Un disastro annunciato eppur viene taciuto. Si salva solo Seppi. Gestione tecnica scellerata

Editoriali del Direttore

Un disastro annunciato eppur viene taciuto. Si salva solo Seppi. Gestione tecnica scellerata

ROMA ATP/WTA – E Andreas Seppi ha 32 anni. Ma chi c’è dietro a lui e alle quattro pensionate-pensionande? Il grande bluff, macchè grande bellezza. Dal caso Errani al caso Moroni. Il silenzio assordante della stampa. Uno scandalo

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Panatta non perdona

Una volta mi sono sentito dire una cosa che mi ha fatto infuriare: “Se gli italiani perdono tu sei contento!
A dirmelo era una persona che di fondo considero una buona persona, pur con il difetto di essere più realista del re (il re sardo) e quindi ai miei occhi assolutamente incapace di essere obiettivo.
Quella frase è talmente sciocca, che allora mi misi le mani nei capelli che non ho e mi rifiutai lì per lì di commentarla.
Perché è sempre stato vero il contrario. Anzi, semmai a volte la mia reazione è stata quella tipica dell’innamorato deluso, quasi tradito, di quello che sogna sempre sorprese azzurre e si imbatte invece troppo spesso in delusioni azzurre. Quante volte mi sono alzato dal mio posticino in tribuna stampa dicendo “Mai una gioia!”, quando si era sfiorata un’affermazione purtroppo svanita.
Sono stato l’uomo più felice del mondo il 10 settembre scorso quando Roby Vinci e Flavia Pennetta si qualificarono per la finale dell’US Open. Ero orgoglioso di loro, come tanti italiani, e felicissimo anche per i risultati straordinari di contatti per Ubitennis.
E sempre son stato felicissimo quando i tennisti italiani, dal ’70 in poi e sotto i miei occhi, hanno colto un exploit. Lo avrò scritto mille volte, ma evidentemente non è bastato.
Anche un idiota dovrebbe capire che per un sito italiano di tennis qualunque vittoria italiana porta contatti, clic. E anche che qualunque intervista, anche banale, di un italiano in gara ha i suoi lettori, i suoi clic. Quando i tennisti italiani hanno perso – dovreste saperlo – se ne vanno. Tornano a casa o vanno in un’altra città, ad allenarsi o a partecipare ad un altro torneo. E di interviste non ne fanno più.
Quindi sia per cuore sia per portafogli come potrei mai essere contento quando gli italiani perdono? Sarei un grosso imbecille e anche peggio.
Reagisco però in modo furibondo, perchè proprio non lo sopporto, quando i “politici” di turno ci raccontano le solite balle. Le ho sentite dai tempi di Gigi Orsini, di Giorgio Neri, di Paolo Galgani, di Francesco Ricci Bitti, di commissari vari, di Angelo Binaghi che è forse il più sfacciato di tutti nel proclamare i grandi successi italiani, nell’affidare ora alla Bocconi e ora alla Luiss (ma sempre coinvolgendo uno stesso professore) delle ricerche ben remunerate che testimoniano l’eccellente lavoro di promozione compiuto.
Chi più chi meno ha sempre raccontato agli italiani come il proprio fosse “un grande momento per il tennis italiano”.
Intendiamoci, non è che io sia così ingenuo da non capire che il loro ruolo non è quello di essere sinceri nel dipingere una situazione. Soprattutto quando è fortemente negativa.
I politici, mica solo Binaghi, devono sempre far capire che loro hanno fatto bene, che meritano la fiducia di chi li ha votati, di chi li voterà, per poter restare sulle loro poltrone il più a lungo possibile. Difatti riescono ad abbindolare la maggior parte di coloro che li ascoltano.
È umano che sia così, però non bisognerebbe esagerare nel prendere chi ti ascolta per… il naso. Perché non tutti ci hanno l’anello a quel naso.

Oggi, prima vera giornata dell’unico importante torneo sopravvissuto in Italia – difettuccio gestionale mica da poco: in Germania, in Francia, in Spagna, in Inghilterra, in Oriente, in America e in Australia non è così – gli addetti ai lavori non dovrebbero in effetti manifestare alcuna vera sorpresa nel constatare che al di là dei proclami “politici” – che ho avuto la ventura di sentire anche stamani nei cinque minuti in cui mi sono sintonizzato su Supertennis (“È un periodo di grandi successi per il tennis italiano, viviamo un momento di grande espansione sotto tutti i profili”…e voi indovinate chi ha pronunciato queste frasi) – la situazione tecnica del tennis italiano è la seguente:
come nel 2014 qui a Roma un solo giocatore (allora fu Bolelli, stavolta è il trentaduenne Seppi) ha passato il primo turno agli Internazionali BNL d’Italia dei cinque uomini scesi finora in campo: Fognini, Cecchinato, Caruso, Sonego (devono ancora disputare il primo round Volandri con Ferrer e Lorenzi con Bautista Agut…ed è onestamente difficile essere ottimisti).
Tre donne (Errani, Schiavone e Knapp) hanno giocato e tre hanno perso. Devono ancora giocare la McHale con la Giovine – non la vedo bene…anche se la McHale sulla terra rossa non è un fenomeno – mentre la Vinci gode di un bye prima di imbattersi in chi passerà il primo turno fra Larsson e Konta.
L’anno scorso i promossi al secondo turno in campo maschile erano stati due, Fognini e Donati; negli ultimi anni mai più di tre, ma poi sempre eliminati subito o quasi subito. Volandri, semifinalista nel 2007, e sono passati 9 anni, è stato il solo a fare strada.
Una volta ribadito che a) i nostri tennisti in tabellone, salvo Fognini, non avevano classifiche “promettenti” e quindi non potevamo aspettarci chissà che (Sonego 333 Atp, 251 Caruso, 119 Cecchinato) e che  b) sulla forma di Fognini e anche di Seppi, reduci da infortuni, non si poteva giurare, credo sia mio precipuo dovere sottolineare (senza alcuna soddisfazione ahimè) che la situazione del tennis italiano è …..

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