Maria Sharapova contro Serena Williams: nascita di un complesso

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Maria Sharapova contro Serena Williams: nascita di un complesso

Agli Australian Open 2005 Maria Sharapova e Serena Williams si giocano l’accesso alla finale. Masha vince il primo set e per due volte arriva a servire per il match, con tre match point a favore…

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Tre match point. Tre occasioni in cui un solo punto avrebbe potuto fare la differenza e, forse, indirizzare in modo diverso il confronto negli anni successivi. Tre match point mancati da Maria Sharapova contro Serena Williams in un momento cruciale del loro rapporto, quando le dinamiche psicologiche erano profondamente differenti rispetto a quelle odierne.

Ormai quella tra Serena e Maria è stata definita una “non rivalità”. O quanto meno una rivalità anomala; perché se è vero che sul piano della popolarità e dei guadagni sono ai vertici del tennis femminile, da tanti anni quando si affrontano sul campo il risultato è sempre lo stesso: vince Serena. I numeri sono inequivocabili: 18 vittorie a 2, con una striscia consecutiva di 17 successi ancora aperta.

Ma le cose non sono andate sempre in questo modo, e c’è stato un momento in cui sembrava che il confronto avrebbe potuto prendere una piega opposta. Tanto che sorge un dubbio di quelli classici della ucronia: cosa sarebbe successo se…? E quel “se” fa riferimento ad un incontro disputato oltre dieci anni fa.
Dieci anni nello sport sono davvero tanto tempo. Una periodo così lungo che spesso può contenere un’intera carriera; e se nel caso di Williams e Sharapova non è così, è perché stiamo parlando di due fenomeni del tennis, in termini di longevità e di carattere.

La partita in questione si è giocata il 27 gennaio 2005 a Melbourne, semifinale degli Australian Open. Prima di entrare nel merito e provare a spiegarne l’importanza, occorre ricostruire un minimo di contesto storico, visto che, al momento di quel match, le due giocatrici avevano alle spalle periodi profondamente differenti.

1. Antefatto
Prima degli Australian Open 2005 Serena è reduce da una fase difficile. Dopo aver ottenuto il cosiddetto Serena Slam, a cavallo tra il 2002 e il 2003, e conquistato cinque degli ultimi sei Major (sempre in finale contro la sorella Venus), al termine di Wimbledon 2003 (vinto) si è fermata per una operazione al ginocchio sinistro. Lo stop previsto era di un paio di mesi: in realtà finirà per stare fuori quasi una stagione intera.

Quando rientra, nel marzo 2004 a Miami, le gerarchie sono state rivoluzionate per l’emersione di forze nuove; scalzate le sorelle Williams (che avevano disputato una contro l’altra sei delle ultime otto finali), negli Slam è la volta delle finali tra giocatrici della stessa nazione: prima le belghe (con Henin vincitrice su Clijsters) e poi le russe, con le vittorie di Myskina e Kuznetsova su Dementieva.
Unica eccezione: Wimbledon 2004, quando Serena riesce a tornare in finale, ma perde a sorpresa da una nuova stella siberiana, la diciassettenne Maria Sharapova.

In sostanza Serena dopo l’intervento al ginocchio ha perso la leadership del movimento e la risalita si rivela complicata, anche perché in sua assenza si sono rafforzate le alternative, incluse Davenport e Mauresmo.
Tra le possibili pretendenti al trono WTA, Sharapova appare lanciatissima: è entrata stabilmente nel circuito nel 2003 e nel giro di un anno è già riuscita a stupire il mondo, vincendo appunto a Londra ma anche al Masters.

2. I confronti diretti
Prima della semifinale degli Australian Open 2005, nei confronti diretti tra Masha e Serena conduce 2-1 la russa. No, non è un errore: Sharapova è in vantaggio.
Serena ha vinto 6-4, 6-3 il primo match, disputato nel marzo 2004 a Miami, proprio al rientro dopo l’operazione. Si tratta del quarto turno del torneo e in quel momento Sharapova, ancora sedicenne, è solamente numero 23 del mondo.
Maria in quella occasione definisce Serena una giocatrice “molto forte, con tanta potenza”. Papà Williams da parte sua critica Sharapova per avere puntato troppo sulla pesantezza dei colpi, mentre a suo dire per mettere in difficoltà la figlia occorrono palle profonde ma meno potenti.

Pochi mesi dopo si ritrovano di fronte in un evento ben più importante: la finale di Wimbledon 2004. Serena è favorita, visto che è dal 2000 che una Williams vince sui prati di Londra, ormai diventati feudo di famiglia. Ma invece Sharapova si impone nettamente: 6-1, 6-4, lasciando attonita Serena, forse sorpresa dalle capacità agonistiche di quella teenager.

Lo stesso esito si ripete nella finale del Masters 2004 di fine stagione, in una partita condizionata da un problema agli addominali di Serena, che chiama un MTO sul finire del secondo secondo set, e non riesce a servire alla solita velocità. Nel terzo set il match segue un andamento anomalo; situazione solo apparentemente incomprensibile, visto che non è la prima volta che un infortunio altera le normali tattiche di gioco: Williams si porta avanti 4-0, ma poi non vince più un game. La partita si chiude a favore di Sharapova 4-6, 6-2, 6-4.

In sostanza i due più importanti successi della carriera di Sharapova sono arrivati proprio battendo in finale Serena. Non solo. Maria in quel momento può vantare un record significativo: è l’unica giocatrice in attività con un bilancio positivo contro Serena tra quelle che l’hanno affrontata più di una volta.
Questa è, sommariamente, la situazione prima di quel fatidico gennaio 2005. Da una parte Serena Williams, 23 anni compiuti (è nata il 26 settembre 1981) dall’altra Maria Sharapova che non ne ha ancora 18 (è nata il 19 aprile 1987) e che nel 2004 ha vissuto una stagione di vera e propria esplosione.

Un ultimo dato. Questo era il ranking nella settimana precedente gli Australian Open, in cui Sharapova è la più giovane top ten:

Ranking WTA gennaio 2005

3. La semifinale degli Australian Open 2005
Ricordo le condizioni di gioco e lo scenario di dieci anni fa: campo in cemento tutto verde (televisivamente uno dei più brutti possibili, a mio parere); e superficie non solo differente nel colore, ma anche nella composizione: è il Rebound ace, che sarà sostituito nel 2008 dal Plexicushion.
Si gioca in una tipica giornata estiva australiana: le nuvole schermano i raggi del sole, ma non riescono più di tanto a mitigare il caldo stagionale. In campo ci si aiuta con i ”salsicciotti” di ghiaccio per cercare di mantenere la temperatura corporea a livelli accettabili.
Non c’è ancora il falco e quindi, come accade in uno dei primi scambi, se l’arbitro decide un overrule, alla giocatrice non rimane che accettare la decisione.
Ad ogni stagione la moda sportiva propone un colore dominante: per il 2005 la Nike ha puntato sul giallo, con tocchi di bianco e celeste; Serena in pantaloncini e canottiera, Sharapova con un più classico vestito intero.

Ad inizio partita il nervosismo è tangibile. Anche i raccattapalle devono ancora ingranare: non sono velocissimi nello smistare le palline e questo produce leggeri ma chiari segnali di insofferenza da parte delle protagoniste in campo. Evidentemente le due giocatrici si temono e si rispettano: concentrazione e tensione sono ai massimi livelli, e incidono sulla tranquillità di esecuzione; e infatti la qualità di gioco non sarà sempre eccezionale.

4. Cronaca del match
Normalmente non sono favorevole a cronache dei match troppo dettagliate, perché penso siano faticose e noiose da leggere. Per una volta faccio un’eccezione, visto che la partita si è disputata molti anni fa, e per qualcuno potrebbe essere interessante recuperare i passaggi decisivi dell’incontro; chi non voglia seguire nel dettaglio la cronaca può direttamente passare al paragrafo successivo.
Se siete interessati a rivedere integralmente il match è possibile farlo andando QUI, nel sito ufficiale degli incontri storici degli Australian Open. Il sito fornisce anche un servizio utilissimo, visto che i passaggi chiave (highlights) sono elencati e individuabili con un semplice clic.

– Primo set: Sharapova 6-2
Serena serve per prima, e appare quella più in difficoltà a trovare la misura dei colpi. Infatti nel terzo gioco cede per prima la battuta, con un game negativo: tre gratuiti e un doppio fallo, e break a 30.
Sharapova tiene il servizio, sale 3-1 e poi Williams peggiora ulteriormente le cose; altri tre gratuiti di fila per lo 0-40, seguiti da un tentativo di palla corta che corta non è: rimbalzo a metà campo, colpo di approccio di Sharapova e passante fuori di Serena; game ceduto a zero: 4-1 con doppio break di vantaggio per Maria.
Dopo il cambio di campo Serena aumenta la pesantezza di palla, ma al massimo riesce a portare ai vantaggi Sharapova. Si prosegue tenendo i servizi fino al 6-2. Nel game che ha chiuso il set Maria ha messo a segno due ace e gestito senza particolari problemi. Trenta minuti di gioco complessivi.

– Secondo set: Williams 7-5
Si comincia sulla falsariga del primo, con Serena che deve subito salvare una palla break.
La partita si fa più intensa dal 3-2: prima Sharapova è costretta ai vantaggi per il 3-3, poi nel game successivo Serena salva la seconda palla break del set (30-40) prendendo la rete e chiudendo il punto con uno smash.
Sul 4-3 arrivano le scintille. Maria concede le prime palle break dell’intero incontro, quando si trova 15-40. Salva la prima dopo aver prevalso con un duro confronto sulla diagonale dei rovesci, e poi la seconda grazie a un vincente contestato da Serena: dritto anomalo ad uscire giocato da centro campo e palla che forse pizzica la riga laterale, o forse no. I replay televisivi lasciano il dubbio irrisolto e in tribuna mamma Oracene fa segno che anche per lei la chiamata è da 50 e 50%. Non c’è il falco per dirimere la questione, e quindi vale l’operato della giudice di sedia: parità.
Terza palla break dopo una risposta aggressiva di Serena: annullata con un potente dritto lungolinea di Maria, che Serena non riesce a controllare. La qualità è salita e Sharapova pareggia sul 4-4 dopo uno scambio vinto grazie ad un’ottima difesa.

Il nono game, con Serena al servizio, sembrerebbe quello decisivo: quasi dieci minuti di lotta, in cui si alternano errori a vincenti; alla fine la spunta Sharapova grazie a due prodezze sul terzo break point: prima risponde con un grande allungo di dritto ad un incisivo servizio centrale e poi dopo la discesa a rete di Serena confeziona un passante in corsa (cross di rovescio) vincente, che rende vano il tuffo dell’avversaria. L’immagine di Serena a terra è emblematica della situazione: Maria ha vinto i due ultimi, lottati game e si è guadagnata la possibilità di servire per il match.
Ma sul 6-2, 5-4 e servizio, Sharapova comincia a concedere qualcosa: a parte il primo quindici serve solo seconde, su cui Serena aggredisce prendendo in mano gli scambi. Si arriva inevitabilmente al 15-40, ed è addirittura un doppio fallo che procura il 5-5. Proprio sul traguardo a Sharapova è mancata la freddezza per dare il meglio di sé.

Serena sembra essersi liberata di un peso: nel game successivo chiude facilmente a 15, e poi strappa di nuovo il servizio a 30 a Sharapova. Il parziale degli ultimi tre game è stato di 12 punti a 4. Williams chiude 7-5 in 63 minuti di gioco.

– Terzo set: Williams 8-6
Le giocatrici sono scariche per il finale di secondo set. L’inizio del terzo si sviluppa a strappi: break e controbreak. Dopo due ore esatte di gioco sul 3-3 terzo set è tutto in equilibrio. La vincitrice si deciderà in volata.
Nel settimo gioco (sul 3-3, 30 pari e servizio) stranamente Serena non solo smette di spingere, ma compie un paio di passi indietro nella conduzione del palleggio. L’iniziativa passa completamente in mano a Sharapova che vince il primo scambio grazie ad un nastro fortunato e il secondo per un dritto di Williams abbondantemente lungo. Break.

Maria continua a spingere e sale (tenendo a zero il servizio) sul 5-3, vincendo fra l’altro il punto più rocambolesco della partita grazie ad un lob vincente, sportivamente applaudito anche da Serena.
Williams tiene la battuta a 15, e quindi si ripropone la stessa situazione del secondo set: Maria servirà di nuovo per chiudere i conti sul 5-4; il game della ucronia è il decimo del terzo set.

Sul 15 pari Serena è costretta ad un recupero a sinistra, e per la prima volta gioca un rovescio in back: Sharapova è in difficoltà, prova uno slice che si infrange in rete. Ma sul 15-30 a differenza del secondo set Sharapova riesce a tenere in mano l’iniziativa dello scambio e si aggiudica i due punti successivi.
Match point sul 40-30: Sharapova continua a spingere, Serena è sistematicamente in contenimento; alla ricerca del controllo dello scambio, Maria mette lungo un dritto incrociato. Con il senno di poi si può dire che questo risulterà il vero rimpianto per Sharapova. Parità.
Gran servizio a uscire di Maria, solo scheggiato in risposta da Serena e secondo match point Sharapova: sulla seconda di servizio Williams replica con una risposta fulminante di dritto. Parità.
Ancora servizio a uscire di Maria non controllato da Serena e terzo match point: di nuovo seconda di servizio, e qui inizia uno scambio articolato, inizialmente in equilibrio, in cui però Serena riesce progressivamente a prendere il comando del gioco. Maria accorcia e Serena chiude con un contropiede di dritto. Ancora parità. Con due dritti sbagliati (uno in rete, l’altro lungo) Sharapova perde il game.

Sul 5-5 è di nuovo tutto in equilibrio, ma sul piano psicologico il vantaggio è passato dalla parte di Serena, che di slancio vince i quattro punti successivi: 6-5. Sharapova replica con il 6 pari.
Agli Australian Open non è previsto il tiebreak nel set decisivo; nel tredicesimo gioco Maria dal 40 pari conquista ancora tre break point, tutti annullati grazie a ottime prime che consentono a Serena di chiudere gli scambi. Williams ottiene il 7-6 con due discese a rete.
Nel 14mo game Sharapova al servizio fa suo il primo quindici, ma poi Serena vince i tre punti successivi, compreso un grande scambio per salire 15-40. La partita si chiude al primo match point grazie ad un rovescio incrociato vincente di Serena: 2-6, 7-5, 8-6. Due ore e 39 minuti di gioco totali.

In finale Serena batterà Lindsay Davenport 2-6, 6-3, 6-0 vincendo il settimo Slam in carriera.

5. Valutazione della partita
Come si ricava dalle statistiche della partita, il servizio di Serena non è stato un grande fattore, solo leggermente più incisivo di quello di Sharapova. Altro aspetto significativo: complessivamente il saldo tra vincenti ed errori gratuiti è negativo per entrambe; che fosse per il caldo o per la tensione per la posta in palio, fatto sta che spesso sono stati gli errori a determinare il punteggio.

Statistiche semifinale Aus Open 2005
Sul piano psicologico la mia impressione è che Sharapova abbia avuto il controllo delle operazioni sino al 5-4 del secondo set. Sin lì non aveva mai ceduto la battuta, e per arrivare a servire per il match si era aggiudicata i due game più combattuti della partita (l’ottavo e il nono del secondo set) prima salvando tre break point e poi riuscendo invece a strappare il servizio a Serena al termine di un gioco durato quasi dieci minuti.

Sul 6-2 5-4, nel game potenzialmente definitivo, Maria ha invece perso sicurezza non riuscendo più a mettere prime di servizio dopo il primo quindici; e cercare di chiudere una semifinale Slam contro Serena Williams servendo solo seconde è praticamente impossibile.

Il secondo passaggio decisivo del match è quello del settimo gioco del terzo set, quando Maria brekka sul 6-2, 5-7, 4-3 (e poi tiene il servizio del 5-3). Il break arriva per un evidente calo di Serena, che sul 3 pari 30-0 improvvisamente smette di spingere, arretrando la posizione in campo e giocando quasi solo in contenimento, nell’attesa dell’errore altrui: subisce invece un parziale di 8 punti a zero. Che sia dipeso da un cedimento fisico (possibile, viste le condizioni di gioco) oppure da un momento di particolare tensione è difficile dirlo. Certo non doveva essere facile fronteggiare la sensazione di sfrontatezza che comunicava la sua avversaria più giovane.

Il decimo gioco del terzo set è veramente quello del redde rationem; sul primo match point l’inerzia della partita sembra ancora dalla parte di Maria: è lei che comanda lo scambio ed è lei che sbaglia un colpo aggressivo di dritto con cui cerca di prendere il controllo definitivo dello scambio.
Dal secondo match point, con una risposta vincente, è invece Williams a trovare in se stessa le risorse di grande campionessa che siamo abituati a riconoscerle, e a comandare gli scambi decisivi. È come se dopo il rischio enorme scampato dopo il primo match point avesse subito la scossa decisiva per risollevarsi e mettere in campo nuovamente tutta la sua personalità.

Allora naturalmente non si poteva sapere, ma quei tre match point sono stati gli ultimi raggiunti da Sharapova contro Serena sino a oggi. Invece che salire 3-1 negli scontri diretti, tutto torna in equilibrio, sul 2-2. E la partita è la prima di una striscia di diciassette in cui Williams finirà per avere la meglio.

In conferenza stampa Sharapova rilascia dichiarazioni che rilette oggi suonano quasi beffarde, visto che la storia ha smentito la sua fiducia: “Certo che sono triste, ed è duro perdere, ma ho una lunga strada davanti a me. Questo non è uno sprint, è una maratona. Ho appena 17 anni e ho raggiunto le semifinali degli Australian Open. Non c’è nulla di negativo”.
“Serena è una delle migliori avversarie là fuori. Lei sa come far girare un match e questo le deriva dall’esperienza. Spero di imparare e migliorare“.

Dopo questa partita Serena e Maria si incontreranno nuovamente solo due anni dopo, ancora a Melbourne per la finale degli Australian Open 2007. Malgrado per i bookmakers fosse favorita Sharapova (1.41 contro 3.22) di fronte ad una Williams rientrante dopo un 2006 in cui aveva giocato pochissimo (ed era classificata al numero 81 del mondo), l’incontro sarà senza storia: vittoria di Serena per 6-1, 6-2.

QUI la seconda parte:
Australian Open 2005 – 2015, Serena e Sharapova 10 anni dopo: più forti allora o più forti oggi?

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