità della battuta, ma per tornare ad assestarsi all’incirca al livello dei primi successi. E lo testimoniano le velocità rilevate praticamente identiche a distanza di anni.

Ricordo anche che in occasione della semifinale di Melbourne 2005, Sharapova aveva appena 17 anni ed è quindi comprensibile che faticasse su alcune variazioni tecniche. Innanzitutto nell’esecuzione dello slice di rovescio che invece oggi, anche se poco utilizzato, risulta piuttosto insidioso perché carico di sidespin. E poi nel gioco di volo che, pur non essendo un punto di forza del suo tennis, è comunque cresciuto rispetto a dieci anni fa.
Infine sottolineerei il dropshot, colpo non utilizzato nel 2005 e al quale fa invece ricorso alcune volte nella finale del 2015.

Ma c’è anche un piccolo spazio per i peggioramenti: secondo me Serena volleava meglio allora. Credo sia una conseguenza del cambio di gioco descritto prima: i colpi di volo sono diventati meno importanti e meno frequenti, e la desuetudine probabilmente qualche traccia di ruggine la procura.

Veniamo quindi alla domanda delle domande: più forti allora o più forti oggi?
Sinceramente non credo che un confronto attraverso un solo match possa essere molto attendibile; prendere in considerazione appena due partite e pretendere di elevarle a paradigma utile per rispondere a una domanda del genere non sarebbe corretto.
Ma se la questione è circoscritta al paragone tra i due match, e ci limitiamo a questo, allora non ho dubbi: secondo me le giocatrici della finale del 2015 mostrano un livello superiore rispetto alle semifinaliste del 2005; e chiunque delle due in versione 2015 avrebbe vinto la semifinale del 2005.

Riguardare una dopo l’altra due partite lontane nel tempo è un ottimo antidoto all’effetto nostalgia, che a volte tende a farci ricordare le cose del passato con maggiore benevolenza. Ad esempio fa un certo effetto vedere la difficoltà che tutte e due mostrano nella gestione delle traiettorie più profonde nel 2005 rispetto al 2015.
In sostanza la partita del gennaio scorso, anche se meno ricca di soluzioni di gioco, secondo me è superiore: per la qualità media degli scambi, per la capacità di tenere la palla più profonda, ma anche di allargare il campo con soluzioni in cross stretto che nel 2005 non venivano utilizzate. E per la sicurezza con cui entrambe riescono a trasformare in un vincente i colpi più attaccabili dell’avversaria.
In generale la sensazione è che tutte e due sappiano giocare in modo più incisivo e più vicino alle righe, riuscendo comunque a limitare gli errori. Del resto nel 2005 avevano chiuso con un saldo vincenti/gratuiti negativo; nel 2015 è positivo per tutte e due.

Detto questo, non vorrei nemmeno che si compisse l’errore opposto: a detta di tutti la finale di Melbourne 2015 è stata una delle migliori partite in assoluto della stagione, per questo pretendere di considerarla l’unità di misura del tennis odierno sarebbe troppo ottimistico.

Statistiche match Australian Open 2005 - 2015

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