Il ricambio in top ten c'è, ma solo alle spalle dei “Fab Five”

Rubriche

Il ricambio in top ten c’è, ma solo alle spalle dei “Fab Five”

Quattro giocatori abituati a stare da anni fra i migliori, Berdych, Ferrer, Gasquet e Tsonga, arretrano nel ranking e sembrano ormai superati dai più giovani colleghi: Thiem, Nishikori, Raonic, Goffin

Pubblicato

il

 

Se ne stavano lì, da anni, con il bigliettino in mano, come al reparto salumi del supermercato, in attesa del proprio turno. L’attesa, però, si è protratta un po’ troppo, e quel bigliettino sembra essere scaduto.

Si potrebbe riassumere così, usando un po’ d’ironia, la fase discendente della carriera di alcuni top player del circuito ATP, capaci di rimanere un’eternità alle spalle dei migliori, attendendo (quasi sempre invano) il momento propizio per piazzare una zampata, fosse uno Slam, un Masters 1000, un titolo prestigioso. David Ferrer, Jo-Wilfried Tsonga, Richard Gasquet e Tomas Berdych hanno rappresentato a lungo le prime alternative all’oligarchia del tennis moderno, Federer-Nadal-Djokovic-Murray e infine Wawrinka; erano, nell’immaginario collettivo, i “primi fra gli umani”, campioni encomiabili – pur con caratteristiche profondamente diverse – cui mancava sempre qualcosa per raggiungere l’apice, oltretutto chiusi da mostri sacri in perenne competizione fra loro e con la storia.

L’impressione è che il treno sia passato definitivamente. Dopo sette-otto anni di carriera da top ten (ad altissimo livello, sia chiaro), i quattro citati arretrano nel ranking e fanno sempre più fatica a raggiungere traguardi prima quasi scontati; a mancare è, soprattutto, la continuità mantenuta in passato durante tutta la stagione.

Il paradosso è che davanti non ci sono facce nuove, ma sempre i soliti cinque. Da dietro, invece, le ultime due “Next Generation” sono finalmente arrivate, chi da un po’, chi da pochissimo. I contender per un posto nei primi dieci del ranking sono ora Kei Nishikori, Milos Raonic, Dominic Thiem e David Goffin, giocatori destinati a restarci a lungo, vista l’età e le qualità tennistiche. Altri, da ancora più lontano, arriveranno a breve.

A eccezione di qualche sporadico exploit, per i top ten storici il 2016 non è stato fin qui portatore di grandi risultati, e siamo ormai a metà stagione. Si pensi a Ferrer, uscito dai dieci dopo sei anni; a Tsonga, incapace di infilare un filotto di vittorie; a Berdych e lo stesso Gasquet, rilanciati dai quarti al Roland Garros ma pur sempre sulla soglia della top ten, in costante – e a questo punto ardua – bagarre per un posticino alle ATP Finals di Londra.

Considerando la Race, la classifica da inizio anno, soltanto Berdych riesce a entrare nei dieci, per un’incollatura su Roberto Bautista Agut; Ferrer è 14°, Tsonga 16°, Gasquet 17°. Davanti a loro, oltre ai già citati, ci sono anche Gael Monfils, Nick Kyrgios e Pablo Cuevas, giocatori fin qui piuttosto costanti (manca Federer ma la sua stagione, causa malanni e infortuni, è ingiudicabile).

Pare evidente, ormai, che alle spalle dei Top 5 ci sia stato un ricambio, portando un minimo di freschezza nel circuito, anche se non è ancora chiaro quanto e se possa intaccare il dominio dei primissimi.

L’età degli storici top ten di cui scriviamo, ormai quasi tutti oltre i trenta, rende difficile pensare a un’inversione di tendenza, anche se è opportuno non sottovalutare l’orgoglio di atleti abituati a stare fra i migliori.

Una considerazione, però, è d’obbligo: cosa penseremmo se tornassimo al supermercato, e in coda, davanti a noi, trovassimo ancora gli stessi clienti di sette-otto anni fa? Un po’ saremmo frustrati, è certo, e non avremmo nemmeno la giustificazione di un Ferrer o di uno Tsonga: “Sì, ok, però mi sono dovuto confrontare con alcuni dei più grandi consumatori di mortadella della storia”.

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement