La Vinci in una parola: “Ora sono più serena. Voglio godermi l’ultimo anno” (Crivelli). Lo scandalo nel tennis rischia di essere un flop (Lombardo). Seppi vuole una notte da stella con Djokovic (Giorni). Roberta, Fabio, Simone, Andreas: è davvero una questione di fiducia (Giua)

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La Vinci in una parola: “Ora sono più serena. Voglio godermi l’ultimo anno” (Crivelli). Lo scandalo nel tennis rischia di essere un flop (Lombardo). Seppi vuole una notte da stella con Djokovic (Giorni). Roberta, Fabio, Simone, Andreas: è davvero una questione di fiducia (Giua)

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La Vinci in una parola: “Ora sono più serena. Voglio godermi l’ultimo anno” (Riccardo Crivelli, Gazzetta dello Sport)

Vinci con la testa. Non è il titolo dell’ultimo libro sulla conquista dell’auto-stima, ma la filosofia travolgente e avvolgente che da settembre accompagna la vita di Robertina nostra, libera nella mente grazie all’impresa del secolo contro la Williams sotto il cielo umido di New York e dunque leggera nel braccio magico, come apprende sulla sua pelle l’americana di nascita ecuadoriana Irina Falconi, numero 74 del mondo, famosa soprattutto per aver danzato avvolta nella Stars e Stripes un paio di anni fa dopo una vittoria di primo turno agli Us Open.

Non sono i cinque punti concessi con la prima, quel back di rovescio che continua a fare innamorare, il 13 su 14 a rete: della Vinci, adesso, sorprendono e affascinano la solidità, la concentrazione, la perfetta lettura psicologica del match. Si chiama stato di grazia: «E’ vero, sono tranquilla e perciò riesco ad essere propositiva. Sto bene fisicamente, ma credetemi tutto parte dal cervello. In campo mi diverto, sto giocando bene perché sono serena… E non vuole essere una battuta». Quel nome, quel pomeriggio, tuttavia, resteranno dentro per sempre, scolpiti nell’oro di una carriera che è al tramonto solo per scelta, ma brilla di una luce nuova: «Aver battuto la più forte del mondo, forse la più forte di sempre, sicuramente mi ha aiutato e mi aiuta. Dopo quella semifinale non ho più ansie, non mi arrabbio più, sento di aver ottenuto quello che volevo. E anche sapere che questo è l’ultimo anno di attività mi permette di godermela, e in campo si vede. Anche se non mi sento appagata, però il mio gioco ha bisogno che io sia lucida e tranquilla. Ho fiducia, per questo gestisco meglio i momenti delicati. Ma se non dovessi entrare nelle prime dieci a fine stagione (adesso è numero 15, ndr), non muore nessuno».

I Greci la definivano atarassia, la perfetta pace dell’anima. L’oggi di Roberta è la tedesca della Renania Anna-Lena Friedsam, 21 anni e 82 Wta, che forse per caratteristiche mentali può essere avvicinata alla Vinci prima maniera, perché a un talento sicuramente di vaglia fin qui ha unito poca cattiveria agonistica, malgrado un gioco completo (anche a rete) e un servizio che viaggia spesso oltre i 190 km/h: «Non la conosco perché non l’ho mai affrontata — ammette la tarantina — ma mi hanno detto che è difficile da decifrare. Io però devo pensare a me stessa». Il domani, invece, potrebbe essere dall’altra parte, quella di chi fa le domande anziché riceverle: «Io telecronista? Perché no, mi piace guardare le partite, capire gli schemi. Credo che potrei essere brava a spiegare le situazioni, ma ho paura che poi sarei troppo critica verso le mie ex colleghe (…)

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Lo scandalo nel tennis rischia di essere un flop (Marco Lombardo, Il Giornale)

Alla fine almeno un nome è saltato fuori, nell’inchiesta della Bbc sulle partite combinate, ma non è quello di un tennista. Sarebbe un palermitano, Fabrizio Gattadauro, lo scommettitore della rete siciliana che aveva ripetuti contatti con Vassallo Arguello, ovvero uno dei due protagonisti del match di Sopot del 2007 – l’altro era Davidenko – dal quale nasce tutta l’inchiesta che in questi giorni sta agitando il mondo delle racchette. Per la Bbc la centrale principale dei match truccati è in Italia, ma altro non è dato sapere, anche perché la tv inglese continua a ripetere di non avere prove certe ma solo matematiche, ovvero sulla base del raffronto dei risultati di certi match e delle puntate fatte su di essi. A questo punto la palla, anzi la pallina, dovrebbe passare alla Tennis Integrity Unity, ma è possibile tenere a bada un fenomeno mondiale come quello delle scommesse con soli sei investigatori all’opera?

Ecco: questo è il punto. L’Atp si difende, la Tiu dice che fa più del possibile, qualche agente che ha indagato sul fenomeno storce il naso. Dire che il tennis è tutto corrotto è dunque una fesseria, ma affermare che c’è chi – ai vertici e tra gli addetti ai lavori di questo sport – preferisce non saperne di più, non è certo sbagliato. In pratica la sensazione è che alla fine non succederà più nulla, a meno di qualche clamorosa (e davvero imprevedibile) confessione. Intanto in Australia per fortuna si gioca sul serio e per gli italiani è stata una bella giornata: Andreas Seppi ha capitalizzato tre break per battere Kudla 7-6, 6-4, 6-4 e approdare al terzo turno contro Djokovic, che praticamente vale una missione compiuta.

Roberta Vinci supera invece in due set la Falconi (6-2, 6-3) e confessa che da quando ha battuto la Williams a New York la vita è davvero cambiata: «Sono più tranquilla e non mi arrabbio per delle sciocchezze. E quindi vinco». Serena dal canto suo affila le armi («Mi rivedo quel match tutti i giorni per essere pronta») nel caso di un possibile incrocio di nuovo in semifinale, mentre le altre news dicono che sono già uscite ben 14 teste di serie in un torneo femminile dove la Cina ha portato al secondo turno per la prima volta quattro ragazze. Poi c’è sempre Federer che si è sbarazzato in tre set di Dolgopolov (…)

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Seppi vuole una notte da stella con Djokovic (Alberto Giorni, Giorno-Carlino-Nazione)

Italia-Stati Uniti 2-0. Non siamo in Coppa Davis ma agli Australian Open, dove gli azzurri hanno rispettato il pronostico nella doppia sfida con avversari a stelle e strisce, volando al terzo turno. In una giornata iniziata con qualche goccia di pioggia prima che tornasse il solleone dell’estate australe, Roberta Vinci con il suo tennis elegante ha dominato 6-2, 6-3 Irina Falconi, americana nata in Ecuador e n.74 del mondo. Dopo averla relegata al primo turno sul periferico campo n.13, stavolta gli organizzatori hanno collocato la tarantina sulla prestigiosa Hisense Arena, più consona a una finalista degli US Open.

E ora Roberta sarà favorita anche con la tedesca Anna-Lena Friedsam, n.82. «La conosco poco – ha ammesso –, mi concentrerò sul mio gioco. Mi sento bene, non ho pensieri negativi. Questo è il mio ultimo anno, anche se poi si può sempre cambiare idea; comunque sono un po’ stanca dopo tante stagioni nel circuito. In campo mi diverto perché sono… serena. E non è una battuta». Sono fischiate le orecchie a Serena Williams (per lei un facile 6-1, 6-2 alla Hsieh) che non ha dimenticato la sconfitta di New York: «Quel match lo riguardo tutti i giorni per essere pronta – ha detto sorridendo la n.1 –. Potrei ritrovare Roberta in semifinale, credo che lei ci avrà fatto un pensierino». Fuori la n.6 Kvitova (6-4, 6-4 dalla Gavrilova).

Alle 23 ora di Melbourne, Seppi ha chiuso per ultimo battendo con autorità 7-5, 6-4, 6-4 Denis Kudla, n.69, senza mai perdere il servizio. Al terzo turno ha la strada sbarrata da Novak Djokovic (vincitore 6-1, 6-2, 7-6 su Halys) con cui ha perso gli 11 precedenti e sembra proibitivo ripetere l’impresa di un anno fa con Roger Federer: «Nole è in forma mostruosa – le parole di Andreas –, dovrò restargli attaccato: se scappa via subito, è dura riprenderlo». Djokovic ha risposto in maniera secca ad alcune illazioni sul caso scommesse, secondo le quali avrebbe perso apposta un match del 2007 a Parigi Bercy contro il francese Santoro: «E’ falso. Finché qualcuno non verrà fuori con prove certe, sono tutte speculazioni: chiunque può inventare una storia su ogni partita. Seppi? Merita rispetto, è solido e non si fa spaventare dalle grandi occasioni (…)

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Roberta, Fabio, Simone, Andreas: è davvero una questione di fiducia (Claudio Giua, repubblica.it)

“Ho fiducia nei pazzi. I miei amici la chiamano fiducia in me stesso”. Non credo che Fabio Fognini abbia mai letto questa citazione di Edgar Allan Poe e anch’io, peraltro, ho antichi ricordi dei racconti truculenti che mi tenevano sveglio quand’ero ragazzo. Secondo l’amico tedesco che mi siede accanto, la frase di Poe descrive assai bene il comportamento in campo del ligure. Quel comportamento che tanto dispiace ai giudici di sedia e gli ha procurato non pochi guai. Non sono però d’accordo con Max: al nostro numero 1 non fa difetto la fiducia nei propri mezzi – anzi! – ma preferisce avere al proprio fianco qualcuno che meriti fiducia non perché altrettanto “pazzo” ma in quanto capace di smorzare i suoi eccessi. Come Corrado Barazzutti in Davis, come Flavia Pennetta nella vita e come fa di regola Simone Bolelli, oggi in campo con lui nell’esordio del torneo di doppio a Melbourne. Campioni uscenti degli Australian Open (l’anno scorso sconfissero in finale per 6-4 6-4 i francesi Nicolas Mahut e Pierre-Hugues Herbert 56 anni anni dopo lo Slam parigino di Pietrangeli e Sirola) e opposti all’australiano di origine pakistana Rameez Junaid e al kazako di natali russi Mikhail Kukushkin, gli italiani hanno prevalso in due ore e due minuti per 7-6 3-6 6-3 grazie alla serenità che il bolognese ha saputo trasmettere al compagno.

Palesemente ancora convalescente dopo la dolorosa sconfitta subita ieri per mano del lussemburghese Gilles Muller – a metterlo fuori tabellone dopo quattro ore di battaglia sono bastati due soli game di differenza, 27 a 25 – Fognini è stato decisivo nel primo set, risolto al tie break, si è demoralizzato nel secondo, ha ritrovato spunto e gioco nel terzo. Bolelli non ha mai avuto tentennamenti, a conferma del suo eccellente momento anche psicologico. In alcuni momenti ho però temuto che Fabio mandasse tutto all’all’aria, come quando nel secondo set ha urlato “…non funziona, lo vedi che non funziona!” dopo aver messo fuori di millimetri un cross. Simone non ha battuto ciglio, poi con calma gli ha sussurrato qualcosa e l’amico ha sorriso.

Funziona così, tra loro, così come per anni ha funzionato tra Sara Errani e Roberta Vinci, la coppia più vincente del tennis azzurro. Unica italiana approdata al secondo turno, Roberta oggi ha faticato appena il giusto, 6-2 6-3 in poco più di un’ora, contro l’americana Irina Falconi, 25 anni, 74 WTA, troppo fallosa per competere con la finalista degli UsOpen. A proposito di fiducia in se stessi, la tarantina non ne ha mai avuta tanta prima del successo nell’Arthur Ashe Stadium su Serena Williams, nel suo personale 11 settembre all’incontrario. L’ho riconosciuta tutta, questa fiducia, anche oggi all’Hisense Arena nel repertorio di delizioni rovesci in back, volée e passanti che hanno mandato in confusione la ragazza di origine ecuadoriana. Il terzo turno, venerdì, mette a confronto la tarantina con la tedesca Anna-Lena Friedsam, quasi 22 anni, 82 ATP, l’anno scorso finalista a Linz. Nessun precedente tra le due, ma sulla carta un ostacolo superabile.

Andreas Seppi ha cominciato a giocare alle 21 di Melbourne sul campo 2 perché su quello precedentemente assegnato al suo match contro Denis Kudla, il 3, le coriacee Niculescu e Kulichkova non davano segno di volerla smettere. L’americano, 23 anni, 69 ATP, è un ragazzone potente che dall’Ucraina s’è trasferito in Florida con la famiglia quand’aveva pochi mesi. E’ stato il padre Vladimir, architetto, a insegnargli i primi rudimenti tennistici. Veloce e potente, specialista dell’erba, è stato finalista in dieci tra Future e Challenge e ne ha vinti sette. Fu una delle sorprese l’anno scorso a Wimbledon, dove approdò grazie a una wild card e raggiunse il quarto turno dopo aver eliminato Pablo Cuevas, Alexander Zverev, Santiago Giraldo. La sua corsa fu fermata solo da Marin Cilic. Anche il suditolese, numero 28 del seed, non sembra affatto in carenza di fiducia nei propri mezzi. Sicuro quando si tratta di annullare parecchie le palle break, nel primo set ha accelerato nel momento giusto, sul 5 pari, approfittando dei troppi errori dell’americano, e poi ha chiuso in tranquillità (…)

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