Un disastro annunciato eppur viene taciuto. Si salva solo Seppi. Gestione tecnica scellerata - Pagina 2 di 2

Editoriali del Direttore

Un disastro annunciato eppur viene taciuto. Si salva solo Seppi. Gestione tecnica scellerata

ROMA ATP/WTA – E Andreas Seppi ha 32 anni. Ma chi c’è dietro a lui e alle quattro pensionate-pensionande? Il grande bluff, macchè grande bellezza. Dal caso Errani al caso Moroni. Il silenzio assordante della stampa. Uno scandalo

Pubblicato

il

 

semitragica.
Non esagero. In campo maschile non abbiamo nessuno giocatore fra i primi 30, Fabio Fognini, 29 anni e n. 31 nel ranking di questo lunedì è di fatto già n.32 nella migliore delle ipotesi perchè un anno fa qua aveva perso al terzo turno e perde 80 punti. Potrebbe non essere testa di serie a Parigi e se è vero, come ci ha spiegato serenamente Fabio, che dai primi 10 del mondo in poi nessuno delle altre 22 teste di serie potrebbe rallegrarsi di incontrarlo…è anche vero però che un sorteggio maligno potrebbe fin dal primo turno metterlo di fronte anche ad un top-ten. E a quel punto sarebbe lui a non rallegrarsi. Almeno credo.
Insomma, con tutto il rispetto per il pensiero di Fabio che relativizza, teorizzare che è meglio non essere testa di serie è un errore. Che poi possa non essere una tragedia…beh certo, come non essere d’accordo? Ci mancherebbe.
Fabio è ancora relativamente giovane, si è tolto un sacco di soddisfazioni, è arrivato ad essere n.13 del mondo, ha guadagnato un sacco di soldi ad un’età in cui la maggior parte dei nostri giovani cerca disperatamente un lavoro ben retribuito. Sa che continuerà a guadagnarli finché giocherà a tennis e poi, come è successo a tanti, diventerà perfino opinionista televisivo. Nel frattempo avrà sposato una brava e bella ragazza come Flavia Pennetta, avrà forse messo a mondo un paio di figli…perché mai dovrebbe fare una tragedia per qualche sconfitta in più?
Difatti non la fa. Mi è parso fin troppo chiaro che per lui ormai nessuna sconfitta sia una vera tragedia, a giudicare dal modo in cui si divertiva beato pochi minuti dopo la sconfitta con Garcia Lopez (n.51 del mondo e non un top-ten) a giocare con Florenzi, De Rossi, Totti e compagnia romanista nello spettacolo circense ospitato sul Pietrangeli… mentre i giornalisti erano costretti ad attendere dalle 18 alle 21 la sua conferenza stampa. Vi assicuro che a Wimbledon o al Roland Garros una cosa del genere non l’avrebbero permessa. Ma da noi, nessuno si è preoccupato della cosa. I giornali dovevano chiudere presto? Peggio per loro. Chissenefrega delle loro esigenze.
È anche giusto che Fabio non si turbi più di tanto per una sconfitta. La vita continua.
Osservo soltanto che se le sconfitte non bruciano davvero tanto, diventa difficile, improbabile, che uno si metta d’impegno per evitarne altre. Se va… va, se non va… pazienza. Con questo approccio filosofico raramente si fanno grandi risultati.
Alle sue sconfitte, ci crediate o meno, ci rimaniamo, ogni volta, invece peggio noi. Noi che – sempre secondo quella brava persona cui accennavo all’inizio di questo articolo – saremmo contenti quando gli italiani perdono. Vabbè…lasciamo perdere.

Torno al concetto che non sentirete mai esprimere in questi giorni da alcun giornalista di Supertennis, della Rai, di Sky…perché non possono ahiloro permettersi di farlo presente (leggete a questo proposito il mio precedente editoriale sulla crisi del giornalismo).
Fognini ha 29 anni, Seppi 32, Lorenzi 34, Volandri quasi 35. Dietro di loro c’è Cecchinato che è n.119 a 24 anni, non proprio un pischello, né un vero talento baciato da Madre Natura. Dove può arrivare? C’è chi scommetterebbe che entrerà fra i primi 30 del mondo? Mah…
Dietro c’è il deserto dei tartari e se chiedi, come ho chiesto oggi a Andreas Seppi cosa mai farebbe lui – che il nostro piccolo mondo del tennis lo conosce bene – per uscire da questo impasse, lui ti risponde: “Eh non lo so, non saprei, è una domanda difficile, prova a sentire il mio coach Massimo Sartori…”. Ehi, anche lui mica può dire che questo sistema non va, che è tutto da rifare! E chi lo dice? Nessuno.

L’altro giorno ho incontrato Vittorio Magnelli, a lungo tecnico federale a Latina, ex marito di Sandrine Testud e gli ho chiesto se avesse per le mani, lui tecnico del TC Parioli, qualche giovane promettente, ma mi ha fatto cascare le braccia quando mi ha risposto: “Beh, abbiamo Moroni, classe 1998, che è bravo, ha un buon potenziale. Purtroppo l’anno scorso l’abbiamo mandato al centro tecnico di Tirrenia e… ha perso un anno!
Quest’anno Moroni si allena a Bordighera nella struttura messa in piedi da Riccardo Piatti (che però non c’è quasi mai, perché deve stare dietro alla sua gallina dalle uova d’oro, Milos Raonic).
Siamo messi così, in campo maschile.

E in quello femminile stiamo perfino messi peggio, sebbene possa apparire incredibile, dopo che 4 ragazze sono arrivate fra le top-ten. I nomi li sapete, come sapete che sono ragazze che – come si diceva una volta – si sono fatte da sole. Genitori, sacrifici, rischi, estero. Con la FIT che è venuta a raccogliere negli ultimi anni quello che loro, le loro famiglie, i loro coach avevano seminato rischiando in proprio. Il caso Errani con il suo Lozano è il più eclatante, ma anche per le altre storie soltanto chi abbia una gran faccia tosta potrebbe dichiarare che “sono prodotti federali”. Il che non significa che in questi ultimi anni la FIT non le abbia aiutato, con soldi, assistenze, e servizi di vario tipo. Assicurandosi così eterna gratitudine, perfino da chi per anni si era sentito parecchio abbandonata a se stessa. Non ce lo dirà mai più state tranquilli. Ma io ho buona memoria. Mi ricordo quasi più le cose più lontane nel tempo, come molti anziani, che quelle recenti. Ricordo quello che mi raccontavano le ragazze quando non erano ancora famose e “corteggiate”, nonché gli sfoghi dei loro genitori.

Chiudo dicendo quanto già scritto recentemente: dietro di loro, ormai pensionate e prepensionande, c’è il vuoto più sconfinato. Da zona top 100 si sprofonda per più di 170 posti al 275, al 285 e giù giù fino al 500.
E la nostra federazione è una delle più ricche d’Europa e quindi del mondo, anche se – come sostengo invano da anni e naturalmente tanti pensano che io lo sostenga per partito preso – quei soldi li spende male, malissimo. Altrimenti non ci troveremmo in questa situazione tecnica nella quale non abbiamo né giocatori maschi né giocatrici femmine di un livello internazionale dignitoso. Almeno avessimo formato dei coach di gran livello. Io non ne conosco. E le nostre ragazze nemmeno, altrimenti non sarebbero andate regolarmente a cercarseli all’estero, Errani, Pennetta, Schiavone o – come Roberta – dando fiducia a tecnici che con la FIT non avevano fatto alcuno “stage”. Quinzi, a parte una deludente parentesi con Petrazzuolo, ha cercato disperatamente un coach dappertutto fuorchè in Italia. Se non è un fallimento tecnico anche questo che cos’è?
Si è spesso scritto che il tennis maschile è ipercompetitivo. Ma anche che quello femminile proprio non lo è. E allora qualcuno in buona fede mi spiegare perché fra le prime 275 tenniste del mondo non c’è un solo prodotto tecnico uscito dal nostro glorioso sistema federale?
Su una cosa la FIT di Binaghi è stata certamente grandiosa: nell’appiattire la critica. Non c’è un giornale, o quasi, che scriva le cose che ho appena scritto. Sembrano tutti entusiasti. Il tennis italiano vive un momento felicissimo, evviva, continuiamo così. Un grande bluff incredibilmente e colpevolmente diffuso. Tutto va bene madama la Marchesa ma…
L’importante non è ammettere i propri errori e cercare di rimediare. L’importante semba essere compiere altre battaglie, ostacolare chi ti critica, cancellare i risultati di Panatta del quale non bisogna parlare e difatti nessun giornale ne parla, come se celebrare i suoi risultati sportivi volesse significare avallare altre sue pecche comportamentali (anche punite da sentenze) quando da tennista si è riciclato dirigente.

Alla fine viene il dubbio anche a me. Ma non sarà che sono davvero io che mi sbaglio e hanno ragion tutti gli altri che plaudono quotidianamente a questa gestione scellerata che dopo 16 anni in un Paese di 60 milioni di abitanti e di 3500 circoli con l’incredibile aumento di tesserati che ci viene sbandierato ogni due per tre (sottacendo che si tesserano anche i giocatori di burraco e i bambini dei circuiti per bebè…ma questo è un altro bluff su cui nessuno ha voglia di soffermarsi e approfondire) non ha prodotto un solo giocatore né una minima base di una dozzina di giocatori e giocatrici fra i primi 150 del mondo, fra i primi 200, fra le prime 250?

I risultati di Roma e degli Internazionali d’Italia sorprendono ancora qualcuno? Me no di certo. Sono proprio curioso di vedere la rassegna stampa di oggi. Leggetela anche voi. Noi la pubblichiamo tutti i giorni. E sappiatemi dire se sono sempre l’unica Cassandra.

Pagine: 1 2

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement